Il mondo si sveglia con un altro missile nordcoreano, che però vola davvero
Sarà anche “un progetto pacifico”, come l’ha definito un portavoce del ministero degli Esteri di Pyongyang, ma il lancio del missile nordcoreano avvenuto ieri mattina ora locale (piena notte in Italia), in anticipo sulla data in origine prevista, ha scatenato solo reazioni negative. Se sono riusciti a mandare in orbita un satellite, prima o poi saranno capaci anche di lanciare testate nucleari, commentano preoccupate le cancellerie occidentali, la Russia (fino a oggi sempre tiepida nel condannare i nordcoreani) e anche la Cina.
Sarà anche “un progetto pacifico”, come l’ha definito un portavoce del ministero degli Esteri di Pyongyang, ma il lancio del missile nordcoreano avvenuto ieri mattina ora locale (piena notte in Italia), in anticipo sulla data in origine prevista, ha scatenato solo reazioni negative. Se sono riusciti a mandare in orbita un satellite, prima o poi saranno capaci anche di lanciare testate nucleari, commentano preoccupate le cancellerie occidentali, la Russia (fino a oggi sempre tiepida nel condannare i nordcoreani) e anche la Cina. “E’ un atto provocatorio”, fa sapere la Casa Bianca, mentre il segretario generale dell’Onu, il sudcoreano Ban Ki-moon, parla di “atto deplorevole che potrà avere conseguenze serie sulla pace e la stabilità”. Il governo di Pechino, l’ultimo grande protettore del regime di Pyongyang – che di fatto lo mantiene in vita con tonnellate di derrate alimentari e medicinali –, condanna il lancio e chiede al paese vicino di “rispettare le risoluzioni delle Nazioni Unite”, sperando però che la risposta della comunità internazionale sia “cauta” e non inneschi una “pericolosa escalation”. Unica voce fuori dal coro è l’Iran, che attraverso il vicecapo delle Forze armate, il brigadiere generale Masoud Jazayeri, si è subito congratulato per “il successo dell’esperimento”, il segno che “le potenze dominanti come l’America non possono fermare il progresso degli stati indipendenti, che con la resistenza riescono a compiere passi significativi nel campo della ricerca scientifica e tecnologica”.
E’ la prima volta che la Corea del nord riesce a effettuare con successo il lancio di un proprio missile. I suoi quattro precedenti tentativi da quando è stato varato il programma “Stella luminosa”, negli anni Ottanta, erano tutti falliti, con il missile che poco dopo la partenza si disintegrava in mare, spesso dopo non più di due minuti dal lancio. Anche il Comando americano per la difesa dello spazio aereo ha ammesso che Pyongyang stavolta ha mandato davvero qualcosa in orbita, probabilmente un satellite, anche se nessuno sa a cosa servirà. Il missile, nella sua traiettoria ha sorvolato pure Okinawa, l’isola dove si trova fin dal termine della Seconda guerra mondiale una delle più grandi basi navali americane nel Pacifico. Gli Stati Uniti hanno scelto di non intercettare il razzo, forse perché colti alla sprovvista dall’anticipo sulla data prevista o perché hanno pensato fosse preferibile non aprire un nuovo teatro di tensione in Asia. Anche perché, come hanno scritto i quotidiani in Giappone e Corea del sud, diversi osservatori iraniani sarebbero stati presenti nel sito da cui è stato lanciato il missile. Fonti ufficiali del governo degli ayatollah smentiscono, ma a Tokyo si dicono convinti che emissari di Ahmadinejad fossero in prima fila a godersi lo spettacolo. E proprio sul legame – a quanto pare molto stretto – tra Teheran e Pyongyang, i servizi segreti di Washington non sembrano avere dubbi, al punto che l’Iran potrebbe intensificare proprio dal regime di Kim Jong-un l’acquisto di materiale da utilizzare per i suoi piani nucleari, aggirando così l’embargo internazionale. Preoccupata la Corea del sud, avamposto democratico tra Pechino e Pyongyang, un po’ come lo è la Turchia membro della Nato nel Mediterraneo orientale.
Il successo dell’operazione consolida il potere interno del giovane Kim Jong-un, il ventinovenne leader che da poco meno di un anno governa la Corea del nord dopo la morte del padre, Kim Jong-il. E’ il suo trionfo, per ore la tv di stato (l’unica del paese) ha diffuso le sue immagini affiancandolo al padre e al nonno, triade di eroi che ha fatto e continua a fare grande il paese. Meglio di così non poteva andare, spiega in una nota ufficiale l’agenzia Kcna, anche perché quello che sta terminando è il centesimo anniversario dalla nascita di Kim Il-sung, il padre della patria che da leader eterno continua a guidare la nazione, anche se dal 1994 è imbalsamato nel mausoleo di Kumsusan. Per mesi, Kim Jong-un sembrava dover rappresentare la svolta tanto attesa, l’apertura del regime più chiuso al mondo alla realtà circostante. Si faceva vedere in giro con la first lady, applaudiva divertito a Minnie e Topolino, simboli Disney di quella cultura americana tanto disprezzata da essere bandita entro i confini coreani. E’ stato lui, appena entrato in carica come comandante in capo, a ridurre il peso e il potere delle Forze armate, allontanando gli elementi più rigidi e legati all’èra paterna. Faceva ben sperare, aveva studiato all’estero, sorrideva di più rispetto a Kim Jong-il, sempre serio durante le interminabili parate. Alla fine, però, è stato proprio lui a realizzare il sogno del nonno e del padre, riuscendo dove entrambi avevano fallito.
A Pyongyang si sentono forti, tanto da avvertire il mondo che è meglio non agitarsi: “Usate la ragione, state calmi e la situazione non prenderà una direzione non desiderabile. Non ci importa cosa dicono gli altri, noi continueremo a lanciare satelliti. E’ un nostro diritto”.
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