Fbi maccartista a caccia di generali
Ieri mattina è sembrato che lo scandalo Petraeus-Broadwell stesse per diventare marginale e per lasciare il posto a una breccia enorme nella sicurezza militara dell’America. La love story tra il direttore della Cia e la sua biografa per qualche ora si è fatta piccina. L’Fbi ha scoperto che il generale dei marine John Allen – comandante di tutti i soldati occidentali in Afghanistan e quindi anche degli italiani – ha mandato “tra le ventimila e le trentamila e-mail” a Jill Kelley e il Washington Post ha scritto che si tratterebbe di mail “potenzialmente inappropriate”.
Roma. Ieri mattina è sembrato che lo scandalo Petraeus-Broadwell stesse per diventare marginale e per lasciare il posto a una breccia enorme nella sicurezza militara dell’America. La love story tra il direttore della Cia e la sua biografa per qualche ora si è fatta piccina. L’Fbi ha scoperto che il generale dei marine John Allen – comandante di tutti i soldati occidentali in Afghanistan e quindi anche degli italiani – ha mandato “tra le ventimila e le trentamila e-mail” a Jill Kelley e il Washington Post ha scritto che si tratterebbe di mail “potenzialmente inappropriate”. Come Petraeus, Allen è un generale tenuto in alta considerazione, un duro convertito alla dottrina delle lente trattative con gli arabi durante la guerra in Iraq, e l’anno scorso era stato spostato a riempire l’incarico di Petraeus quando lui ha lasciato Kabul per andare in cravatta a Langley, in Virginia, sede dei servizi segreti. In comune hanno anche la conoscenza con Jill, la stessa brunona che ha civettato con il direttore della Cia e ha scatenato la gelosia della Broadwell, la biografa, che le ha scritto mail minacciose e ha dato il via all’inchiesta dell’Fbi.
Jill Kelley è conosciuta anche come Gilberte J. Kelley, o Gigi Kelley, oppure Jill Khawam, o ancora Gigi Khawam, è una cattolica maronita di origini libanesi e ha sulle spalle il peso di nove cause intentate dalle banche per carte di credito troppo in rosso, debiti, conti mai chiusi. Una bella libanese con guai finanziari e accesso confidenziale ai generali più importanti del paese, grazie al suo lavoro di regista della vita sociale alla base del Centcom, il Comando centrale di stanza a Tampa Bay, in Florida: quindi la recluta ideale per un servizio segreto straniero – e questo spiega l’interesse dei federali. Con il bonus di una sorella gemella, Nathalie, impantanata in una causa legale per l’affidamento dei figli, per cui si sono spesi sia Allen sia Petraeus, impietositi. Le gemelle Khawam hanno un talento speciale per ottenere quello che desiderano.
Il volume della corrispondenza – a volersi tenere bassi, la media è di più di venti messaggi ogni giorno per tre anni – ha fatto sospettare che non si trattasse di uno scambio normale, ma che il generale stesse passando informazioni alla Khawam, come in un secondo caso Wikileaks. Qualche ora dopo è però arrivato Bob Burns, corrispondente veterano del Pentagono per Associated Press, a sgonfiare il caso. Se ci fosse spionaggio, ha detto, l’Fbi non avrebbe delegato come invece ha fatto l’inchiesta al Pentagono, se la sarebbe tenuta per sé. E se ci fosse davvero fumus di spionaggio, il segretario alla Difesa Leon Panetta avrebbe subito sospeso Allen dal suo incarico, cosa che non è successa, anche se il generale sta per diventare comandante della Nato a Bruxelles (l’audizione in Congresso è prevista domani a Washington). A metà giornata, mentre i lanci d’agenzia definivano alcune mail come “flirtatious”, è arrivato l’endorsement massimo dalla Casa Bianca. “Il presidente Barack Obama sta con il generale Allen”, ha detto il portavoce, ed è evidente che se si espone così l’inchiesta non è pericolosa.
Piuttosto è l’Fbi a dover offrire spiegazioni. Jill Kelley ha coinvolto i federali soltanto grazie all’interessamento di un agente amico dell’Fbi, per un caso – cinque-dieci mail moleste – che normalmente non farebbe alzare il ciglio nemmeno alla polizia locale. Di che natura sia il rapporto tra l’agente Fbi e la Kelley è venuto fuori dopo, quando nella mail di lei sono spuntate fuori foto spedite da lui, a torso nudo. Così ossessionato dall’urgenza di aiutare la donna che i superiori gli hanno intimato di stare lontano dal caso – ma lui è andato a rivelare i dettagli dell’indagine in corso a un repubblicano del Congresso (e anche il capo della Giustizia, Eric Holder, ne è stato presto a conoscenza). Il nome di Petraeus non sarebbe mai saltato fuori se l’Fbi non avesse cercato proprio lui, confrontando i suoi viaggi con i dati della posta elettronica che rivelano da dove è stata spedita. Si è trattato di una caccia con un bersaglio già stabilito. E vale anche per Allen. Kelley in teoria è la vittima di stalking, perché setacciare la sua posta elettronica?
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