Le non-primarie carbonare di Grillo e la commedia umana dei candidati

Marianna Rizzini

Il non-partito, il non-statuto e le non-primarie: Beppe Grillo gioca di negazione per affermare che la sua isola-che-non-c’è è il migliore dei mondi possibili, e però i fastidi della democrazia dal basso (quella che ha tanto propagandato) gli rovinano la festa. Ha lanciato le “parlamentarie” dopo aver denigrato le “nullarie” altrui, Grillo, ma ieri, giorno di avvio delle selezioni smaterializzate l’ex comico è stato sommerso di messaggi di attivisti indignati che, sul suo blog, lamentavano “stranezze” attorno al voto di candidature on line.

    Il non-partito, il non-statuto e le non-primarie: Beppe Grillo gioca di negazione per affermare che la sua isola-che-non-c’è è il migliore dei mondi possibili, e però i fastidi della democrazia dal basso (quella che ha tanto propagandato) gli rovinano la festa. Ha lanciato le “parlamentarie” dopo aver denigrato le “nullarie” altrui, Grillo, ma ieri, giorno di avvio delle selezioni smaterializzate (i candidati si presentano con un video dal portale del Movimento Cinque Stelle, e possono essere votati da “elettori” certificati fino al 6 dicembre), l’ex comico è stato sommerso di messaggi di attivisti indignati che, sul suo blog, lamentavano “stranezze” attorno al voto di candidature on line: gente che pur certificata non è riuscita a votare; gente che aveva i requisiti per essere candidata ma non è finita tra i candidabili; gente che trova “antipatico” che un movimento che si vanta di essere “dei cittadini” faccia regole restrittive “che nemmeno il Pd”; gente che si chiede “ma sono reali queste votazioni?”; gente che dubita del server usato per contare i voti finali (“sempre della ditta, no?”); gente che lo vuole “vedere in tv”, Grillo, perché “poteva fare di meglio”. Ma lui, Grillo, resta nell’iperuranio di chi ha detto due volte “vaffa” e ora scaccia come mosche le grane spicciole, minimizzando: “Che sappia è la prima volta al mondo che un movimento, sulla carta il secondo italiano, sceglie i suoi parlamentari on line senza alcun filtro”, scrive su Twitter mentre la base lamenta filtri a non finire.

    Soprattutto, il migliore dei mondi possibili – dove peraltro la dissidente Federica Salsi denuncia “minacce di morte” via Web a seguito delle polemiche per la sua partecipazione a “Ballarò” – è un mondo inconoscibile: Grillo non risponde alle venti domande che da giorni girano sul web per iniziativa degli attivisti meno appiattiti sulla linea, quelli che chiedono cose tipo: quanti sono gli iscritti che votano i candidati? chi sono gli amministratori del portale da cui si accede al voto? chi controlla? chi proclama i risultati? chi ha accesso alle informazioni sensibili? chi gestirà i fondi parlamentari per la comunicazione (che l’ex comico ha avocato a sé tramite lettera da pre-firmare prima di candidarsi)? Né compare in pubblico, a misurarsi con i vituperati avversari in carne e ossa, lo spin doctor Gianroberto Casaleggio, il guru dai capelli semiricci che parla come una profezia Maya (presto tutti morti e risorti come Avatar) e ragiona come uno che, più prosaicamente, si occupa di e-commerce in un ufficio di Milano centro. Non dice nulla, Casaleggio, del malfunzionamento nei fatti della “democrazia della rete” osannata in teoria; non ha detto nulla neanche quando Enrico Sassoon, uno dei suoi soci, ha dichiarato sul Corriere della Sera di voler lasciare l’incarico per i troppi dubbi sulla natura della Rete: democrazia pura o teatro di linciaggio, per di più a sfondo razzista?

    Chi ci aveva creduto – “uno vale uno” – sbatte contro un muro: non si voleva un partito e ci si ritrova quasi quasi società segreta. In mezzo ci sono i video artigianali degli aspiranti “portavoce” al Parlamento (se eletti, mai dirsi “onorevoli”, ha ordinato Grillo). Molti viaggiano già su Youtube (il blog “il Nichilista” da ieri li raccoglie): tra caminetti accesi, nature morte, inquadrature monche, paesaggi incontaminati e muri bianchi, uffici vuoti e cucine piene, si presentano al pubblico votante giovani donne (poche) attive nelle campagne sui rifiuti, ingegneri di mezza età (molti) che rivendicano militanza quinquennale, studenti, operai, architetti, librai, bancari, nonne con nipoti e addetti stampa di grillini allineati (c’è quello di Max Bugani, consigliere non solidale con Federica Salsi a Bologna). Quasi tutti, poco creduti, dicono: ho pensato a lungo se candidarmi. Dai forum giungono commenti contro i giornalisti che sui siti fanno vedere solo i candidati da comédie humaine e “nascondono” gli altri – ma la verità è che il vivere (o l’operare) nascostamente tenta soprattutto Grillo e Casaleggio.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.