Sondaggi e rinvii

Un Pdl federato coi centristi può arrivare al 30 per cento

Salvatore Merlo

Premessa: il Pdl è un labirinto di specchi e di inganni ottici, le inclinazioni di Silvio Berlusconi sono mobili come piuma al vento e nella notte tra martedì e mercoledì pare che il Cavaliere abbia cambiato idea ancora una volta e congelato la minaccia di una sua lista (ha sfogliato un sondaggio di Alessandra Ghisleri: la sua Forza Italia prenderebbe meno voti del Pdl guidato da Angelino Alfano: il Pdl sarebbe tra l’8 e il 10 per cento, mentre Forza Italia tra il 6 e l’8).

    Premessa: il Pdl è un labirinto di specchi e di inganni ottici, le inclinazioni di Silvio Berlusconi sono mobili come piuma al vento e nella notte tra martedì e mercoledì pare che il Cavaliere abbia cambiato idea ancora una volta e congelato la minaccia di una sua lista (ha sfogliato un sondaggio di Alessandra Ghisleri: la sua Forza Italia prenderebbe meno voti del Pdl guidato da Angelino Alfano: il Pdl sarebbe tra l’8 e il 10 per cento, mentre Forza Italia tra il 6 e l’8). Tuttavia all’incertezza del Cavaliere, sospeso tra scissione e capitolazione ma convintissimo nel voler depennare le primarie, non si contrappone una linea granitica e priva di incertezze. Il segretario del Pdl Alfano non ha le idee chiare, piuttosto attende le mosse del suo padrino politico, non esclude nemmeno di rinunciare del tutto alle primarie (ieri ufficialmente rinviate) per riabbracciare il Cav., e tiene così aperte di fronte a sé tutte le ipotesi, anche quella della resa. Difatti i dirigenti che si sono stretti attorno al segretario a intermittenza ne diffidano: resisterà Angelino agli urti di Berlusconi? Nessuno lo sa. Ma questa era soltanto la premessa, perché alle incertezze parallele di Alfano e Berlusconi in queste ore corrisponde anche, pur nel marasma, il consolidarsi di un piano di battaglia che i dirigenti del Pdl, da Franco Frattini a Maurizio Lupi, da Mario Mauro a Gaetano Quagliariello a Maurizio Sacconi e Roberto Formigoni, hanno sottoposto all’attenzione di Alfano. Un progetto che coinvolge Pier Ferdinando Casini, Luca Cordero di Montezemolo, Andrea Riccardi e, in prospettiva, anche il profilo e l’agenda di Mario Monti.

    Tutto parte da un sondaggio gustoso: se Berlusconi va via e radicalizza la sua offerta politica, Alfano potrebbe articolare un rapporto di alleanza con le altre forze del centro moderato, sullo stile del Ppe italiano. A legge elettorale invariata, questa ipotetica formazione, secondo un sondaggio della Ipr, raggiungerebbe il 30 per cento dei consensi. Come spiega al Foglio il direttore di Ipr, Antonio Noto: “Si tratta del potenziale di un centro allargato alla società civile, alle associazioni liberali e cattoliche di Montezemolo e Riccardi, alle Acli, alla Cisl, e all’elettorato di centrodestra che in questi anni ha votato Pdl”. A tale ipotesi punta il gruppo politico di Comunione e liberazione al completo, compresi Mauro e Formigoni, ma anche l’area degli ex di An, soprattutto Gianni Alemanno (e forse anche Maurizio Gasparri). “Quello che si deve tentare è abbastanza chiaro”, dice il senatore Andrea Augello, che si muove nell’ombra tra Alfano e il sindaco di Roma: “In Italia esiste un blocco che vale quasi il 40 per cento dell’elettorato ed è in cerca di rappresentanza. Da qui alle elezioni bisogna costruire la confederazione dei moderati”. Con o senza Berlusconi? La risposta è che senza la figura ingombrante del Cavaliere sarebbe persino più facile, e forse Berlusconi se n’è accorto ed è anche per questo che ora ha visibilmente rallentato sull’ipotesi di scindersi dal Pdl e rifondare Forza Italia. Che cosa farà Alfano? Chi gli sta intorno ha suggerito finché possibile di insistere con le primarie, al costo di spingere Berlusconi fuori dal partito o, in alternativa, costringerlo ad accettare sia le nuove regole sia la nuova leadership. “A quel punto lo metteremmo nell’astuccio. Farebbe il padre nobile molto, molto, defilato”, dicono nel partito, “solo così potremmo lavorare liberamente per un’alleanza anche dal sapore montiano con Montezemolo e Casini”. Per ora prevale la linea del Cav.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.