Troppi amanti

Annalena Benini

La vita complicata di Rachida Dati, ex ministro della Giustizia, è arrivata in tribunale, dove lei ha chiesto a un ultrasessantenne milionario (proprietario di trentasette casinò, quindici hotel di lusso e centotrenta ristoranti, tra cui il famoso Fouquet’s di Parigi) di riconoscere la paternità della figlia Zohra: sono passati tre anni dall’uscita pubblicitaria, a pochi giorni o minuti dal parto cesareo, con tacchi a spillo, capelli perfetti, smalto nero e un porta enfant fra le braccia che doveva contenere la figlia appena nata, invece era un colpo di teatro.

    La vita complicata di Rachida Dati, ex ministro della Giustizia, è arrivata in tribunale, dove lei ha chiesto a un ultrasessantenne milionario (proprietario di trentasette casinò, quindici hotel di lusso e centotrenta ristoranti, tra cui il famoso Fouquet’s di Parigi) di riconoscere la paternità della figlia Zohra: sono passati tre anni dall’uscita pubblicitaria, a pochi giorni o minuti dal parto cesareo, con tacchi a spillo, capelli perfetti, smalto nero e un porta enfant fra le braccia che doveva contenere la figlia appena nata, invece era un colpo di teatro. Il milionario, vedovo, non vuole saperne, ha già altri figli, sostiene che Zohra non può essere sua e rifiuta di sottoporsi al test del Dna. La sua motivazione, raccontata al Monde e sostenuta attraverso l’avvocato, è che Rachida Dati quell’anno ebbe molti amanti, almeno otto, proprio nel periodo del supposto concepimento, quando invece la loro storia (documentata dalle foto in costume da bagno durante una vacanza alle Mauritius, in cui Rachida sembra piuttosto infelice) era già finita da un paio di mesi, proprio perché lui non voleva figli. L’eleganza del ricco francese, abbronzato, con i capelli cotonati e una sciarpa bianca indossata con finta noncuranza, si spinge fino all’elenco dei presunti amanti di Rachida Dati: un produttore televisivo, un ministro, il fratello di Nicolas Sarkozy, un pezzo grosso del governo del Qatar (l’avrà fatta pedinare?). Mentre una parte consistente ed elitaria della popolazione mondiale fa sorrisetti e dichiara di non essere il padre della figlia di Rachida (tre anni fa toccò anche a José Maria Aznar e al sottosegretario francese allo Sport), il finto libertinaggio dei francesi si ferma e si contraddice davanti a una donna libera (è la definizione che Rachida Dati ha dato di sé, raccontando le reazioni del mondo maschile a questa storia) che chiede a un uomo di fare il padre, o almeno un test del Dna.

    Il gioco adesso è dimostrare che Rachida ha avuto troppi uomini per pensare che la si possa prendere sul serio, e il settimanale Le Point ha dedicato alla “Incredibile storia di Rachida Dati” dodici pagine e cinque giornalisti, scatenati nel cercare le prove del disordine sentimentale e dell’arrivismo di una specie di Sherazade delle “Mille e una notte”, che invece di raccontare storie offre altri talenti agli uomini che le servono per la carriera, gli appartamenti e la vita di società. L’articolo si chiude con i conti in tasca a questa madre single, l’elenco dei suoi redditi, la dimostrazione che è solo in cerca di soldi. Rachida Dati li ha querelati per calunnie e ha aggiunto che non chiederà mai scusa per il suo percorso e la sua vita. Perché il punto è questo, anche in Francia: la moralità e la credibilità di una donna che ha avuto degli amanti e perfino una figlia. Cosa pretendi, cara, che adesso qualcuno creda a una poco di buono con le borsette firmate? Finché Rachida Dati taceva sull’identità del padre della sua bambina, ci si poteva compiacere di questi stili di vita moderni e raffinati, ma adesso che ha indicato un uomo con nome e cognome, lo sguardo su di lei non è più divertito, ma scandalizzato, sospettoso, e invece solidale con il milionario sfuggente (Marcela Iacub su Libération ha scritto che è assurdo che la società obblighi gli uomini a diventare padri di figli che hanno concepito per sbaglio). Il giudice deciderà a inizio dicembre. Tutta questa libertà (molto maschile) sembra un po’ fasulla, se in nome dei troppi amanti una bambina non merita nemmeno un test di paternità.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.