Così uguale e diversa da “Piombo fuso”

Daniele Raineri

. E’ ovvio fare un confronto tra “Pilastro di Difesa” e l’altra operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza, tre anni fa, a cui fu assegnato il nome in codice di “Piombo Fuso”. Cominciò sabato 27 dicembre 2008 nello stesso modo con un’ondata di attacchi aerei. Nelle prime ventiquattr’ore morirono “non meno di 229 palestinesi” (è un dato preso dall’agenzia Reuters). Un solo singolo bombardamento  contro la cerimonia di giuramento dell’accademia di polizia controllata da Hamas  fece decine di vittime.

    Roma. E’ ovvio fare un confronto tra “Pilastro di Difesa” e l’altra operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza, tre anni fa, a cui fu assegnato il nome in codice di “Piombo Fuso”. Cominciò sabato 27 dicembre 2008 nello stesso modo con un’ondata di attacchi aerei. Nelle prime ventiquattr’ore morirono “non meno di 229 palestinesi” (è un dato preso dall’agenzia Reuters). Un solo singolo bombardamento  contro la cerimonia di giuramento dell’accademia di polizia controllata da Hamas  fece decine di vittime. L’operazione di questi giorni sembra una fotocopia, ma è evidente che se lo scopo è rimasto lo stesso – ristabilire la deterrenza di Israele contro Hamas e i gruppi estremisti – la preparazione è stata differente. Nelle ultime 48 ore Israele ha lanciato 500 strike dentro la Striscia contro i leader di Hamas, contro i depositi di missili a lunga gittata, contro le squadre di fuoco che tirano con i razzi, ma le vittime per ora sono 28 (fonte Bbc). I corrispondenti stranieri, lasciati entrare ieri mattina attraverso il valico di Gaza tra il territorio israeliano e la Striscia, raccontano il martellamento di continue, fortissime esplosioni, e confermano che il bilancio è basso – anche se comprende civili, morti per la sola ragione di essersi trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ieri gli aerei israeliani hanno sparso volantini che chiedevano alla popolazione di tenersi lontana dai siti e dagli operatori di Hamas, ma naturalmente è difficile (una descrizione efficace dice: è come voler colpire gli spacciatori di Los Angeles senza colpire la gente). C’è un lavoro di intelligence meticoloso, svolto non soltanto con immagini aeree e con intercettazioni, ma anche, soprattutto, con la Humint, le fonti umane – informatori palestinesi pagati per svelare nei dettagli l’infrastruttura di Hamas a terra. Ieri un uomo è stato giustiziato in pubblico sotto un cartello che spiegava la sua colpa, “agente degli israeliani”.

    Anche Hamas è diversa dal 2008, più efficace e meglio organizzata. Nella prima settimana di “Piombo Fuso” riuscì a tirare  in media 44 razzi al giorno sul sud di Israele. Adesso ne ha lanciati 335 in due giorni, e non si tratta più di rudimentali Qassam autoprodotti e con una testata leggera, ma di Katyusha arrivati dalla Libia del dopo Gheddafi, armi da 107 millimetri prodotte in fabbrica, e di missili Grad. Questa volta   c’è anche il Jihad islamico che lancia missili Fajr 5 contro l’area di Tel Aviv, centro economico e demografico del paese: per ora quattro e tutti fuori centro, in mare, ma hanno riportato in vita l’allarme e la pressione dei tempi di Saddam Hussein. Il Jihad è un gruppo legato all’Iran e non è detto che seguirebbe Hamas – che controlla la Striscia – se acconsentisse a un compromesso o a una tregua rinnovata con Israele.

    Per la prima volta dal 1970 le sirene d’allarme sono suonate anche nella capitale Gerusalemme, sfiorata da un missile di Hamas, che dice di avere mirato “verso la Knesset”, il Parlamento israeliano. La città è al margine estremo della gittata del Fajr e gli esperti militari concordano: la testata avrebbe potuto colpire a caso, ovunque, anche su un quartiere arabo o su un luogo santo dell’islam. Altri due missili di Hamas sono caduti vicino al settlement di Gush Etzion.

    Il bombardamento con ordigni errabondi sulle due città più importanti di Israele rende sempre più vicina l’offensiva di terra, “la seconda fase” come è definita negli sms di avvertimento che l’esercito israeliano manda alla popolazione di Gaza: “State lontani da Hamas, la seconda fase sta arrivando”. Ieri sera c’è stato un consiglio di guerra con il premier Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Ehud Barak, quello degli Esteri Avigdor Liberman e il capo di stato maggiore Benny Gantz. La brigata Givati che è sempre la più vicina al confine di Gaza e durante “Piombo Fuso” si spinse più in profondità ha finito di prepararsi ieri alle due del pomeriggio e così anche la brigata paracadutisti. Il governo ha approvato il richiamo di riservisti – “fino a 75 mila” – e alcune scuole sono già state trasformate in centri di registrazione. Le autorità civili nel sud sono state avvertite di prepararsi a “sette settimane di combattimenti”. La mediazione egiziana tentata al mattino dal premier Qandil con il buio sembrava già lontana.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)