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C'è del metodo nel caos organizzato dal Cav., ma lo conosce solo lui

Salvatore Merlo

“Cavaliere, si ricandiderà?”, chiede Bruno Vespa. E lui: “Vuole la risposta di ieri, di stamattina, di oggi a pranzo o di adesso?”. E’ nell’(auto)ironia che si rivela l’amletismo di Silvio Berlusconi, l’ex premier che ieri, in versione Pietro Metastasio (“confuso nel dubbio funesto…”) ha fatto calare, con cinismo ludico e un po’ matto, una fitta coltre di confusione su tutta la linea: la sua candidatura, sui rapporti con la Lega (“ottimi, ma se non fanno l’accordo cadono le giunte in Piemonte e Veneto”) e sulle relazioni con Monti (“un disastro, ma se si candida lui io mi ritiro, purché riunisca tutti i moderati compresi i leghisti”).

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    “Cavaliere, si ricandiderà?”, chiede Bruno Vespa. E lui: “Vuole la risposta di ieri, di stamattina, di oggi a pranzo o di adesso?”. E’ nell’(auto)ironia che si rivela l’amletismo di Silvio Berlusconi, l’ex premier che ieri, in versione Pietro Metastasio (“confuso nel dubbio funesto…”) ha fatto calare, con cinismo ludico e un po’ matto, una fitta coltre di confusione su tutta la linea: la sua candidatura (“non faccio un passo indietro, ma Alfano è in pole per la premiership”), sui rapporti con la Lega (“ottimi, ma se non fanno l’accordo cadono le giunte in Piemonte e Veneto”) e sulle relazioni con Monti (“un disastro, ma se si candida lui io mi ritiro, purché riunisca tutti i moderati compresi i leghisti”). Insomma Berlusconi non è più così sicuro – ma lo è mai stato? – di riproporsi alla presidenza del Consiglio anche nel 2013.

    Gianni Letta e Fedele Confalonieri ieri hanno passato il pomeriggio a Palazzo Grazioli con il Cavaliere, un lungo pranzo, un lungo consiglio famigliare e politico con i due uomini che più di tutti, e da una posizione molto ravvicinata, negli ultimi tempi hanno cercato di dissuaderlo dal ricandidarsi. Stavolta non hanno insistito, non si sono ripetuti, tuttavia Letta e Confalonieri hanno consigliato prudenza: “Non affrettare decisioni che possono ancora essere rimandate”. Berlusconi ha annuito e, intervistato da Bruno Vespa, a sera, ha poi difatti traccheggiato su tutto. D’altra parte l’incertezza è nelle cose, e il Cavaliere l’asseconda di buon grado, fedele com’è – persino troppo – al suo carattere e alla sua biografia politica: “Le decisioni io le prendo soltanto quando ho un’autostrada sgombra di fronte”. E in questo momento l’autostrada è agitata da un caos dai tratti quasi indecifrabili. Nelle ultime ore l’ex premier ha visto incrinarsi, e talvolta crollare, alcuni dei pilastri che reggono l’ipotesi di un suo ritorno prepotente (e quasi certamente perdente) sulla scena: la Lega di Roberto Maroni non si allea con lui, la minacciata scissione di un pezzo del Pdl mette a rischio il suo controllo sulle liste elettorali e, infine, le voci intorno a una possibile candidatura del professor Monti si sono fatte un po’ meno inverosimili che nei giorni scorsi (a proposito: sembra sia pronto un decreto, favorito dal Quirinale, che agevola nella raccolta delle firme chiunque si vorrà candidare). Meglio restare coperti finché si può, dunque, anche a rischio di un gigantesco pasticcio comunicativo come quello di ieri sera. Il limite di tempo è Natale, per allora dovranno essere pronte le liste elettorali e solo allora sarà chiaro se l’Italia avrà Mario Monti in politica e Silvio Berlusconi in panchina (o quasi in panchina).

    Intanto però il Cavaliere è minacciato da una rivolta dal sapore montiano, all’interno del suo Pdl, ed è minacciato pure, all’esterno, da un processo politico a Bruxelles: i tedeschi della Cdu raccolgono firme per censurarlo e metterlo sostanzialmente fuori dal Partito popolare europeo. Nei contatti riservati, a Bruxelles, la richiesta è arrivata molto chiara al presidente del Ppe Wilfried Martens, e la piccola scissione del gruppo parlamentare del Pdl a Strasburgo, guidata dal ciellino Mario Mauro e da Roberta Angelilli, oggi, avrà in realtà la funzione di proteggere il Cavaliere da questa eventualità. Ieri si è stretto attorno a Berlusconi un cordone sanitario per impedirgli di andare, oggi, alla riunione dei vertici del Ppe: sembra che la faticosa operazione di contenimento abbia avuto successo e che il Cavaliere se ne resterà in Italia. Ma chissà, gli ultrà di Arcore vogliono vederlo coraggioso e battagliero di fronte allo sguardo non precisamente amichevole di Angela Merkel (“Monti è stato molto meglio del suo predecessore”, ha detto ieri il ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schaeuble). “Il rischio è che se Berlusconi entra nella stanza con gli altri leader, quelli escono tutti”, teme Andrea Augello. E Daniela Santanchè: “Voglio proprio vederli. Quelli sono tante Rosy Bindi, democristiani”.

    Lo spacchettamento degli spacchettati
    Rimane tuttavia fortissima l’agitazione nel partito berlusconiano e adesso sono i dirigenti del Pdl a minacciare uno “spacchettamento”. Gianni Alemanno, Roberto Formigoni, Maurizio Lupi, Gaetano Quagliariello, in un pazzotico gioco di specchi, stanno rivolgendo contro Berlusconi la minaccia di Berlusconi (“ricandiderò solo il dieci per cento dei parlamentari”): pensano a un Pdl separato, ma alleato, del Cavaliere, meccanismo identico a quello avviato in parallelo dalle parti di Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri, pronti con una loro lista di destra-destra.

    Leggi Beati gli ultimi

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.