L'intervento di Washington

Ecco il piano di Obama per prendere Damasco assieme ai ribelli siriani

Daniele Raineri

L’Amministrazione Obama partecipa all’addestramento e all’equipaggiamento di unità di disertori dell’esercito siriano in Giordania, in vista della spinta finale su Damasco. La Casa Bianca in questi ventuno mesi di rivoluzione contro il presidente Bashar el Assad è stata cauta, al limite dell’indifferenza, ma ora che è arrivata la fase terminale della guerra civile vuole intervenire in modo più aggressivo.

    L’Amministrazione Obama partecipa all’addestramento e all’equipaggiamento di unità di disertori dell’esercito siriano in Giordania, in vista della spinta finale su Damasco. La Casa Bianca in questi ventuno mesi di rivoluzione contro il presidente Bashar el Assad è stata cauta, al limite dell’indifferenza, ma ora che è arrivata la fase terminale della guerra civile vuole intervenire in modo più aggressivo. Dove si preparano le forze dell’opposizone siriana che dovranno prendere Damasco? Secondo una fonte d’intelligence il luogo è Yajooz, tra la capitale Amman e il vicino confine con la Siria, dove c’è la base Kasotc (King Abdullah II Special Operations Training Center). E’ un’installazione militare vastissima creata nel 2009 tra le rocce del deserto su un disegno fornito del Pentagono (e con finanziamento americano) che serve per addestrare le truppe al combattimento urbano in un contesto arabo e alle “tattiche di guerra irregolare”. A ottobre è arrivato al Kasotc un contingente di 150 “specialisti” militari americani – ma è un luogo dove le forze speciali americane sono di casa, la loro ultima attività ufficiale sul posto risale a maggio, all’esercitazione “Eager Lion 2012”. Ora, secondo la fonte d’intelligence, quegli istruttori americani assieme alla Cia preparano combattenti siriani dell’opposizione, in gran parte ex ufficiali con esperienza militare che hanno disertato. L’addestramento comprende la messa in sicurezza dei 75 depositi dove il governo di Damasco conserva le armi chimiche (questo numero esatto è apparso ieri sul Washington Post) e la possibilità di diventare la spina dorsale dell’esercito e dei servizi segreti della Siria nel dopo Assad.
    L’attacco su Damasco probabilmente non arriverà da nord, da Aleppo, Hama e Homs, dove i ribelli guadagnano in fretta terreno, ma arriverà da sud, da Daraa, la prima città dove scoppiò la rivoluzione, e da oltre il confine, dalla Giordania. Secondo i ribelli, alcune “nazioni amiche” dell’opposizione – non specificate – avrebbero chiesto loro di rallentare l’avanzata.

    L’avanzata dentro la capitale fino al bunker presidenziale di Assad sul monte Qassioun è nelle intenzioni dei ribelli un’operazione meglio organizzata e con ranghi più compatti rispetto al passato. Sarà quindi differente dall’invasione di Aleppo – cominciata di slancio a luglio senza che i guerriglieri avessero un traguardo chiaro e ora diventata un penoso stallo militare contro l’esercito regolare. E sarà differente anche dall’operazione “Vulcano di Damasco”, a metà luglio, quando migliaia di ribelli occuparono alcuni distretti centrali della capitale, ma pochi giorni dopo furono costretti a fuggire e in molti finirono trucidati. L’addestramento dato ai ribelli in Giordania è la mossa dell’Amministrazione Obama per rivendicare qualche diritto sul finale della guerra civile in Siria e togliere influenza e spazio ai gruppi estremisti legati o ispirati ad al Qaida.
    Secondo due articoli distinti e apparsi in date diverse su Wall Street Journal e Atlantic, gli americani hanno compilato una cosiddetta “lista bianca” dei gruppi ribelli ritenuti affidabili, da appoggiare e aiutare con equipaggiamento e armi. Hanno anche creato una “war room” per gestire questi gruppi in collaborazione con i servizi segreti giordani e sauditi ed esiste un “corridoio giordano”, attraverso cui transitano uomini e armi, che parte dai campi d’addestramento in Giordania, passa per il confine e per Daraa e arriva a Damasco.

    La minaccia chimica accelera la guerra
    La preparazione dei ribelli siriani per la spinta su Damasco potrebbe essere accelerata dalle notizie che arrivano dai depositi delle armi chimiche dove – secondo il sito di Wired (ha già dimostrato in passato di avere una fonte affidabile) – il governo siriano ha ordinato ai militari di miscelare in piccola quantità i due elementi, i cosiddetti precursori, che assieme compongono il Sarin, un tipo di gas nervino. Il Sarin, oltre a essere ovviamente letale, è anche instabile, corrosivo e decade molto velocemente, diventa inutilizzabile nel giro di pochi mesi. Potrebbe essere un messaggio agli americani di Assad, che sa che i siti sono sorvegliati. Lunedì il sito della rivista Atlantic ha scritto che il Mossad negli ultimi due mesi ha chiesto due volte alla Giordania per conto del governo israeliano l’autorizzazione a bombardare i siti delle armi chimiche e anche che droni israeliani volano sul confine tra Siria e Giordania. A novembre il grande radar siriano M1 che controlla lo spazio aereo verso sud, verso la Giordania, è saltato in aria, la regione ora è un angolo cieco per Assad. Questo fronte sud, più della Turchia, conterà.

    *Immagini prese dentro la base KASOTC in Giordania durante l'esercitazione "Eager Lion 2012"

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)