Diario delle primarie

Renzi e Bersani, i piani

Claudio Cerasa

A quattro giorni dal dibattito televisivo tra Bersani, Renzi, Vendola, Puppato, Tabacci (lunedì, 20.30, SkyTg24), a movimentare le primarie del centrosinistra sono soprattutto due sondaggi ricevuti nelle ultime ore dal comitato di Renzi e da quello di Bersani. I sondaggi danno conto del consenso di cui disporrebbero i due più importanti sfidanti del centrosinistra e rappresentano un indicatore utile per comprendere lo spirito con cui il sindaco e il segretario affronteranno gli ultimi diciotto giorni di campagna elettorale.

    Umori e sondaggi. A quattro giorni dal dibattito televisivo tra Bersani, Renzi, Vendola, Puppato, Tabacci (lunedì, 20.30, SkyTg24), a movimentare le primarie del centrosinistra sono soprattutto due sondaggi ricevuti nelle ultime ore dal comitato di Renzi e da quello di Bersani. I sondaggi danno conto del consenso di cui disporrebbero i due più importanti sfidanti del centrosinistra e rappresentano un indicatore utile per comprendere lo spirito con cui il sindaco e il segretario affronteranno gli ultimi diciotto giorni di campagna elettorale. Il primo sondaggio (di cui ha dato conto il Foglio martedì sera sul sito) è stato ricevuto da Renzi lunedì e fotografa un potenziale che ha galvanizzato il comitato del Rottamatore. Secondo questo sondaggio (dell’Emg di Fabrizio Masia), in caso di alta affluenza e sommando gli elettori certi e quelli probabili, Renzi è in vantaggio di 8,2 punti su Bersani: 43,1 contro 34,9; mentre in caso di bassa affluenza e considerando solo gli elettori certi il distacco di Renzi da Bersani è di due punti (Bersani 41,8, Renzi 39,8). Il sondaggio di Renzi è stato osservato con distacco dai bersaniani non per presunzione ma perché a via Montecatini (sede romana del comitato Bersani) risultano altri numeri. Bersani ogni tre giorni riceve da due sondaggisti (la Swg di Roberto Weber e la Ipsos di Nando Pagnoncelli) i dati sul suo consenso e secondo questi sondaggi (che il Foglio ha consultato) i numeri raccontano una storia diversa. Raccontano cioè che con una platea di 2 milioni e mezzo di elettori (e prendendo in considerazione gli elettori certi) Bersani è avanti a Renzi di dodici punti, mentre con una platea più larga (3,5 milioni di elettori) e sommando gli elettori certi e quelli probabili Renzi è avanti a Bersani di soli due punti. Certo, i sondaggi restano sempre sondaggi e valgono quello che valgono, ma per capire qualcosa di più sulle prossime mosse elettorali di Renzi e Bersani – e sulle sorprese che stanno preparando – bisogna partire anche da qui.

    Le sorprese di Renzi. Qualche giorno fa Matteo Renzi aveva promesso che nelle ultime due settimane di campagna elettorale avrebbe provato a giocarsi fino in fondo le sue chance contro il segretario del Pd tirando fuori alcune sorprese dal cilindro. Ma che cosa ha esattamente in testa il sindaco di Firenze oltre alle full immersion radiofoniche e televisive previste per i prossimi giorni? Le sorprese a cui sta lavorando la squadra di Renzi sono tre e sono queste. La prima sorpresa riguarda una serie di eventi che Renzi vorrebbe organizzare in alcune città per focalizzare al meglio i temi su cui puntare negli ultimi giorni di campagna. I temi in questione individuati da Renzi sono il Mediterraneo, il Meridione, le infrastrutture e le città in cui il sindaco sta valutando di organizzare gli incontri sono Napoli, Bari, Roma e Palermo. La seconda sorpresa riguarda  invece uno dei messaggi chiave di questa fase finale della campagna e il messaggio è legato al tema della “banda larga per tutti”. Renzi, che ieri a Firenze ha inaugurato una delle aree wi-fi più grandi d’Europa, ha scelto di rilanciare una campagna condotta nel 2011 dalla rivista Wired sull’argomento “La banda larga è l’unica grande opera per far correre il paese e altro che ponte sullo Stretto”. E proprio intorno a questo spunto Renzi ha deciso di organizzare un altro evento importante (la data non è certa, potrebbe essere sabato mattina) a cui stanno lavorando  (chi solo dando un contributo di idee, come Riccardo Luna, chi in modo più attivo come Sacco e Kruger) alcuni tra i più importanti esperti di digitale in Italia: Francesco Sacco, Eugenio Prosperetti, Stefano Quintarelli, Salvo Mizzi, Angelo Falchetti, Riccardo Luna, Peter Kruger. L’ultima sorpresa riguarda infine la convention che il Rottamatore organizzerà la prossima settimana a Firenze alla vecchia stazione della Leopolda (15-17 novembre). In quei giorni, Renzi (oggi a Roma per inaugurare il comitato appena aperto nella Capitale a piazza delle Cinque Lune) presenterà il suo programma definitivo e proverà a far esplodere qualche fuoco d’artificio anche attraverso il coinvolgimento di alcune personalità extra politiche che potrebbero regalare nuova linfa alla rincorsa del sindaco. I nomi sui quali lo staff renziano sta lavorando sono tre e sono i nomi che potrebbero chiudere o aprire la tre giorni fiorentina: il primo (quasi certo) è quello di Lorenzo Jovanotti; il secondo è quello di Pep Guardiola (ex allenatore del Barcellona); il terzo (più complicato) è quello di Roberto Benigni. Per ora è solo un’idea, tra lunedì e martedì, però, si saprà qualcosa di più.

    Napoli, Milano e il piano di Bersani. Il segretario del Pd, forte anche dei sondaggi che lo danno davvero molto avanti rispetto al sindaco di Firenze, ha scelto di impostare gli ultimi giorni di campagna seguendo un percorso sobrio e volutamente non caratterizzato da alcun fuoco d’artificio. In queste ore Bersani sta girando molto l’Italia (ieri era in Abruzzo) e si sta occupando di dare continuità all’organizzazione della propria macchina elettorale (nelle prossime ore, tra l’altro, i coordinatori della campagna del segretario annunceranno di aver doppiato Renzi come numero di comitati creati in giro per l’Italia: circa 4.000 quelli dei bersaniani, circa 2.000 quelli dei renziani). Ma a parte l’interesse comprensibile per la macchina organizzativa ci sono due appuntamenti importanti sui quali nei prossimi giorni Bersani ha scelto di puntare in modo piuttosto convinto. Due eventi, due tappe e due date. La prima data è quella di venerdì prossimo a Milano, dove Bersani organizzerà una cena popolare con i militanti alla Fabbrica del vapore in via Procaccino numero 4 (15 euro l’ingresso, 1.000 persone previste, coordina tutto l’assessore all’urbanistica di Giuliano Pisapia, Lucia De Cesaris) e in cui il segretario proverà a dimostrare ancora una volta che “di là ci sono le Cayman e la finanza cattiva” e di qui invece ci sono le cene sociali, la gente comune, i lavoratori e il popolo della sinistra. Il secondo evento – che dovrebbe essere quello più importante della campagna di Bersani – è invece previsto per il 15 novembre a Napoli. Il segretario arriverà nel capoluogo campano accompagnato dal sindaco di Salerno Vincenzo De Luca e organizzerà un mega evento (2.000 persone previste) al teatro Augusteo. Bersani, dunque, risponderà anche così ai fuochi d’artificio di Renzi. Ma un’altra risposta che nelle prossime ore il segretario del Pd darà al sindaco di Firenze arriverà anche a proposito di un’altra questione importante: i quattrini.

    Da dove prende i soldi Bersani. Una delle battaglie più significative che si stanno combattendo dietro le quinte delle primarie, in particolare tra Renzi e Bersani, riguarda il tema della trasparenza nella raccolta dei finanziamenti. La trasparenza, fino a oggi, è stata utilizzata da Renzi come un importante cavallo di battaglia della sua campagna elettorale e la prossima settimana il sindaco (che dal 13 settembre pubblica on line i microfinanziamenti ricevuti dai suoi sostenitori, oggi arrivati a quota 126 mila euro) dovrebbe rendere pubblici anche i nomi dei finanziatori che da qualche mese hanno cominciato a versare quattrini all’interno della fondazione Big Bang guidata dall’avvocato Alberto Bianchi (tra questi, ci dovrebbe essere anche Patrizio Bertelli, numero uno di Prada). E Bersani invece? Fino a qualche giorno fa, il sito del comitato del segretario aveva omesso di pubblicare i nomi dei sostenitori che avevano dato il loro contributo ma, dopo una piccola campagna sulla rete, il comitato Bersani ha messo on line i nomi e le cifre dei primi sostenitori (in tutto i soldi raccolti fino a ieri sono circa 3 mila euro). E poi? Il Foglio ha indagato sull’origine degli altri finanziamenti e dopo alcune piccole incomprensioni (il portavoce del comitato Bersani, Alessandra Moretti, ci aveva detto che il tesoriere del comitato era Ugo Sposetti, ma dopo alcune verifiche abbiamo scoperto che l’uomo che tiene in mano la cassa del comitato è il deputato marchigiano Oriano Giovanelli) il risultato è questo. Al momento risulta che il comitato Bersani ha raccolto 30.100 euro e i soldi incassati sono arrivati tutti da versamenti di privati e prevalentemente da offerte di singoli deputati e senatori (i parlamentari che hanno versato più soldi sono Sposetti e Giovanelli, entrambi 2 mila euro). Giorni fa si era diffusa la voce che alcune cooperative rosse, come la Manutencoop, la Camst e la Cns, avrebbero dato un loro finanziamento a Bersani ma i responsabili delle tre Coop, contattati dal Foglio, hanno smentito di aver contribuito economicamente alla campagna del segretario del Pd. Dunque, il conto dei soldi raccolti da Bersani (i cui spostamenti in giro per l’Italia non sono pagati dal partito ma dal comitato stesso che ha affidato tutti i viaggi del segretario all’agenzia romana “Romanza tours”) finora risulta essere di 32 mila euro circa, quasi 80 mila euro in meno rispetto a quanto raccolto da Renzi con il microfinanziamento on line. I numeri sono questi, ma nei prossimi giorni, sia da una parte sia dall’altra, non mancheranno gli attacchi incrociati su chi sono “i finanziatori occulti” dei due candidati. E’ una piccola battaglia, sì, ma il comitato di Renzi è convinto che la rincorsa a Bersani dipende anche da chi sarà più credibile con quella parola lì: trasparenza. E chissà che gli ultimi giorni di campagna elettorale non si combatteranno ripartendo proprio da qui.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.