Cattolici, laici e sondaggi guastafeste contro il “mariage homosexuel”

Nicoletta Tiliacos

“Non riconoscere la differenza sessuale sarebbe una sopraffazione capace di far vacillare uno dei fondamenti della nostra società”. Il presidente della Conferenza episcopale francese, cardinale André Vingt-Trois, di fronte all’assemblea dei centoventi vescovi del paese, riunita sabato scorso a Lourdes, ha così ribadito l’opposizione al progetto Hollande sul matrimonio omosessuale, con possibilità di adozione: “Al contrario di come viene presentato – ha detto il cardinale – non si tratterebbe del ‘matrimonio per tutti’ ma del ‘matrimonio di qualcuno imposto a tutti’”.

    Roma. “Non riconoscere la differenza sessuale sarebbe una sopraffazione capace di far vacillare uno dei fondamenti della nostra società”. Il presidente della Conferenza episcopale francese, cardinale André Vingt-Trois, di fronte all’assemblea dei centoventi vescovi del paese, riunita sabato scorso a Lourdes, ha così ribadito l’opposizione al progetto Hollande sul matrimonio omosessuale, con possibilità di adozione: “Al contrario di come viene presentato – ha detto il cardinale – non si tratterebbe del ‘matrimonio per tutti’ ma del ‘matrimonio di qualcuno imposto a tutti’”.

    L’iter parlamentare della legge fortemente voluta dal presidente Hollande è partito solo da pochi giorni, e già alla voce di Vingt-Trois come a quella di altri capi religiosi francesi – si stanno unendo altre, meno prevedibili, richieste di ripensamento. E’ il caso del deputato della sinistra radicale e sindaco di Saint-Leu, il trentacinquenne Thierry Robert: “Accordare statuto giuridico di ‘matrimonio’ all’unione di due persone dello stesso sesso – ha scritto in un comunicato ufficiale – interpella la società in modo tale che il popolo deve avere la possibilità di pronunciarsi direttamente”. E se Vingt-Trois critica la fretta, basata su “sondaggi aleatori” e sulla “pressione ostentata di qualche lobby”, nel consumare una rivoluzione antropologica senza precedenti, il deputato-sindaco chiede direttamente un referendum.

    Altri laici si schierano contro le nozze gay alla francese. Alla nota posizione della filosofa femminista Sylviane Agacinski, moglie dell’ex premier socialista Jospin, vanno affiancate, giorno dopo giorno, le prese di posizione di importanti psicoanalisti, sociologi, antropologi. Sull’Huffington Post Francia, diretto da Anne Sinclair, si mettono a confronto senza complessi i pareri favorevoli al “mariage homosexuel” con quelli contrari (a differenza del confratello italiano diretto da Lucia Annunziata, granitico e monocorde nel sostegno a un matrimonio gay che s’ha da fare, senza tante storie). Nel suo intervento sull’Huffington.fr intitolato: “E’ possibile opporsi al matrimonio omosessuale senza essere omofobi?”, lo scrittore Alexandre Thomas  (militante nella sezione della Ligue des droits de l’homme per il rispetto della presunzione d’innocenza e per la regolarizzazione dei sans-papiers) risponde di sì, deve essere possibile. E dice anche che sarebbe un errore fatale prendere una decisione “senza vero dibattito né concertazione, con conseguenze gravissime sulle generazioni future”.

    Di “abuso di potere dei genitori sui figli”, ha parlato sul Monde anche il saggista cattolico Paul Thibaud, che ha diretto a lungo la rivista Esprit: “Sfida alla natura, il matrimonio omosessuale non è un sacrilegio ma cambia il potere genitoriale. Nella configurazione classica della famiglia, per via della dualità dei ruoli sessuali la potestà ha due facce: non soltanto è condivisa ma è eterogenea, il potere di un sesso non si esercita senza quello dell’altro… Al contrario, il matrimonio omosessuale è una dichiarazione di potere, nel momento in cui non lascia spazio alla dualità sessuale e impone tutto ciò al figlio. La ‘scelta’ è una buona cosa, non un criterio senza limiti. Jürgen Habermas sostiene che i genitori che determinassero il genoma del figlio abuserebbero del loro potere. Vale lo stesso se, per scelta, si priva un figlio di una figura maschile o femminile”. 

    Quasi a dar ragione alle accuse di precipitazione mosse al governo Hollande, nel voler allineare con un voto di routine la Francia alla Spagna ex zapatera, è arrivato sabato un sondaggio pubblicato dal Parisien/Aujourd’hui en France. Secondo le rilevazioni dell’istituto Bva, mentre dal 2000 al 2011 era costantemente cresciuta la quota di francesi favorevoli al matrimonio gay (passata dal 48 per cento al 63 per cento), per la prima volta nel 2012 la curva segna un arretramento di cinque punti, con il 58 per cento di favorevoli. Quanto alle adozioni da parte di coppie gay, si è passati dal 56 per cento di favorevoli nel 2011 al 50 per cento del 2012.

    Effetto boomerang di un eccesso di attivismo legislativo? Quantomeno un cambio di umore, proprio a ridosso del dibattito parlamentare sul tema. Che ha probabilmente incoraggiato le ultime dichiarazioni del presidente del gruppo dell’Ump all’Assemblea nazionale, Christian Jacob: “Se la legge sarà adottata, la abrogheremo una volta tornati al potere”.