Storie di setta

Il guru sequestra la libertà di applaudire i dissidenti

Marianna Rizzini

Gli eretici a Cinque stelle Federica Salsi e Giovanni Favia sono stati applauditi, votati e confermati a Bologna e a Ferrara. Ma guai a dire che è stato un “successo”. Ieri infatti Beppe Grillo si affacciava di buon mattino dal suo blog con un post di pura realtà rovesciata: “I giornalisti insistono con la fiducia a questo o a quell’altro esponente del M5s data con l’applausometro o con il voto per alzata di mano di poche decine di persone la cui l’iscrizione al M5s non viene certificata formalmente.

    Roma. Gli eretici a Cinque stelle Federica Salsi e Giovanni Favia sono stati applauditi, votati e confermati a Bologna e a Ferrara. Ma guai a dire che è stato un “successo”. Ieri infatti Beppe Grillo si affacciava di buon mattino dal suo blog con un post di pura realtà rovesciata: “I giornalisti insistono con la fiducia a questo o a quell’altro esponente del M5s data con l’applausometro o con il voto per alzata di mano di poche decine di persone la cui l’iscrizione al M5s non viene certificata formalmente. I ragazzi del M5s da sempre si riuniscono per discutere con i loro portavoce, ma la fiducia va gestita in modo formale. Non siamo all’asilo Mariuccia, cari pennivendoli”. I “pennivendoli” sono i nemici esterni che servono a ricompattare il fronte quando le grane interne aumentano (la stampa è la seconda bestia nera dopo l’esponente politico): prima ancora che Grillo parlasse, nella notte bolognese in cui la maggioranza degli attivisti convenuti mostrava di infischiarsene dell’anatema del grande capo sulla consigliera Salsi, e della linea ultraortodossa degli altri due consiglieri Max Bugani e Marco Piazza, la cosa che ricreava unità posticcia era il “dàgli” ai giornalisti (“andatevene”, urlava a un certo punto un tizio, “vi intervistiamo noi”, diceva un altro, “scrivete solo per farci litigare”, era il mantra rivolto ai cronisti, chiamati nei forum “gli avvoltoi”). Il metodo del “nemico esterno” funziona ancora per chi pensa di “dovere tutto a Beppe”, come molti attivisti dicono soprattutto a se stessi, ma nei forum si è già oltre, specie nell’avamposto emiliano, dove le pagine Facebook degli epurati ieri si riempivano di commenti solidali a Salsi e Favia (scriveva per esempio Massimo Grassi: “…Grillo e il capellone chiedano scusa… invito Grillo a essere meno impulsivo, piuttosto che parlare dal blog come un Serse semidio dal suo trono. Alzi la cornetta e ne discuta con i diretti interessati…”. Soltanto sul blog di Grillo compariva, sotto al post che minimizzava la vittoria di Salsi e Favia, una maggioranza di commenti allineati: Salsi confermata? “Chissenefrega”; Salsi votata? “Fa venire i nervi” e “vuole il potere”. I dissidenti epurati? “Il Movimento deve condannare chi non si allinea alle direttive” (intanto Tgcom24 diramava un audio in cui i militanti pro Grillo passavano alle offese contro la cosiddetta “puttana”, rea di partecipazione televisiva).

    “Il Movimento non è una caserma”
    E però i fatti parlano: le conferme nette a Salsi e Favia, e le idee di Salsi e Favia sulla libertà di parola interna (“il Movimento non è una caserma”, dice lei ad Affaritaliani, “di questo passo andremo in giro con il burqa”; “non mi sento parte di un fan club”, dice lui) dimostrano che il Movimento per come lo pensa l’ex comico ha molti problemi, e cioè sempre più teste che si alzano per dire “boh” ai proclami della centrale operativa-informativa presidiata da Grillo e Casaleggio. I quali possono contare sull’appoggio del professore universitario genovese Paolo Becchi che, intervistato da “La Zanzara” su Radio24, non solo ha detto di essere pronto a “sputare” a Mario Monti, ma ha anche prefigurato la “rivoluzione”, se necessario armata, non si può escludere: si sa che “non è un pranzo di gala” e “rispetto al marciume totale” ci vuole una “tabula rasa”, ha detto serafico l’intellettuale di riferimento del Grillo che invita “il soldato” a unirsi ai manifestanti (e ieri anche Roberto Saviano sognava agenti e studenti in marcia insieme).

    Lontano dall’empireo dirigenziale, i Cinque stelle sono assaliti dalla realtà delle quasi-candidature ingombranti (Dario Fo e Rocco l’ex del “Grande Fratello” – un internauta scherza: “Stiamo rivalutando Totò u’ curtu”). Grillo vuol far apparire tutto più roseo, ma come Candide è troppo ingrugnito, e il suo Movimento non è il migliore dei mondi possibili. Basta guardare i forum dei Cinque stelle Roma, inferociti contro l’attivista Cecilia Petrassi, accusata di volersi candidare pur avendo militanza troppo recente e trascorsi da assistente parlamentare nel Pdl. Faccia un passo indietro, dicono, non importa se afferma che non ha mai votato Pdl. Ma la “candidabile” pare sia disposta a farlo solo su richiesta di Grillo e Casaleggio (che per ora tacciono).

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.