Intorno al bersanese
Il programma di Pier Luigi Bersani per le primarie del 2012 è molto colorato: rispetto a quello di Matteo Renzi sembra un programma, non so come dire, più giovane. I titoli dei dieci capitoletti che lo compongono son scritti tutti in caratteri diversi, fantasiosi, sorprendenti. Peccato che nel capitolo otto ci sia scritto, ma grosso, come titolo: “beni comni” invece di beni comuni, ma quello, i refusi, è un tratto dei nostri tempi che chi è che ne è immune, al giorno d’oggi?
Leggi Diversamente Renzi di Paolo Nori
Il programma di Pier Luigi Bersani per le primarie del 2012 è molto colorato: rispetto a quello di Matteo Renzi sembra un programma, non so come dire, più giovane. I titoli dei dieci capitoletti che lo compongono son scritti tutti in caratteri diversi, fantasiosi, sorprendenti. Peccato che nel capitolo otto ci sia scritto, ma grosso, come titolo: “beni comni” invece di beni comuni, ma quello, i refusi, è un tratto dei nostri tempi che chi è che ne è immune, al giorno d’oggi? Quindi un programma con una grafica moderna e contemporanea, un programma che, se dovessi definirlo, a prima vista, lo definirei: smart. Questo per via dell’aspetto esteriore, del cosiddetto significante. Per via di quel che c’è scritto, del cosiddetto significato, non saprei dirlo, perché io, quello che scrive Bersani, faccio fatica a leggerlo, anzi, più che a leggerlo faccio fatica a capirlo.
Non so, io, se trovo scritto (in rosso, e sottolineato) “La grandezza e la tragedia del ‘900 in Europa è rappresentabile con una sola parola: pace”, io, ma sarò io, non capisco, cosa vuol dire. Cioè è proprio un po’ un bersanese che si dicono anche delle parole importanti, pace, grandezza, tragedia, Europa, e sono parole che le conosco, e le capisco, ma insieme, non so.
“La grandezza e la tragedia del ‘900 in Europa è rappresentabile con una sola parola: pace”.
Mah.
Se dicessimo: “La grandezza e la tragedia del ‘900 in Europa è rappresentabile con una sola parola: guerra”, per me sarebbe più comprensibile.
Comunque.
Poi volevo dire anche un’altra cosa, a proposito delle epigrafi, no?, quelle frasette che si mettono in esergo ai romanzi, non so, per esempio Anna Karenina di Tolstoj ne ha una presa dalla “Lettera di Paolo ai romani” che dice “A me la vendetta, io farò ragione”; non so, il Maestro e Margherita di Bulgakov ne ha una presa dal “Faust” di Goethe che dice “Io sono una parte di quella forza che eternamente vuole il Male e eternamente compie il Bene”; poi, non so, “Il respiro” di Thomas Bernhard ne ha una presa da Pascal che dice: “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per viver felici, di non pensarci”, ecco il programma per le primarie di Bersani ha un’epigrafe che dice: “L’Italia ce la farà se ce la faranno gli italiani. Se il paese [minuscolo] che lavora, o che un lavoro lo cerca, che studia, che misura le spese, che dedica del tempo al bene comune, che osserva le regole e ha rispetto di sé, troverà un motivo di fiducia e di speranza. Davanti a noi ora c’è una scelta di questo tipo: se batterci tutti assieme o rinunciare a battersi. Se credere nelle risorse e nel coraggio del Paese [maiuscolo] o affidarsi alle risorse di uno solo. E’ tempo di ripartire. Perché il peggio può essere alle nostre spalle. Se lo vogliamo”. Firmato: Bersani. Cioè che Bersani ha messo come epigrafe al programma di Bersani una frase di Bersani, volevo dire.
Leggi Diversamente Renzi di Paolo Nori
Il Foglio sportivo - in corpore sano