Siamo diventati il partito dell'Idrolitina, invece servirebbe tutto nuovo. Parla Galan
Il Pdl, come prodotto…”. Come prodotto? “Beh, sono rarissimi i prodotti che durano a lungo, per intenderci tipo la Nutella. Ecco, il Pdl non si è dimostrato efficace come la Nutella…”. Giancarlo Galan – per quindici anni governatore del Veneto, ex ministro della Cultura – ha l’occhio parecchio preoccupato mentre scruta gli scaffali del prodotto e dell’indotto berlusconiano. “C’è un ciclo di vita, e il nostro – parlo della vicenda cominciata nel ’94, mica del solo Pdl – volge pesantemente verso il basso. Invece di accanirsi su un prodotto che non va più, bisognerebbe lanciarne uno nuovo”.
Roma. Il Pdl, come prodotto…”. Come prodotto? “Beh, sono rarissimi i prodotti che durano a lungo, per intenderci tipo la Nutella. Ecco, il Pdl non si è dimostrato efficace come la Nutella…”. Giancarlo Galan – per quindici anni governatore del Veneto, ex ministro della Cultura – ha l’occhio parecchio preoccupato mentre scruta gli scaffali del prodotto e dell’indotto berlusconiano. “C’è un ciclo di vita, e il nostro – parlo della vicenda cominciata nel ’94, mica del solo Pdl – volge pesantemente verso il basso. Invece di accanirsi su un prodotto che non va più, bisognerebbe lanciarne uno nuovo”. E con l’invenduto sugli scaffali, che si fa? “Ci sono due sistemi: primo, sconti e si liquida; secondo, qualche cliente affezionato c’è sempre. Per esempio, io sono un patito dell’Idrolitina, ma se uno nella vita puntava tutto sull’Idrolitina, addio”. E il padrone della polverosa bottega, il Cav., che deve fare? “Posso dire quello che avrei voluto che facesse. E che ancora vorrei: un nuovo prodotto. Il Pdl resta, con i suoi protagonisti, e noi intanto lanciamo una cosa diversa, più moderna. Nel ’94 ci abbiamo messo tre mesi per inventarci Forza Italia, adesso basterebbero quindici giorni. Se Berlusconi mi dicesse: fammi una lista di persone perbene, imprenditori, quaranta-cinquantenni appassionati, ci metto una settimana a farla”. Scusi, Galan: per continuare nella metafora del supermercato, la sorte che indica per il Pdl attuale è quella di farsi, più o meno, mesto discount. “C’è di peggio del discount, e cioè che nessuno venga più a fare spesa nel nostro supermercato. Primo, perché abbiamo prodotti diversi da quelli che promettevamo; secondo, perché i commessi e le cassiere sono vecchi e brutti. E pure antipatici – e tra questi probabilmente ci sono anch’io. Così è. Comunque, circa metà dei nostri ha una forte attrazione verso il supermercato aperto da Renzi dall’altra parte della strada. Finora nessuno c’è andato, ma l’attrazione resta”. Lei ha definito Berlusconi “il più innovatore, il più fantasioso, il più bravo”.
Praticamente un genio. E allora perché non comincia a riassettare davvero tra gli scaffali, a lavorare a questo nuovo prodotto? “Scusi, lei che voglia avrebbe di farlo, di ricominciare un’avventura cominciata già vent’anni fa? Ti sei appena beccato quattro anni a un processo e corri seri rischi a un altro processo, quello Ruby, hai settantacinque anni e non poco più di cinquanta, hai fondato qualcosa di assolutamente nuovo, di rivoluzionario nella storia italiana, e te lo ritrovi ridotto a Fiorito e alle scene viste. Lei che voglia avrebbe?”. Io nessuna. Ma abbia pazienza: Berlusconi mica era un passante qualsiasi, essendo uomo solo al comando avrà le sue belle colpe. “Non c’è ombra di dubbio. Quando si parla di uomini come Berlusconi, piaccia o non piaccia, si parla di uomini che contengono in sé una straordinaria grandezza e insieme il germe per distruggere questa stessa grandezza. E questi due elementi li ha usati entrambi, in modo capacissimo. Del resto, chi ha pochi talenti non riesce a fare grandi danni, ma se hai grandi talenti hai anche la capacità di sprecarli grandiosamente”. Veniamo alle primarie del Pdl. Le sembrano credibili? Che impressione ha? “Io credo nelle primarie. Ma sono per le primarie serie, cioè regolate per legge, come nel paese che le ha inventate, l’America. Le primarie sono americane, non delle Botteghe Oscure o come si chiama adesso il luogo dove si trova il Pd”. Beh, però le vostre, al momento, sembrano molto più problematiche delle loro. “Quelle nostre mi sembra stiano diventando sempre di più solo un sistema per mettere una corona in testa al nostro segretario. Che non ha bisogno di questo. Avrebbe invece bisogno di un’investitura vera, di un dibattito vero.
Per legittimarsi davvero, per avere il quid, dovrebbe sottoporsi a un confronto reale. Invece mi sembra che l’accorrere di tutto l’apparato – tutto – verso Alfano indichi esattamente il contrario”. Scelte fatte per convenienze future? “Quando io mi trovo, anche qui in Veneto, qualche consigliere regionale che mi spiega che mi ‘conviene’ stare con Alfano, mi cadono letteralmente le braccia”. E allora, cosa resta da fare? “In poche parole?” Poche. “Primo, un programma breve, credibile, fulminante. Solo pochissimi punti, quello che si può fare. Secondo, persone in grado di rappresentare davvero quel programma. Se contiene, come deve contenere, dei principi liberali, per fare cose liberali si devono prendere dei liberali. Al momento non ce n’è nemmeno uno. Terzo, si cambi tutto alla svelta: nome del partito e struttura. Basta sedi, basta tessere. Lo sa quanti iscritti ha il Partito democratico in America? Zero, come il Partito repubblicano. E in Inghilterra e Francia gli iscritti sono il 2 per mille, da noi il 20 per cento. Vuol dire che qualcosa non funziona”. Ma Giancarlo Galan sarà candidato alle primarie del Pdl? “Sì, se è possibile sì. Comunque sto già raccogliendo le firme. Il mio slogan è: ‘Voglio contaminare con il virus liberale un partito che se ne è dimenticato’. Ripeto: se sarà possibile mi candiderò. Se invece si tratterà solo di celebrare un rituale, farò anche questo per il mio partito. Ma chiedermi di crederci fino in fondo, però…”.
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