Sindrome da rullata

Claudio Cerasa

I sostenitori di Matteo Renzi devono aver trovato molto rassicurante il sottotitolo che in queste ore il Gran Rottamatore ha scelto per rappresentare metaforicamente (e obamaniamente) la tre giorni di incontri alla stazione della Leopolda: “Il meglio deve ancora venire”. E meno male, verrebbe da dire. Nelle ultime settimane, infatti, da quando il sindaco ha annunciato la fine della famosa fase uno della sua campagna elettorale (quella, per intenderci, per rottamare D’Alema), l’impressione è che Renzi non sia ancora riuscito a superare con successo la patologia con cui spesso si trovano a fare i conti i più inesperti fra i giocatori di calcio Balilla: la sindrome della “rullata”.

    I sostenitori di Matteo Renzi devono aver trovato molto rassicurante il sottotitolo che in queste ore il Gran Rottamatore ha scelto per rappresentare metaforicamente (e obamaniamente) la tre giorni di incontri alla stazione della Leopolda: “Il meglio deve ancora venire”. E meno male, verrebbe da dire. Nelle ultime settimane, infatti, da quando il sindaco ha annunciato la fine della famosa fase uno della sua campagna elettorale (quella, per intenderci, per rottamare D’Alema), l’impressione è che Renzi non sia ancora riuscito a superare con successo la patologia con cui spesso si trovano a fare i conti i più inesperti fra i giocatori di calcio Balilla: la sindrome della “rullata”. Nel calcio Balilla, si sa, la “rullata” è quel movimento di trecentossessanta gradi impresso all’asta del biliardino che permette al giocatore alle prime armi di trafiggere con facilità la porta dell’avversario. Una mossa efficace, quasi sempre letale, che quando il gioco non è ancora duro, e quando non ci sono ancora in palio trofei importanti, spesso viene accolta dal giocatore più esperto con l’aria di chi vuole far divertire per un po’ il rivale inesperto, per metterlo alla prova e capire realisticamente fino a dove può arrivare. Dopo di che, finita questa fase, il giocatore esperto sceglie tra due soluzioni: o si proibisce la rullata, oppure si fa tutti la rullata e via, non ci si pensa più. Nell’ambito delle primarie, l’equivalente della rullata è stata, sotto molti punti di vista, l’arma della “rottamazione”, ma una volta arrivati alla fase in cui l’avversario più esperto (Bersani) ha messo in palio un premio importante (la premiership), e una volta che l’avversario più esperto ha scelto di farla fare a tutti, questa rullata (suvvia, chi è che oggi non vuole rottamare D’Alema?), Renzi si è trovato spiazzato, e da quel momento in poi, oggettivamente, ha trovato una certa difficoltà a buttarla in rete con la stessa facilità con cui lo faceva prima.

    Intendiamoci: Renzi resta un formidabile cavallo di razza e siamo convinti che basterebbe un decimo del suo quid per dare un po’ di colore e un po’ di energia e un po’ di slancio a uno qualsiasi dei tanti leader in pectore che si muovono tra il mondo del centro e quello del centrodestra. Ma dato che Renzi è Renzi, è lecito, da lui, aspettarsi qualcosa di più. Qualcosa che vada oltre le polemiche sulle regole del gioco. Qualcosa che vada oltre le polemiche sui possibili brogli. Qualcosa che vada oltre le richieste di ricambio generazionale. Qualcosa che permetta di osservare con un sorriso e senza preoccupazioni i comprensibili battibecchi con Giorgio Gori, gli isolati addii alla Edoardo Nesi, le sciocche polemiche sulle Cayman, le non risposte sui finanziamenti (però scusa, caro Matteo: non ci avevi promesso un mese fa, anche per intestarti una bella e sana battaglia sulla trasparenza, di dirci tutto sui privati che hanno finanziato la tua fondazione? Ci siamo persi qualcosa?); qualcosa che insomma permetta a Renzi di togliersi una volta per tutte di dosso l’abito di chi non riesce a dimostrare che la rottamazione non è soltanto una questione anagrafica, ma è una vera scelta politica. Per carità, Renzi anche durante i primi due giorni della Leopolda ha avuto il merito e anche il coraggio di dare spazio ad alcuni uomini di grande valore come Pietro Ichino, che già da soli simboleggiano in un certo modo una rupture concreta e di una sinistra, molto diversa rispetto a quella del passato. Di simboli e di volti, d’altronde, l’universo di Renzi è davvero ben fornito. Ma il sindaco fiorentino sa per primo che adesso, come direbbe lui, è arrivato il momento di dimostrare che il Rottamatore ha capito cosa bisogna fare e cosa bisogna dire per andare davvero all’attacco e continuare a buttarla in rete senza fare la rullata. Le primarie, d’altro canto, come le partite di calcio Balilla, difficilmente si possono vincere arretrando in difesa o spostandosi a centrocampo e in questo senso Renzi oggi deve convincersi che giocare con i centravanti significa esplicitare in modo chiaro e ancora più diretto in che senso si vogliono rottamare non solo delle persone ma anche alcune idee precise – e in che senso insomma si vuole mandare a casa non solo D’Alema e Bersani ma anche il dalemismo e il bersanismo. Da questo punto di vista, dunque, il fatto che Renzi dica che il meglio deve ancora venire è di buon auspicio per la corsa del Rottamatore. E per questo, quando oggi alla Leopolda il sindaco di Firenze concluderà la sua tre giorni di incontri, non è da escludere che ci sia qualche sorpresa. Sarebbe il caso, anche perché Renzi dovrebbe essere il primo a sapere che i gol ormai è difficile farli dicendo semplicemente che non si può fermare il vento con le mani. Renzi lo sa, e chissà che oggi non sia il giorno giusto per lui per ritornare in attacco, sbloccarsi definitivamente e ricominciare a segnare. Chissà.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.