Parenti serpenti

Annalena Benini

Quando Rosy Bindi si è trasformata, durante il talk-show del Tg3, in Hannibal Lecter (contro Matteo Renzi “che vuole scardinare il Partito democratico” e che, in un modo per Rosy inaccettabile, chiedeva qualche seggio in più per domenica prossima; “i conti veri li faremo al congresso”, ha detto Bindi, minacciosa), è stato chiaro che il centrosinistra è finalmente diventato una vera grande famiglia. Più del clima allegro e festoso in cui si sono fatte le file per le primarie, più degli attestati di stima che Pier Luigi Bersani e Renzi si scambiano di continuo, contano le coltellate.

    Quando Rosy Bindi si è trasformata, durante il talk-show del Tg3, in Hannibal Lecter (contro Matteo Renzi “che vuole scardinare il Partito democratico” e che, in un modo per Rosy inaccettabile, chiedeva qualche seggio in più per domenica prossima; “i conti veri li faremo al congresso”, ha detto Bindi, minacciosa), è stato chiaro che il centrosinistra è finalmente diventato una vera grande famiglia. Più del clima allegro e festoso in cui si sono fatte le file per le primarie, più degli attestati di stima che Pier Luigi Bersani e Renzi si scambiano di continuo (anche i messaggini pieni di “cose buone”, ha detto Bersani sorridendo), contano le coltellate, le frecciatine e i lamenti su chi ha avuto più attenzione e chi più sgambetti, per cementare uno schieramento, per sentirsi davvero parenti. Un saggio pubblicato sabato sul New York Times (“Sibling Rivalry: One Long Food Fight”) racconta le lotte e le invidie tra fratelli per la supremazia biologica, per le attenzioni dei genitori e per ottenere i pezzi di pollo migliori a tavola (le risse fra Groucho Marx e i suoi fratelli, James Joyce che ruba l’ultimo pancake dal piatto e viene inseguito per le scale dagli altri tre fratelli, i Kennedy che si gettano nella baia con fette di torta al cioccolato per strapparle ai parenti e più modestamente i calci sotto il tavolo, le spiate e le urla di certi nostri pranzi della domenica, che accolgono volentieri anche liti con genitori, figli, lontani cugini, zie suore).

    L’altra sera, e di nuovo ieri, in attesa delle interviste separate a Renzi e Bersani da Fabio Fazio, dopo una bella domenica in cui ci si prestavano le penne fra votanti, si offrivano caffè, si versava in media molto più di due euro per la registrazione alle primarie, Bersani garantiva “la competizione in amicizia”, e Renzi stravolto che chiedeva “un applauso a Pier Luigi, che ha vinto il primo round”, a tratti, leggendo dichiarazioni o cambiando canale, sembrava di tornare dentro “Festen”: il famoso film danese in cui va in scena una terribile festa di compleanno di una grande famiglia borghese. Ci si riunisce tutti, con cuochi, abiti eleganti e ottime intenzioni, ci si sforza di mostrare calore e affetto, fino a che il primogenito si alza in piedi per proporre un brindisi al capofamiglia, ed ecco l’esplosione del conflitto, con sdegno e rivelazioni e un famigliare legato a un albero. Rosy Bindi avrebbe legato chiunque, l’altra sera (anche Bianca Berlinguer che le toglieva la parola con gusto per darla di volta in volta a Zoro, a Vendola, a Tabacci), e tra sorrisi e auguri Renzi ha infine esultato come in una vera guerra (“abbiamo vinto in tutti i comuni in cui pensavano di vincere loro”), come nei pranzi della domenica, quando ci si allea con il vicino di tavolo contro la zia cattiva; così ieri Bersani, che prima ha cercato di annettersi anche l’iniziativa delle primarie, l’ha sgridato perché ha questo “vizio” di dividere noi e loro: “Loro chi? siamo tutti noi”, ma in questo bellissimo, difficile “noi” ci sono quelli che considerano i voti a Renzi “inquinati” da orribili elettori di centrodestra, e Nichi Vendola giudica “impensabile” un endorsement a Renzi, questo “juke box delle banalità” che piace ai banchieri. Il New York Times spiega che, crescendo, le rivalità tra fratelli, utilizzate spesso dai genitori come corsi darwiniani di addestramento alla vita, si appianano, e quasi ci si vuole bene. I vecchi conflitti riesplodono solo durante le cene di famiglia, soprattutto nei giorni di festa (e nei pressi di Massimo D’Alema). O in occasione di ballottaggi.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.