Il Grillo caduto dal piedistallo

Marianna Rizzini

La parodia delle “parlamentarie” di Beppe Grillo, selezione non apertissima di cittadini candidati on line, già gira per il Web: “Ciao sono tal dei tali, peso tot, le mie misure non le ricordo, la casta fa schifo, i partiti pure, al liceo una volta forse ho alzato uno striscione, il mio numero al televoto è 01”. Non è (ancora) la cacciata dall’Olimpo, ma ha l’aria della caduta dal piedistallo – mediatico, prima di tutto, ma anche della rete, della trasparenza, dell’anticasta e del sondaggio: Beppe Grillo non abita più nel cielo dei non toccati dal fango del mondo, quelli che dicono agli altri “voi fate schifo” senza mai essere disarcionati.

Leggi Il Pd del dopo primarie prosciuga il centro a LCdM e Casini

    Roma. La parodia delle “parlamentarie” di Beppe Grillo, selezione non apertissima di cittadini candidati on line, già gira per il Web: “Ciao sono tal dei tali, peso tot, le mie misure non le ricordo, la casta fa schifo, i partiti pure, al liceo una volta forse ho alzato uno striscione, il mio numero al televoto è 01”. Non è (ancora) la cacciata dall’Olimpo, ma ha l’aria della caduta dal piedistallo – mediatico, prima di tutto, ma anche della rete, della trasparenza, dell’anticasta e del sondaggio: Beppe Grillo non abita più nel cielo dei non toccati dal fango del mondo, quelli che dicono agli altri “voi fate schifo” senza mai essere disarcionati. Grillo, negli ultimi giorni, per effetto delle primarie del Pd e delle critiche interne, ha fatto anche uno scivolone di popolarità: dai fasti del ventuno per cento che gli veniva pronosticato un mese fa, è passato al 16,3 per cento del sondaggio Emg per La7 di lunedì scorso (ma Enrico Mentana dice: “Mi sorprendo a sentire recitare il de profundis di Grillo: se uno ci avesse detto, due anni fa, che Grillo sarebbe arrivato al sedici per cento, gli avremmo riso in faccia. Faccio notare che il M5s prende, nei sondaggi, cinque volte i voti del partito di Casini”). Eppure appare più forte del previsto, la “cara vecchia tv generalista”, nella “lotta contro la rete volubile ed emotiva”, dice il critico Aldo Grasso: “E’ la tv che ha dato a Grillo il colpo più grosso: è bastato che ci fosse attenzione su un contenuto più forte, ed ecco le magagne”.

    Grillo, stavolta, ha raccolto (e non fatto) una grande pernacchia collettiva, con i suoi casting elettorali cliccati furiosamente da internauti sghignazzanti di fronte alle presentazioni stralunate con parole in libertà (come quelle del candidato romano Alberto Magarelli, codino e parlata da film di Verdone: “C’hanno ragione, semo populisti. Io so’ la ggente, parlo con me stesso. Entra uno o entra n’artro”, in Parlamento, “l’importante è, da dentro, darje foco, cioè proprio sterminare. Ma chi stermini, se quelli già so morti?”). “Pagliacciata”, dicono i commentatori dei forum, davanti all’agroimprenditore in video con il cane e al candidato che entra improvvisamente nel piano-sequenza con divano vuoto. “Grande Fratello”, è il grido che si alza dal Web. Beppe Grillo non è più il re incontestato, la rete gli si ritorce contro: lì, sul Web, avvengono strani cliccaggi e strane esclusioni, dicono gli attivisti, improvvisamente delusi dal comico demiurgo; sulla rete si amplifica la voce dei dissidenti che si dimettono (ieri uno in provincia di Vicenza) e che, espulsi, denunciano (Valentino Tavolazzi da tempo critica il sistema imposto dall’ex comico per la formazione delle liste, detto anche “casaleggium”, dal nome dello spin doctor Gianroberto Casaleggio, alchimista telematico della ditta omonima). Carlo Freccero, di fronte a Grillo, si interroga su un “curioso paradosso”: più “si constata l’impotenza del politico e più si parla di primarie”. E’ come dire ‘più si parla di sesso e meno si scopa’, solo che qui è evidente che la democrazia non conta nulla. Come se, non potendo dominare il mondo, si potesse dominare come amministratori di condominio. Vogliono dire tutti la loro sul Web – influenzati dalla tv – ma non si risolve così il problema di democrazia. Qui o sei ultracompetente o niente”. Ohimè molti candidati grillini appaiono ipo-competenti. Ma a Freccero a questo punto interessa altro: “In Grillo c’è la cultura del capo tipica del pensiero di destra. Nella sua triade, lui ci mette il carisma, Casaleggio la competenza 2.0, gli altri la connessione. Ma le parlamentarie sono fallimentari”.

    Più effimero del previsto pare, poi, l’effetto del “vaffanculo” continuo dell’ex comico. Grillo prende in giro il Bersani vittorioso (“Gargamella è felice”) e fa la vittima (“ci vogliono escludere dal Parlamento con un emendamento bipartisan”) mentre attacca tutti per compattare i suoi e magari per mascherare la caduta dalle molte facce. Dal Fatto Quotidiano Malcom Pagani dice che “è sempre stato così” e che “la caduta fa parte dell’‘Essere Beppe Grillo’, del suo manifesto di sventolata diversità. Grillo ha grande capacità di attrarre le masse, ma è quello che si fa cacciare dalla Rai. Fa la nuotata metaforica tra gli azionisti Telecom e la nuotata fascistoide nello Stretto di Messina. Ma se non fosse così antipatico, ostile, ridicolo, Grillo semplicemente non sarebbe. Se somiglia a qualcuno, Grillo non esiste. E gode come un pazzo quando la politica civile lo rampogna. Chi può sapere che cosa faranno davvero i suoi candidati dopo la presa del Palazzo d’Inverno? Nessuno, ma Grillo ha bisogno della fiammata, anche marinettiana. Il massimo del situazionismo è adesso, dopo viene la normalizzazione, e Grillo normalizzato è Carlo Giovanardi. Non puoi mettere la gente sull’arca e poi dire: siamo in piscina”.

    Poi certo, chissà. Sempre Mentana dice: “Più ci si avvicina all’appuntamento che conta più si vedono le imperfezioni del M5s, ma resta evidente che quello è un veicolo che potrebbe essere utilizzato da milioni di italiani. A molta gente Grillo piace proprio per il suo settarismo. Non so che cosa succederà, ma si vede che il suo movimento ha l’esclusiva dell’ondata iconoclasta. Molti vogliono votare gente che non ha personalità ma farà opposizione. Sono neocatecumenali della politica. E Grillo è una via di mezzo tra Milena Gabanelli e il Gabibbo”. Grillo trasparente? Non più, agli occhi di chi voleva essere candidato “dal basso”. Grillo anticasta? Non con lui e Casaleggio asserragliati nella torre d’avorio. A Mariarosa Mancuso, critica cinematografica con ottima memoria televisiva, viene in mente Giorgio Faletti che a “Drive In” vestiva i panni del predicatore di Bagnocavallo, quello che urlava: “Anatrema a tutti voi! Gente senza un dio, senza una credenza e neanche un comodino”.


    Leggi Il Pd del dopo primarie prosciuga il centro a LCdM e Casini

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.