La lista Bagnasco vota Monti, con pidiellini delusi, reduci ruiniani e ciellini
Con l’intervista di ieri al Corriere della Sera, il cardinale Angelo Bagnasco scarica definitivamente Silvio Berlusconi reputandolo sostanzialmente irresponsabile: “Non si può mandare in malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. Ciò che lascia sbigottiti è l’irresponsabilità di quanti pensano a sistemarsi mentre la casa sta ancora bruciando”, dice duro il capo della Cei.
Con l’intervista di ieri al Corriere della Sera, il cardinale Angelo Bagnasco scarica definitivamente Silvio Berlusconi reputandolo sostanzialmente irresponsabile: “Non si può mandare in malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. Ciò che lascia sbigottiti è l’irresponsabilità di quanti pensano a sistemarsi mentre la casa sta ancora bruciando”, dice duro il capo della Cei. Insieme, afferma di appoggiare un proseguio dell’esperienza di Mario Monti, una sorta di contrappeso alla sinistra e alla probabile vittoria di Pier Luigi Bersani. La chiesa, delusa da Angelino Alfano che sembrava poter garantire (così aveva più volte detto ai vescovi) un rinnovamento del Pdl senza Berlusconi, è in cerca di nuove strade. L’imbocco più probabile è una lista per Monti-Italia con la partecipazione attiva e incisiva dei fuoriusciti del Pdl e del mondo che ruota intorno alle associazioni di Todi. Certo, la strada non è semplice anche perché alcuni pezzi forti dell’associazionismo, a cominciare da Andrea Riccardi (Sant’Egidio) fino ad Andrea Olivero (Acli), facendo fronte comune con Luca Cordero di Montezemolo non hanno escluso la possibilità di fare asse col Partito democratico, forti anche, almeno così sostengono, di sondaggi che accreditano un valore negativo all’imbarco di personaggi il cui nome ricorda una collaborazione fattiva con Berlusconi. Ma a Bagnasco tutto ciò che odora di sinistra non piace, di qui l’idea di una lista diversa, sulla quale far salire anche il movimento di Montezemolo e Pier Ferdinando Casini. A una condizione però: che tutti si lavori solo e soltanto per Monti.
In Cei le bocche sono cucite, così come fra i delusi del Pdl. Ma la realtà è che il cantiere è aperto per creare quel Ppe italiano a cui si vorrebbe mettere Monti come guida. Un Ppe i cui nemici sono da una parte la sinistra, dall’altra Berlusconi a cui si vuole sottrarre il meglio dell’area moderata. L’idea piace non soltanto in Cei, ma anche nelle logge del palazzo apostolico dove il feeling del Papa e del segretario di stato Tarcisio Bertone con Monti non trova paragoni in nessuna delle recenti legislature. I contatti sono continuati, ripetuti, un amore che non è destinato a scemare. E ieri un segnale è arrivato anche dalla radio vaticana che ha intervistato Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della commissione lavoro della Cei, che ha detto: “In questo momento, il mandare a spasso Monti è una mossa sbagliatissima”.
A lavorare di sponda con la Cei ci sono gli “alfaniani” delusi, c’è Mario Mauro e un’area significativa di politici vicini a Comunione e Liberazione, Maurizio Lupi escluso. C’è Franco Frattini e c’è, soprattutto, l’area che ruota attorno a Gianni Alemanno. C’è Alfredo Mantovano che proprio in queste ore, mentre la Cei lanciava segnali preoccupati per quei “principi non negoziabili” che a suo dire Montezemolo non garantirebbe, tuonava contro l’iter di approvazione della legge per l’equiparazione dello status dei figli nati fuori dal matrimonio, sulla discussa norma relativa ai casi di incesto: “Al di là del fatto che l’emendamento in materia è stato proposto in commissione al Senato da un esponente del Pdl, un ex An come Filippo Saltamartini, è quel che è avvenuto alla Camera che mi lascia sconcertato. Una volta emersa l’assoluta incongruenza di quella previsione non si è avuto il coraggio di farne, tutti, una battaglia. Su temi come questi non può esserci libertà di coscienza. Dov’è quel partito nato, come disse proprio Bondi, sul caso Eluana e che aveva già consentito di vincere la battaglia sulla legge 40?”. Come Mantovano, anche Eugenia Roccella, invitata agli stati generali dell’associazione Coscioni, diceva che “tecnicamente ci sarebbero i tempi per approvare il testo del fine vita entro il termine della legislatura. La maggioranza dei senatori ha chiesto infatti la calendarizzazione in Aula e Schifani ha accolto questa proposta”. Da ultimo sembra ci sia anche Roberto Formigoni che non pare intenzionato a ritirarsi a vita privata.
Il Foglio sportivo - in corpore sano