
Cosa fare per rimontare/11
Meno paternalismo. Meno pompe di benzina. E basta Homer Simpson. Così Renzi vince
“Preferisco vincere male che perdere bene”. Lo ha detto Matteo Renzi a Lilli Gruber, impegnata nel più classico dei fervorini: “Hai condotto la tua battaglia, hai fatto vedere quanto vali, potresti accontentarti di perdere con onore”. La solita manfrina sul vincitore morale, giusto alla vigilia del primo turno delle primarie. Insomma, bravo ma adesso basta. Per vincere male, un altro paio di frasi così – che minano alla base la retorica ufficiale della sinistra, tutta protesa verso gli ultimi – forse non basteranno.
Leggi gli interventi di Pietrangelo Buttafuoco - Maurizio Crippa - Sofia Ventura - Antonio Funiciello - Mario Adinolfi - Lanfranco Pace - Daniele Bellasio - Giorgio Tonini - Alessandro De Nicola e Carlo Stagnaro - Beppe Di Corrado
Pubblichiamo l'undicesimo e ultimo di una serie di interventi sul tema "Renzi, cosa fare per rimontare". Altri seguiranno nel corso della giornata
“Preferisco vincere male che perdere bene”. Lo ha detto Matteo Renzi a Lilli Gruber, impegnata nel più classico dei fervorini: “Hai condotto la tua battaglia, hai fatto vedere quanto vali, potresti accontentarti di perdere con onore”. La solita manfrina sul vincitore morale, giusto alla vigilia del primo turno delle primarie. Insomma, bravo ma adesso basta. Per vincere male, un altro paio di frasi così – che minano alla base la retorica ufficiale della sinistra, tutta protesa verso gli ultimi – forse non basteranno. Ne suggeriamo comunque qualcuna, con spirito da allenatore che in campo non c’è mai andato (poche cose son per noi fonte di sbadiglio come la politica). Potrebbe dire che d’ora in poi ognuno si piglia le proprie responsabilità. Quindi non vale più l’unica regola di vita che Homer Simpson, il più scansafatiche tra gli impiegati alla centrale nucleare di Springfield, insegna al figlio Bart: “Era già così quando sono arrivato” (c’era la tv, c’era Berlusconi, c’era la crisi).
Potrebbe dire che la scuola serve agli ultimi per provare ad arrivare primi, non per stimolare la creatività, per di più facendo credere a chiunque che esprimersi sia un diritto inalienabile (lo è, ma in privato, se amici e congiunti vi sopportano: in pubblico vigono altre regole). Potrebbe dire che il paternalismo di Pier Luigi Bersani francamente ha scocciato, e che da tempo non sentivamo tanti discorsi condiscendenti nella forma e avvelenati nella sostanza. Potrebbe dire che a lui piace Steve Jobs, non la provincia dove la modernità sono le pompe di benzina.
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