Colpo di stato fisso

Maurizio Milani

La sera del 21 marzo 1991, nel locale chiamato Zelig, a Milano, fu messo in atto il colpo di stato tramite comici. Colpo di stato che si sta realizzando adesso. Non volevo dirlo, ma a questo punto parlo. Alla riunione parteciparono: Grillo Giuseppe, Ricci Antonio, il Gabibbo (Lorenzo Beccati), Dario Fo (che però gli dispiaceva ribaltare le istituzioni), Luca Barbareschi, don Andrea Gallo, Paolo Rossi (che aveva organizzato tutto ed era e rimane il più grande cabarettista della storia), Gianfranco Funari.

    La sera del 21 marzo 1991, nel locale chiamato Zelig, a Milano, fu messo in atto il colpo di stato tramite comici. Colpo di stato che si sta realizzando adesso. Non volevo dirlo, ma a questo punto parlo. Alla riunione parteciparono: Grillo Giuseppe, Ricci Antonio, il Gabibbo (Lorenzo Beccati), Dario Fo (che però gli dispiaceva ribaltare le istituzioni), Luca Barbareschi, don Andrea Gallo, Paolo Rossi (che aveva organizzato tutto ed era e rimane il più grande cabarettista della storia), Gianfranco Funari. Alla riunione nel locale sui Navigli c’era anche un magistrato in pensione della Costa d’Avorio. Lui però non c’entrava niente con noi cospiratori. Era lì perché si era innamorato di una barista del locale. Quindi il memoriale di un altro pentito di cabaret (Gianni Fantoni) è esatto, il magistrato africano c’era ma era lì per caso. Ognuno di questi golpisti (mi scuso già adesso del termine) avevano alle dipendenze, come colonnelli, qualche decina di comici italiani, chi famoso chi meno. Ognuno aveva un incarico. Io per esempio dipendevo dal battaglione Paolo Rossi. Per essere credibile dovevo infiltrarmi al Foglio, litigare con i comici comunisti di Rai3 e fare un’intervista a Libero in cui vuotavo il sacco. Questo mi avrebbe dato la patente di pentito di cabaret affidabile. Quindi sono più di vent’anni che ci eravamo messi d’accordo per prendere il potere anche della Corte costituzionale, del Consiglio di stato, della Corte dei conti e del Consiglio supremo di difesa. Finalmente ci siamo. Ecco l’elenco delle persone che entreranno in Parlamento grazie al Movimento Cinque stelle (parliamo di 250 tra deputati e senatori): Antonio Albanese; Aldo, Giovanni e Giacomo; Diego Abatantuono; Marina Massironi; Ale e Franz; Renzo Arbore; Lello Arena; Adriana Asti; Natalino Balasso; Lino Banfi; Anna Maria Barbera; Rocco Barbaro; Alessandro Benvenuti; A. Bergonzoni; E. Bertolino; E. Beruschi; Susy Blady; Boldi Massimo; Bove e Limardi (Andrea e Enzo); Carlo Bianchessi; Luca e Paolo; Bisio Claudio; Bianco Federico;  Corrado Tedeschi; Dado Tedeschi; Enrico Montesano. Per l’elenco completo vedere il Dizionario dei comici italiani.

    Il problema adesso è accontentare tutti: infatti i 400 comici che hanno partecipato al golpe (che chiamerò per comodità Piano Solo) e sono rimasti fuori dal Parlamento si lamentano. Vogliono fare una class action. Ma contro chi? Contro la Yomo? Ma la Yomo è fallita. Il curatore fallimentare era mio zio, che è latitante dal 1998. Potrei firmare per lui, ma non vorrei offendere i vecchi azionisti della Yomo. Avendo noi Movimento Cinque stelle in mano la Farnesina farei così: ambasciatore d’Italia in Svizzera Ascanio Celestini; ambasciatore d’Italia in Galles Serena Dandini; console generale d’Italia a Gibuti Littizzetto Luciana, e così via… almeno accontentiamo tutti. Questa struttura istituzionale basata tutta sui comici desterà non poche perplessità nella comunità internazionale. La stessa Fbi si offenderà con i nostri servizi segreti per non averla avvertita di quello che succedeva in Italia. Risponde l’ufficio stampa della Cia: “Dovevano essere i corrispondenti esteri a Roma a lanciare l’allarme”. Comunque le cose sono andate come previsto. Appena avremo in mano lo stato venderemo l’Eni ai boscimani. Per quanto riguarda Mario Monti, può rimanere presidente del Consiglio, però deve mettere ministro dell’Interno Gabriele Albertini (che sfilò in mutande per promuovere la moda a Milano) e Gianni De Michelis agli Esteri. Insomma, far tornare tutto come prima di Mani pulite, immunità parlamentare compresa. Per quanto riguarda i compensi noi comici faremo i parlamentari a titolo onorifico. Certo, poi ognuno si arrangia: io per esempio sono già d’accordo con un mio amico di rubare qualcosa legalmente. Per quanto riguarda gli enti lirici, vengono aboliti. Soprattutto la Scala di Milano, direi di chiuderla per trent’anni. Dispiace che siamo proprio noi comici a prendere questa decisione. Ma Giuseppe Verdi avrebbe voluto così.