Euro-egemonia
E’ una nuova zona euro molto tedesca quella che i leader europei stanno costruendo, tra Ecofin straordinari sulla supervisione bancaria e vertici ordinari sulla Road map verso una “vera unione economica e monetaria”. L’accordo raggiunto alle quattro del mattino di ieri dai ministri delle Finanze dell’Ue per trasferire la vigilanza bancaria alla Bce è stato definito “storico” dal commissario ai Servizi finanziari, Michel Barnier.
Bruxelles. E’ una nuova zona euro molto tedesca quella che i leader europei stanno costruendo, tra Ecofin straordinari sulla supervisione bancaria e vertici ordinari sulla Road map verso una “vera unione economica e monetaria”. L’accordo raggiunto alle quattro del mattino di ieri dai ministri delle Finanze dell’Ue per trasferire la vigilanza bancaria alla Bce è stato definito “storico” dal commissario ai Servizi finanziari, Michel Barnier. “Pochissime persone fino a qualche anno fa ci avrebbero creduto capaci di prendere decisioni di questa portata in così poco tempo”, ha spiegato il commissario agli Affari economici, Olli Rehn. In appena sei mesi, l’Ue è riuscita a trovare un compromesso su uno dei temi più sensibili per la sovranità economica nazionale: le banche. “Io e Angela Merkel abbiamo trovato un buon compromesso”, ha detto François Hollande. La Bce formalmente avrà il diritto di vigilare su tutte le 6.000 banche della zona euro.
Ma a ben guardare, pur di arrivare a un compromesso entro la fine del 2012, l’accordo sul “meccanismo di supervisione unico” appare molto tedesco. La proposta originaria della Commissione è stata annacquata. Come chiedeva il ministro delle Finanze di Berlino, Wolfgang Schäuble, nella pratica la Bce potrà vigilare direttamente solo sui 200 istituti di credito più grandi. Le autorità nazionali continueranno a controllare quotidianamente le banche medio-piccole, comprese le Landesbank e le Sparkasse tedesche. La Germania l’ha avuta vinta anche sulla tempistica per trasferire la supervisione alla Bce: non più il 1° gennaio 2013 e nemmeno il 1° gennaio 2014. Francoforte assumerà definitivamente i suoi nuovi poteri solo nel marzo del 2014. Del resto Angela Merkel lo ha riconosciuto ieri davanti al Bundestag: “Abbiamo avuto successo sulle richieste chiave della Germania”. E ora che i leader europei si apprestano a lanciare la seconda fase dell’unione bancaria, oltre alla Road map per rafforzare l’integrazione della zona euro, Merkel non potrebbe essere più chiara: “La Germania rigetta la mutualizzazione permanente dei debiti, in qualsiasi forma”, ha avvertito. Sull’unione bancaria, Berlino promette battaglia sulla ricapitalizzazione diretta delle banche – le cui modalità dovranno essere concordate – e sull’Autorità di risoluzione delle crisi bancarie. Quanto all’idea di un fondo europeo di garanzia dei depositi e di risoluzione delle crisi, “bisogna essere pragmatici”, dice Barnier al Foglio: “Oggi non è possibile. Non sarebbe giusto chiedere ai risparmiatori tedeschi di usare i loro soldi per salvare le banche di altri paesi”.
Le ambizioni frustrate di Van Rompuy
L’ambizione della Road map del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha subìto lo stesso declassamento. Le idee messe sul tavolo in settembre includevano gli Eurobill e il Fondo di mutualizzazione del debito. A ottobre la solidarietà era garantita dalla proposta di una “capacità fiscale” (bilancio autonomo) della zona euro per rispondere agli choc asimmetrici e incentivare finanziariamente i paesi che conducono le riforme. Nella bozza di conclusioni del vertice che si è aperto ieri sono rimasti solo “gli accordi di natura contrattuale” tra i singoli paesi e le istituzioni europee sulle riforme strutturali pro competitività. Insomma, il bastone teutonico senza la carota per i mediterranei. Le discussioni sulle modifiche dei trattati per immaginare qualche forma di mutualizzazione del debito verranno rinviate al 2015, dopo le elezioni europee, ma soprattutto dopo le elezioni tedesche. “Stiamo per affrontare le questioni più difficili che riguardano la sovranità: la migliore situazione sui mercati non deve essere una scusa per i governi per procrastinare”, ha detto il presidente della Commissione, José Manuel Barroso. “Bastano una o due notizie nazionali per mettere a rischio i risultati ottenuti finora”, ha aggiunto. Ma il suo appello a non perdere lo “slancio”, con ogni probabilità, non verrà ascoltato.
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