L'Expo dei ficcanaso globali

Daniele Raineri

Fra cinque giorni all’hotel Hilton di Kuala Lumpur, in Malesia, si apre la Iss, la fiera a numero chiuso delle aziende specializzate nella sorveglianza su Internet e nelle intercettazioni di massa, davanti alla solita platea di agenzie di sicurezza, enti governativi, osservatori militari e dei servizi segreti. L’anno scorso era andata bene, tre giorni a febbraio a Dubai, in mezzo alle monarchie del Golfo più ricche e disposte a spendere per tenere sotto controllo la popolazione ed evitare il contagio delle ribellioni arabe.

    Fra cinque giorni all’hotel Hilton di Kuala Lumpur, in Malesia, si apre la Iss, la fiera a numero chiuso delle aziende specializzate nella sorveglianza su Internet e nelle intercettazioni di massa, davanti alla solita platea di agenzie di sicurezza, enti governativi, osservatori militari e dei servizi segreti. L’anno scorso era andata bene, tre giorni a febbraio a Dubai, in mezzo alle monarchie del Golfo più ricche e disposte a spendere per tenere sotto controllo la popolazione ed evitare il contagio delle ribellioni arabe. Quest’anno la Iss è nel sudest asiatico, alta tecnologia, poca democrazia, vicinanza alle sedi delle aziende più forti, è come se giocasse in casa. Questo settore d’affari non è noto al grande pubblico ma funziona, senza guardare in faccia i grandi clienti, all’incontro della domanda e dell’offerta: i governi chiedono di sapere che cosa si dicono i cittadini via mail, sui social network e con i telefonini, i privati competono per offrire soluzioni.

    Un anno fa, nel dicembre 2011, Wikileaks ha pubblicato i cosiddetti “Spy Files”, il catalogo delle aziende occidentali che si occupano di intercettazioni di massa. Prezzi, brochure pubblicitarie e prestazioni di 160 compagnie specializzate nella sorveglianza e nello spionaggio su Internet, di cui sette italiane. In realtà nello scoop di un anno fa  – allora ampiamente rilanciato dai giornali – mancavano i duri del business, le aziende cinesi e indiane che saranno all’Iss fra una settimana.
    Il programma della fiera pare interessante (pare, perché non è aperto al pubblico). Mercoledì 12 dicembre alle 15 c’è la presentazione di Gmail Retriever, un software creato apposta per leggere le mail spedite con Gmail, uno dei servizi di posta elettronica con più utenti al mondo (anche l’ex direttore della Cia, David H. Petraeus, usava un account su Gmail per scambiarsi messaggi con l’amante). Gmail Retriever si occupa di leggere la posta di singoli utenti, ma ci sono anche sistemi di vigilanza a inquadratura larghissima, studiati per auscultare le pulsazioni della massa. Subito dopo Gmail Retriever arriva la presentazione di Poms, un software che sorveglia in tempo reale di che cosa si parla su Internet, quindi la tendenza generale dell’opinione pubblica, anche individuando termini chiave sui social network. Per esempio: se gli utenti Facebook di un paese usano parole di malcontento con più frequenza del normale, Poms se ne accorge. Poco più tardi c’è anche un’azienda italiana, la Gr Sistemi, che fa una dimostrazione su Phoenix, la cimice audio e Gps che non si può scoprire. Poco prima c’è invece la Kommlabs Dezign Pvt. con una proposta dal prezzo interessante: un centro di sorveglianza sotto i centomila dollari, perché è una fiera d’affari a porte chiuse ma segue le regole del mercato.

    I nomi che vanno nel settore sono due: Huawei, il gigante delle telecomunicazioni cinesi, sempre attivo nella ricerca di strumenti d’intercettazione di massa; Semptian, fondata da ex manager di Huawei per occuparsi di firewall con la sicurezza di  stato cinese e che ora ha creato Gmail Retriever. Ieri uno special report di Reuters ha accusato Huawei di avere ceduto a MobinNet, il primo provider di Internet wireless in Iran, la capacità software di leggere  i pacchetti di dati che viaggiano in linea. Huawei nega di avere venduto alla compagnia iraniana questo tipo di prodotto, ma Reuters ha raccolto prove che dimostrano il contrario, anche grazie a un ex dipendente. L’agenzia cita anche un dissidente – pestato a sangue dai servizi di sicurezza iraniani: “Conoscevano tutte le mie chiamate e avevano pure le trascrizioni”.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)