Processino a Grillo
L’aveva detto Enrico Sassoon, ex socio di Gianroberto Casaleggio, spin doctor di Beppe Grillo, con una lettera al Corriere della Sera, due mesi fa: la rete può essere “luogo democratico per eccellenza”, ma anche “arena di violenza incontenibile, diffamazione incontrastabile, vera e propria delinquenza mediatica”. Sassoon era stanco di essere associato, sui blog, ai cosiddetti “poteri forti”, e di veder comparire il suo cognome (ebraico) nei commenti on line, come epicentro di fantomatici complotti “pluto-giudaico-massonici”.
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Roma. L’aveva detto Enrico Sassoon, ex socio di Gianroberto Casaleggio, spin doctor di Beppe Grillo, con una lettera al Corriere della Sera, due mesi fa: la rete può essere “luogo democratico per eccellenza”, ma anche “arena di violenza incontenibile, diffamazione incontrastabile, vera e propria delinquenza mediatica”. Sassoon era stanco di essere associato, sui blog, ai cosiddetti “poteri forti”, e di veder comparire il suo cognome (ebraico) nei commenti on line, come epicentro di fantomatici complotti “pluto-giudaico-massonici” (non solo sui siti “di ispirazione esplicitamente nazi-fascista”, scriveva, ma anche su quelli “di tendenza diametralmente opposta come i Meet Up di Beppe Grillo”). E’ risuccesso con il nome di Gad Lerner, colpito sul blog di Grillo dal commento razzista di un attivista inferocito contro uno dei giornalisti scomunicati dall’ex comico – il commento è stato poi rimosso, ma resta il problema della “pattumiera triste” (così Francesco Merlo, su Repubblica, ha definito lo sfogatoio con “gogna” che va in scena su molti siti e blog che a Grillo si ispirano).
Intanto lui, Grillo, si paragona non per scherzo a Giordano Bruno (“…oggi non sarebbe più bruciato a Campo de’ Fiori con una mordacchia in bocca, ma analizzato nelle sue deviazioni intollerabili, nelle sue enunciazioni eretiche, durante infiniti talk show…”, ha scritto sul suo blog), facendo seguire fatti da inquisitore che scomunica, toglie fiducia, ordina, sanziona ed espelle: l’ha fatto anche ieri, con il consigliere regionale piemontese a Cinque Stelle Fabrizio Biolé (che non potrà più usare nome e simbolo).
Che cosa ha fatto Biolé? Ufficialmente è reo di non ottemperanza al “non-statuto” (è già stato consigliere comunale per due mandati, dice la lettera recapitata a Biolé dallo studio legale Squassi e Montefusco, anche se, dicono a Torino, Biolè “aveva ottenuto la deroga dallo staff Grillo-Casaleggio, visto che nel 2010 c’erano pochi candidati”). Ma siccome Biolé aveva anche parlato, qualche giorno fa, di “attacco machista” a proposito delle parole di Grillo su Federica Salsi, la consigliera comunale bolognese rimproverata per essere andata a “Ballarò” (i talk show come “punto g”, è l’accusa dell’ex comico), molti attivisti, su Facebook e sui blog, pensano che l’espulsione sia arrivata con un tempismo troppo perfetto. Parla di libertà di parola “castrata dal neopuritanesimo”, Grillo, ma intanto nell’M5S la parola è una sola: la sua (e quella di Casaleggio). Ed è per questo che a Forlì si pensa sia già cosa fatta l’altro foglio di via per Raffaella Pirini, consigliera comunale che in settembre aveva mosso qualche critica costruttiva: guardate che così facciamo di tutto per “suicidarci”. Ma il punto di caduta è sempre lo stesso: anche Pirini ha difeso la Salsi, e ora, dice un commento su Facebook, è “nel mirino”.
Non c’è neanche bisogno che Grillo parli: ci sono attivisti più realisti del re. Ed ecco che Biolé ottiene non la solidarietà, ma la mazzata dal collega consigliere a Cinque Stelle Davide Bono, autore di un post su Facebook a dir poco allineato con il superiore e unico proprietario della baracca: “Si tratta di capire – scrive Bono – se Biolé vuole rimanere una risorsa per l’M5S lasciando il posto al primo dei non eletti oppure no, mandando a rotoli il lavoro di tre anni”. A Bologna, una settimana fa, Max Bugani, collega di Federica Salsi, si è fisicamente allontanato dalla “reproba”, andandosi a sedere lontano da lei in aula. La figura del grillino capoclasse, quello che ribadisce la punizione del capo, è già una realtà (ma a volte gli internauti rispondono per le rime: “Se si voleva rispettare il non-statuto, visto che Biolé non ha mentito, non si faceva candidare. Una volta fatta la frittata te la tieni”, scrive Marco Belforti). Federica Salsi, intanto, ha rilasciato un’altra intervista ad Affari italiani, trasmessa da Domenica In, in cui dice di “esserci rimasta male” per commenti che non dovrebbero essere propri della “cultura” dell’M5S (quale?, viene da chiedersi, mentre Grillo parla di “Lourdes linguistica” che “edulcora le parole”). E se domenica scorsa i grillini emiliani si sono riuniti per discutere le regole delle candidature e per dotarsi di una piattaforma regionale per il voto (tipo liquid feedback), a Roma la fretta ha fatto prigionieri – ne sa qualcosa il giornalista Oliviero Beha, che aveva sottoposto l’ipotesi di se stesso candidato sindaco a Cinque Stelle ai lettori del suo blog, solo che Grillo l’ha affossato con un tweet (“non ho candidato nessuno”) e i “Cinque Stelle Roma” hanno fatto il resto: “Notizia destituita di qualsiasi fondamento”.
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