La biografa è la nuova baby sitter

Annalena Benini

Nell’elaborazione dei numerosi cliché sul tradimento e sulle conseguenze nella vita di società, bisognerà d’ora in poi tenere conto della seduttiva pericolosità di una biografa. E’ la nuova baby sitter (non si prende cura dei figli ma dell’ego, quindi è spesso nei paraggi, proprio come una baby sitter: in Afghanistan l’abbigliamento provocante della ragazza ambiziosa, Paula Broadwell, suscitò qualche preoccupazione per le possibili reazioni islamiche, ma quelle camicie aderenti non erano un gesto politico, erano il premio per il generale Petraeus).

    Nell’elaborazione dei numerosi cliché sul tradimento e sulle conseguenze nella vita di società, bisognerà d’ora in poi tenere conto della seduttiva pericolosità di una biografa. E’ la nuova baby sitter (non si prende cura dei figli ma dell’ego, quindi è spesso nei paraggi, proprio come una baby sitter: in Afghanistan l’abbigliamento provocante della ragazza ambiziosa, Paula Broadwell, suscitò qualche preoccupazione per le possibili reazioni islamiche, ma quelle camicie aderenti non erano un gesto politico, erano il premio per il generale Petraeus). La biografa è molto più di una groupie, perché non solo conosce con devozione tutte le canzoni (le gesta) del suo idolo, ma è in grado di parlarne con serietà e convinzione in un talk show televisivo, ha più autorevolezza di una stagista ed è meno sospettabile di una collega, per la distanza che comunque si immagina venga imposta dalla scrittura. Nessuno pensa che Norman Mailer abbia avuto una relazione con Marilyn Monroe, prima di scrivere la sua biografia definitiva, però è vero che nessuno avrebbe nemmeno pensato che il capo della Cia non possedesse un indirizzo email invisibile, un mezzo di comunicazione in grado di autodistruggersi, un sistema infallibile per evitare, almeno lui, di essere spiato.

    La biografa muscolosa e sexy è il sogno di molti uomini di potere, felici di dover parlare di sé e rivelare anche gli ottimi voti presi al liceo in matematica, il gattino salvato dall’alluvione, la naturale predisposizione per l’eroismo: Paula Broadwell dovette soltanto dire a Petraeus, nel corso di una cena ad Harvard, che era follemente interessata ai leader, alla leadership e all’antiterrorismo: lui le diede subito il biglietto da visita, e dopo qualche scambio di email la invitò a correre con lui per approfondire le risposte. La biografa che aspiri alla seduzione di un uomo militare, quindi, deve essere in grado di fare interviste durante una corsa senza vomitare (Paula faceva gare di triathlon), avere fatto le prove davanti allo specchio in mimetica (Paula aveva uno speciale modo di indossarla, quando era a Kabul, con le maniche della camicia molto arrotolate e i pantaloni di un paio di taglie in meno), e avere una poderosa stretta di mano (dal polso di Paula schizzano fuori le vene). Guardandoli adesso, lei in abito da sera e bicipiti in vista, e lui fiero nella sua giacca con le decorazioni, stringersi le mani d’acciaio davanti a una copia di “All in” (no doppi sensi), sembra davvero che le email erotiche a Paula e quelle minacciose di Paula alla terza donna (anche lei collegata al mondo militare e fotografata con leggere sottovesti scollate: le spie e i soldati hanno un problema con i codici di abbigliamento per il tempo libero, in cui sfogano il peggior gusto estetico immaginabile, sarebbe forse consigliabile indossare le divise sempre, anche di notte), sembra che quel grossolano scambio di informazioni compromettenti, insomma, sia stato solo l’ultima sventatezza del generale Petraeus.

    Era già tutto molto evidente, come nelle storie di baby sitter, tanto più evidente perché, giurano, Petraeus non era proprio il tipo da lasciarsi scappare un commento su una donna, o notare una mimetica un po’ civettuola. Gli amanti, anche se capi della Cia abituati a fronteggiare emergenze mondiali, cadono spesso nel banale tranello di  un malinteso senso di onnipotenza, di esaltazione da rischio: pensano che nessuno li scoprirà mai, e allo stesso tempo desiderano moltissimo farsi scoprire.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.