Trattativa a Cinque stelle

Grillini di Sicilia alle prese con il dilemma della poltrona

Marianna Rizzini

Fare una camminata “in nome del popolo sovrano”; farsi vedere per le vie di Palermo come nel “Quarto stato” di Pellizza da Volpedo, tutti in marcia con dietro i cittadini verso il Palazzo della regione, di mattina, dai Quattro Canti al Corso, con lo striscione, tra gente indaffarata e signore con la spesa: i grillini di Sicilia avevano deciso di presentarsi così, ieri, alla prima seduta dell’Assemblea regionale siciliana, per ricordare al mondo che “per portare avanti il programma del M5s ci sarà bisogno dell’impegno di tutti i siciliani che dovranno seguire e monitorare l’attività dei quindici deputati.

    Fare una camminata “in nome del popolo sovrano”; farsi vedere per le vie di Palermo come nel “Quarto stato” di Pellizza da Volpedo, tutti in marcia con dietro i cittadini verso il Palazzo della regione, di mattina, dai Quattro Canti al Corso, con lo striscione, tra gente indaffarata e signore con la spesa: i grillini di Sicilia avevano deciso di presentarsi così, ieri, alla prima seduta dell’Assemblea regionale siciliana, per ricordare al mondo che “per portare avanti il programma del M5s ci sarà bisogno dell’impegno di tutti i siciliani che dovranno seguire e monitorare l’attività dei quindici deputati. Solo grazie al loro contributo concreto, di cui questa camminata è il simbolo, l’attività dei portavoce potrà vedere la sua massima espressione”. E però la purezza peripatetica era già stata leggermente inquinata dalle polemiche della vigilia sulla cosiddetta “trattativa” (non quella stato-mafia, ma quella sulla presidenza e vicepresidenza della regione). Trattano o non trattano, i grillini?, si erano chiesti i cronisti, dopo che i quindici attivisti a Cinque stelle avevano detto “no” all’offerta dell’Udc (volete sedere voi sulla poltrona più alta del Palazzo?), per poi riaffacciarsi a sottolinare che qualcosa a loro spettava, essendo “il primo movimento politico della regione con il 14,9 per cento” e, per dirla con l’ex candidato presidente grillino Giancarlo Cancelleri, “il gruppo più numeroso dell’Ars”.

    Il no, infatti, non voleva dire proprio no. Poteva voler dire sì a una delle due vicepresidenze, per esempio: “Qualcuno pensa che qui possano trattarci come dei ragazzini sprovveduti”, diceva Cancelleri. “Hanno fatto male i conti. Noi non chiediamo nulla, solo perché sappiamo quello che ci spetta. Però certe logiche di spartizione a noi non interessano. Ma vogliamo ricoprire, con ruoli importanti, posizioni che ci consentano di portare avanti i nostri programmi politici”. Nella selva di “ma” e “però” maturava l’annuncio di ieri, quello che “spiazzava tutti”, come si leggeva sul sito di Livesicilia.it, pieno di commenti di cittadini anche grillini un po’ perplessi (“ma non volevate restare umili ed essere il terminale della rete”?): invece sì, vogliamo proprio la presidenza della regione, diceva Cancelleri, sorridendo sopra al pizzetto che accomuna molti eletti e candidati grillini (moda? segno distintivo?). La vogliamo, la presidenza, era il ragionamento, ma non perché qualcuno ce la offre. E vogliamo metterci Antonio Venturino, l’eletto siciliano più anziano (47 anni), quello che ha insegnato Commedia dell’arte in Inghilterra (“mi sono sempre occupato di maschere”, diceva Venturino, “cercherò di portare un po’ di allegria all’interno del Palazzo”). L’idea di essere inconoscibili sembrava divertire Cancelleri, l’uomo che nella sua presentazione on line aveva usato non chiarissima sintassi (“sono convinto nel valore dell’uomo”, era il suo slogan). Ma ieri, prima che l’Ars eleggesse a presidente l’udc Giovanni Ardizzone, l’inconoscibilità diventava bandiera: “Stanno impazzendo, non riescono a decifrarci, sono ammanicati nella logica di contrattazione di questa partita a dama. Noi, da perfetti novizi, a dama non sappiamo giocare, abbiamo proposto una partita a scopa. Loro però non ne conoscono le regole perché è il gioco della gente”.

    Eppure “l’equidistanza” grillina da “tutte le forze politiche e dalle idee” non riusciva a tenere lontani i commenti degli osservatori sul gran trambusto attorno alle vicepresidenze e sull’interesse a Cinque stelle per alcune poltrone (la presidenza della commissione Territorio e ambiente, per esempio). Intanto Beppe Grillo dava la linea su un affare non solo siciliano: abbasso la Consulta e viva la Procura di Palermo (contro il presidente della Repubblica). Dulcis in fundo, il guru di Obama, Michael Slaby, ammetteva di avere incontrato da “privato” Gianroberto Casaleggio, guru del M5s, per un colloquio su politica e nuove tecnologie.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.