L'Egitto ritira l'ambasciatore in Israele
Israele uccide un leader di Hamas a Gaza ed è pronto a espandere l'operazione
In Israele le scuole in un raggio di 40 chilometri dalla Striscia di Gaza domani rimarranno chiuse. La polizia israeliana ha chiesto agli abitanti del sud di rimanere nei rifugi. E’ stato di guerra nel sud del paese e nella Striscia di Gaza. Nel pomeriggio, un raid israeliano ha ucciso il più alto comandante militare di Hamas, Ahmed Jaabari, mentre viaggiava a bordo di un’automobile nella città di Gaza. Nelle stesse ore, i jet israeliani, i carri armati posizionati oltre il confine ma anche le navi da guerra al largo delle coste di Gaza hanno colpito oltre venti obiettivi militari.
Gerusalemme. In Israele le scuole in un raggio di 40 chilometri dalla Striscia di Gaza domani rimarranno chiuse. La polizia israeliana ha chiesto agli abitanti del sud di rimanere nei rifugi. E’ stato di guerra nel sud del paese e nella Striscia di Gaza. Nel pomeriggio, un raid israeliano ha ucciso il più alto comandante militare di Hamas, Ahmed Jaabari, mentre viaggiava a bordo di un’automobile nella città di Gaza. Nelle stesse ore, i jet israeliani, i carri armati posizionati oltre il confine ma anche le navi da guerra al largo delle coste di Gaza hanno colpito oltre venti obiettivi militari: depositi di missili, di armi, postazioni di lancio dei gruppi armati, altri vertici della struttura militare di Hamas, ma anche leader politici. Sarebbe stata infatti presa di mira l’abitazione di Mahmoud al Zahar, figura di spicco dell’organizzazione islamista.
L’operazione militare “Pillar of Defense” – in ebraico è “Cloud Pillar” – è iniziata dopo cinque giorni di lanci di razzi e missili dalla Striscia di Gaza sul sud d’Israele. Il suo obiettivo, hanno spiegato i militari israeliani, è indebolire la catena di comando militare di Hamas, il gruppo palestinese che dal 2007 controlla Gaza. Negli ultimi mesi, gli attacchi originati da Gaza contro obiettivi militari lungo la barriera tra Gaza e Israele e i lanci di razzi sono aumentati. A rivendicarli, non ci sono soltanto gruppi armati minori, come il Jihad islamico, che non ha mai smesso negli anni di colpire Israele, ma lo stesso Hamas. E’ cambiato, negli ultimi mesi, anche il tipo di razzi che colpiscono Israele: più potenti e tecnologici degli artigianali Qassam. L’aviazione israeliana ha colpito depositi di missili Fajr 5 – ha detto al Foglio il maggiore Ariyeh Shalicar, portavoce dell’esercito israeliano. Si tratta di missili con un raggio di 40, 50 chilometri capaci di colpire i sobborghi di Tel Aviv. “E’ soltanto l’inizio”, ha detto il militare, spiegando che l’esercito israeliano si fermerà soltanto quando la popolazione del sud di Israele sarà al sicuro e non sotto attacco. Durante i raid israeliani non si è mai fermato il lancio di missili da Gaza su Israele: i razzi hanno colpito Ashkelon, sulla costa a nord di Gaza e Beersheva, nel Negev, proprio all’orario dei tg della sera israeliani. Il sistema di difesa missilistico Iron Dome ha fermato una decina di razzi in caduta sulle città.
Nel mezzo dell’emergenza il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha ordinato il richiamo di alcune unità di riservisti, mentre la stampa nazionale dava la notizia di un aumento di truppe nella regione del sud, confinante con Gaza, indicando la possibilità di un’azione di terra. Al Foglio, il portavoce dell’esercito hanno detto che tutte le opzioni sono sul tavolo. L’ultima volta che l’esercito israeliano è entrato con le truppe di terra a Gaza era la fine del 2008: era l’operazione Piombo Fuso. Secondo Jonathan Spyer, esperto del Global Research in International Affairs Center di Herzliya, i raid di ieri sono in realtà un’alternativa a un’offensiva di terra. I vertici militari avrebbero preferito azioni mirate – come quelle che nel 2004 portarono all’uccisione del leader spirituale di Hamas, lo sceicco Ahmed Yassin e del suo successore Abdel Aziz al Rantisi. “Israele sta cercando di ricostruire la sua deterrenza”, spiega Spyer, facendo notare come con il passare del tempo dall’operazione Piombo Fuso, il numero di razzi da Gaza sia aumentato progressivamente. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu da mesi è sotto pressione. Gli abitanti del sud gli chiedono di trovare una soluzione ai lanci e a gennaio ci sono le elezioni. Deve garantire la sicurezza ed evitare importanti perdite militari e ieri ha detto di essere pronto a espandere l’operazione a Gaza, “se necessario”.
Per alcuni analisti, negli ultimi mesi Hamas – che ha rivendicato attacchi e mostrato maggior attività militare – si è sentito rafforzato dalla vittoria dei Fratelli musulmani in Egitto. L’organizzazione palestinese nasce come una costola della Fratellanza egiziana. Dall’altra parte, c’è chi fa notare come Hamas aumenti gli attacchi contro Israele proprio quando i rivali interni, l’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen, lavorano sul piano diplomatico con la comunità internazionale. In questi giorni, i palestinesi della Cisgiordania preparano un’azione diplomatica all’Assemblea generale per essere riconosciuti come stato osservatore alle Nazioni Unite. Da Ramallah, il presidente Abu Mazen ha chiesto una riunione d’emergenza alla Lega araba. Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon spinge le parti alla fine delle ostilità. La reazione, più attesa era quella del nuovo Egitto dei Fratelli musulmani: il ministro degli Esteri Mohammed Kamel Amr ha condannato l’azione israeliana e in serata Il Cairo ha richiamato il suo ambasciatore in Israele.
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