Oggi sposi, in chiesa gay friendly

Paola Peduzzi

Il matrimonio dovrebbe essere aperto a tutti, indipendentemente dal sesso, le partnership civili sono una conquista, ma non abbastanza, perché il matrimonio prevede un impegno diverso, ben più profondo, ben più serio. E deve essere celebrato in chiesa, laddove le chiese si rendano disponibili. E’ questa la sintesi del pensiero di “Freedom to marry”, un gruppo formato da diciannove politici conservatori britannici: gli esponenti più noti sono il sindaco di Londra, Boris Johnson, e il ministro dell’Istruzione, Michael Gove.

    Il matrimonio dovrebbe essere aperto a tutti, indipendentemente dal sesso, le partnership civili sono una conquista, ma non abbastanza, perché il matrimonio prevede un impegno diverso, ben più profondo, ben più serio. E deve essere celebrato in chiesa, laddove le chiese si rendano disponibili. E’ questa la sintesi del pensiero di “Freedom to marry”, un gruppo formato da diciannove politici conservatori britannici: gli esponenti più noti sono il sindaco di Londra, Boris Johnson, e il ministro dell’Istruzione, Michael Gove. I diciannove firmatari hanno pubblicato una lettera sul Sunday Telegraph, due giorni fa, in cui rilanciavano la tesi urlata dal podio della conferenza di partito a settembre dallo stesso premier, David Cameron: “Sono a favore dei matrimoni gay non nonostante io sia una conservatore, ma proprio perché sono un conservatore”. Ieri anche l’ex primo ministro, John Major, ha deciso di dare il suo sostegno al matrimonio gay in chiesa: “Il premier ha chiarito che le chiese saranno libere di scegliere se celebrare questo tipo di matrimoni, e questo è l’approccio giusto”. La libertà di scelta è l’essenza dell’operazione: quando si voterà, entro la Pasqua del prossimo anno dicono i beninformati, i conservatori avranno libertà di coscienza. Ma nella proposta del governo sulla questione, che deve essere presentata entro venerdì, la posta è alta: gli omosessuali devono poter sposarsi in chiesa. Liberamente.

    Tim Montgomerie, commentatore di spicco dell’area social-conservatrice dei Tory (e cristiano), spiegava ieri sul Times l’iniziativa di “Freedom to marry” come manifesto di un nuovo conservatorismo che difende l’uguaglianza del matrimonio per gli omosessuali ma anche la libertà religiosa, così come già era stato stabilito dalla ridefinizione del Partito conservatore inglese, dopo gli anni tremendi delle sconfitte elettorali: nel 2006, si era stabilito che l’uguaglianza tra matrimoni eterosessuali e omosessuali dovesse entrare nel codice fiscale, con un’armonizzazione di detrazioni e deduzioni. Secondo Montgomerie la mozione dovrebbe essere introdotta già nel prossimo budget. Sull’onda di questo fervore ugualitario, anche il Times ieri pubblicava il suo secondo editoriale (il primo era su Berlusconi, naturalmente) a favore del matrimonio gay, strumento per rinsaldare le istituzioni britanniche.

    Centotrenta parlamentari conservatori non la pensano come Cameron e minacciano guerra e i giornali di sinistra cavalcano la lotta interna: l’Independent raccontava ieri che molti hanno avvertito Cameron della pericolosità di questa rottura con metà del partito; il magazine New Statesman spiegava che questa battaglia mostra quanto Cameron sia debole e solitario. In realtà gli ottimisti di destra sono convinti che far convergere liberaldemocratici e laburisti su una questione tanto delicata sia una manovra politica raffinata, che anticipa una svolta nei partiti conservatori che, secondo i cameroniani, è destinata ad affermarsi ovunque nel mondo.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi