La diplomazia dei missili

Daniele Raineri

 La capacità militare di Hamas sta declinando. Ieri per la seconda notte consecutiva c’è stata una pausa di sette-otto ore nel lancio di razzi contro il sud di Israele dalla Striscia di Gaza. Il numero totale dei razzi sparati da Hamas e dagli altri gruppi scende ogni giorno: 250 sabato, 156 domenica, 121 ieri sera. Al sesto giorno di attacchi, lo scemare dei lanci è il segno che la possibilità di Hamas di tenere testa alle ondate di bombardamenti che arrivano dall’aviazione israeliana sta venendo meno.

    Roma. La capacità militare di Hamas sta declinando. Ieri per la seconda notte consecutiva c’è stata una pausa di sette-otto ore nel lancio di razzi contro il sud di Israele dalla Striscia di Gaza. Il numero totale dei razzi sparati da Hamas e dagli altri gruppi scende ogni giorno: 250 sabato, 156 domenica, 121 ieri sera. Al sesto giorno di attacchi, lo scemare dei lanci è il segno che la possibilità di Hamas di tenere testa alle ondate di bombardamenti che arrivano dall’aviazione israeliana sta venendo meno, ma il gruppo palestinese riesce ancora a colpire a caso i centri residenziali oltre il confine. Hamas sostiene anche di avere sparato dieci missili terra aria contro gli aerei – è una novità tattica su cui ha investito speranze fortissime, tanto da avere già dato la notizia falsa dell’abbattimento di un caccia e di un elicottero.

    Una fonte non meglio qualificata da Gerusalemme parla al Times of Israel e usa una metafora immediata da comprendere per descrivere la dinamica dei negoziati che in queste ore procedono a tentoni al Cairo: “Hamas le sta prendendo sul serio e sta cercando una scala per scendere dall’albero. Le dichiarazioni di Meshaal (Khaled, capo del politburo di Hamas, ndr) su Israele che sta implorando il cessate il fuoco sono vere come quelle sull’abbattimento di un F-16 israeliano o sul razzo sparato contro la Knesset” (il Parlamento a Gerusalemme).

    Dopo più di 1.400 strike, il numero dei morti dentro la Striscia è salito a oltre 100 per al Jazeera, a 95 per la Bbc e a 91 per il New York Times, che cita come fonte il ministero dela Sanità palestinese. L’operazione “Pillar of Defense” non è più così precisa come all’inizio nel distinguere i civili dai combattenti – un punto a cui i portavoce dell’esercito israeliano tengono con particolare orgoglio. Ci sono state più vittime negli ultimi due giorni che nei primi quattro, forse perché – è un’ipotesi – gli obiettivi nella Striscia non sono più quelli studiati con attenzione per mesi, la lista dei cosiddetti “quality target” si è ormai esaurita, ora la situazione cambia di continuo, l’aviazione si adatta a quello che succede sul terreno e la probabilità di errori sale.

    Nel primo pomeriggio di ieri, un bombardamento di precisione ha ucciso un leader del Jihad islamico che si nascondeva al secondo piano della Sunrise Tower, l’edificio alto che a Gaza ospita i media, anche quelli internazionali. La fazione del Jihad islamico potrebbe non seguire un cessate il fuoco ordinato da Hamas, perché segue istruzioni dal governo dell’Iran – che nel frattempo tenta di sobillare gli abitanti della Striscia con false notizie. La tv di stato accusa l’emiro del Qatar di avere portato in dono ai leader di Hamas, durante la recente visita, oggetti con radiospie israeliane – così avrebbero ucciso il lader dell’ala militare Ahmed al Jaabari. Ieri ha soffiato sul fuoco della tensione dicendo anche che i soldati egiziani stanno preparandosi al confine, ma nemmeno questo era vero.

    I lanci dei missili Fajr 5 contro Tel Aviv aprono una questione diplomatica, su cui per ora i media stanno sorvolando. I Fajr 5 sono prodotti dalla Aerospace Industries Organization, o Gruppo industriale Sanam, un’industria di stato controllata dal ministero della Difesa dell’Iran. L’Iran ha negato di avere trasferito armi ai gruppi nella Striscia di Gaza, ma è stato smentito dai fatti – i Fajr lanciati verso nord – e anche dai proclami del Jihad islamico, che ha dichiarato a chiare lettere di averli usati. L’Iran trasferisce missili a lunga gittata a gruppi che Stati Uniti e Unione europea hanno dichiarato “terroristi”. Ma la questione per ora è come se fosse congelata. Vale anche per il Sudan, da cui i missili passano. Inoltre, come nota il New York Times, il Fajr 5 pesa una tonnellata ed è lungo 10 metri, “come può passare inosservato per ponti e posti di blocco in Egitto?”.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)