Numeri, calcoli e segreti della macchina di Bersani

I conteggi di Bersani al sud e i sospetti di Renzi sull'Ohio del centrosinistra

Claudio Cerasa

A cinque giorni dall’inizio delle primarie, nella testa di Matteo Renzi ci sono un paio di numeri con i quali il sindaco sta facendo i conti in vista del 25 novembre. I primi numeri ancora una volta riguardano i sondaggi sorprendenti ricevuti ieri da Fabrizio Masia (Emg) secondo i quali Renzi sarebbe distanziato dal segretario del Pd appena di un punto e mezzo. Renzi è ottimista e nel preparare gli ultimi giorni di campagna elettorale (domenica Firenze, sabato il resto della Toscana, venerdì Umbria, giovedì Emilia Romagna) continua a ripetere ai suoi – meno ottimisti di lui – che la gara è aperta e il ballottaggio “è certo al 99 per cento”.

    Roma. A cinque giorni dall’inizio delle primarie, nella testa di Matteo Renzi ci sono un paio di numeri con i quali il sindaco sta facendo i conti in vista del 25 novembre. I primi numeri ancora una volta riguardano i sondaggi sorprendenti ricevuti ieri da Fabrizio Masia (Emg) secondo i quali Renzi sarebbe distanziato dal segretario del Pd appena di un punto e mezzo. Renzi è ottimista e nel preparare gli ultimi giorni di campagna elettorale (domenica Firenze, sabato il resto della Toscana, venerdì Umbria, giovedì Emilia Romagna) continua a ripetere ai suoi – meno ottimisti di lui – che la gara è aperta e il ballottaggio “è certo al 99 per cento”. Renzi però sa che in queste ore nel comitato Bersani i sondaggi a disposizione sono altri e sa che i numeri del segretario raccontano una realtà diversa, in cui il leader del Pd non sarebbe così lontano da una vittoria al primo turno (Swg del 15 novembre: Bersani 41, Renzi 26). Quei numeri il sindaco li conosce ma nonostante ciò il Rottamatore, dovendo fare una previsione sull’esito delle primarie, oggi continua a fare un calcolo semplice e continua a utilizzare sempre la stessa formula: 40-35-20-5, dove 40 sta per Bersani, 35 per Renzi, 20 per Vendola e 5 per Puppato e Tabacci. Sondaggi a parte, i veri numeri che spaventano il sindaco sono quelli relativi alla macchina messa in piedi dal comitato del segretario Pd.

    Renzi, anche dal punto di vista mediatico, ha sempre considerato una sua forza l’essere percepito come un uomo lontano dal patto di sindacato del Pd ma ora che le primarie si avvicinano la potenza dell’apparato di cui dispone Bersani inizia a preoccupare ogni giorno di più il Rottamatore. I numeri in questione riguardano alcuni conteggi che in queste ore girano nel comitato del leader del Pd: conteggi che valgono quello che valgano ma che rappresentano un indice utile per comprendere le ragioni dell’entusiasmo dei bersaniani. Secondo questi conteggi, il numero di voti di cui dovrebbe già disporre il segretario del Pd si aggirerebbe attorno a un milione e 500 mila elettori. Di questi, 600 mila sono i voti che secondo i bersaniani arriveranno dalla Cgil (i calcoli sono di Vincenzo Scudiere, segretario confederale Cgil, e Carlo Ghezzi, fondazione Di Vittorio). A questi vanno aggiunti i 40 mila voti che il comitato si aspetta dai Giovani democratici di Fausto Raciti (i Gd hanno 50 mila iscritti); i 100 mila voti garantiti dal leader dei socialisti Riccardo Nencini; i 100 mila voti che in Sicilia dovrebbe portare Rosario Crocetta; i 20 mila offerti da un europarlamentare campano ex Idv che fa il tifo per il segretario (Vincenzo Iovine); e infine i 200 mila voti che – sempre secondo questi calcoli – dovrebbero arrivare grazie ai tre uomini forti di cui Bersani dispone al sud: gli europarlamentari Andrea Cozzolino, Gianni Pittella e Paolo De Castro. Sempre a proposito di sud, al comitato Bersani hanno poi calcolato che il meridione potrebbe essere il vero terreno su cui verranno decise le primarie. E se è vero che il 40 per cento degli elettori del centrosinistra si trova a sud di Roma si capisce perché alla lunga, nella corsa per la premiership, potrebbe avere un peso il fatto che Renzi non è riuscito a radicarsi nel triangolo tra Palermo, Bari e Napoli (a Napoli, per capirci, solo due dei 92 sindaci della provincia hanno scelto di stare con Renzi – Poggio Marina e Agerola – e prendendo in considerazione i consiglieri comunali e regionali e i parlamentari napoletani non ce n’è uno che alle primarie abbia scelto Renzi, tranne Andrea Sarubbi).

    In questo senso, dunque, per il centrosinistra l’Ohio d’Italia potrebbe essere il mezzogiorno, ma a ben vedere il peggior incubo di Renzi non è tanto il meridione (Renzi è convinto di avere un potenziale inespresso nei sondaggi che gli deriva non dai capicorrente ma dal voto d’opinione), è un altro: ritrovarsi nella sua città con una maggioranza bersaniana. Un rischio che Renzi ha messo nel conto e che secondo lo stesso Rottamatore, nel caso in cui dovesse verificarsi, rappresenterebbe il colpo di grazia per il sindaco di Firenze.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.