Nel camerino di Grillo, Mangiafuoco shakespeariano

Marianna Rizzini

Il Beppe Grillo-Mangiafuoco è apparso in video con i capelli in gran scompiglio, le guance rosse, gli occhi spiritati, il sopracciglio sollevato a metà: minaccia che si materializza sul palco, voce grossa davanti alle marionette in attesa di essere buttate nella brace per capriccio. Sempre teatro è, anche un po’ surreale, con quel Crono burattinaio che annuncia di voler divorare i figli e con quei figli che si chiedono “chi sarà il prossimo?”, sperando come Pinocchio di sfuggirgli.

    Il Beppe Grillo-Mangiafuoco è apparso in video con i capelli in gran scompiglio, le guance rosse, gli occhi spiritati, il sopracciglio sollevato a metà: minaccia che si materializza sul palco, voce grossa davanti alle marionette in attesa di essere buttate nella brace per capriccio. Sempre teatro è, anche un po’ surreale, con quel Crono burattinaio che annuncia di voler divorare i figli e con quei figli che si chiedono “chi sarà il prossimo?”, sperando come Pinocchio di sfuggirgli. Ma non è “teatro della crudeltà” nel senso “inteso dal suo fondatore Antonin Artaud”, dice il critico Pietro Favari, ché in Artaud “crudeltà” non aveva un significato lineare, ma era storia complessa di una realtà messa a nudo. Quando pensa alla messa in scena dell’ira funesta di Grillo, Favari lo paragona piuttosto “allo shakespeariano Riccardo III, uno che fa fuori senza indugio tutti quelli che non sono d’accordo”, e ancor di più all’‘Ubu re’, con Gianroberto Casaleggio nel ruolo di Madre Ubu che dice frasi come: ‘Non hai tu un culo come tutti gli altri? Ebbene questo culo dovresti metterlo su un trono!’”. La carica istrionica di Grillo, dice Favari, “è eccessiva, paradossale, da pupazzone, più grottesca che politica”.

    Rovesciando lo specchio, si trova invece Paolo Villaggio – che in Grillo vede il “politico” più e prima del comico. E anzi Villaggio “non ne può più” di veder accostare a Grillo, a suo avviso “un politico che fa antipolitica e quindi un grande innovatore”, sempre e solo “la qualifica di comico”: “Nessuno si è stupito quando l’attore Ronald Reagan è diventato presidente degli Stati Uniti e quando l’altro attore Arnold Schwarzenegger è diventato governatore della California”, dice Villaggio, ancora memore “di quando Dario Fo vinse il Nobel e Repubblica titolò: ‘Mistero buffo a Stoccolma’”. Poi certo, “l’animale politico è un animale ingannevole; in politica quel che conta è quello che si vuole far credere, non quello che si pensa realmente. Fai sondaggi e prometti, anche se non potrai mantenere quello che c’è da far sognare per avere i maggiori consensi – perché l’equazione è consenso uguale potere”. C’è chi pecca di “concorrenza sleale”, dice Villaggio, convinto che Grillo sia “in assoluta buona fede, al contrario dei molti oppositori interessati a sminuire, a forza di vignette con ‘Grillo Mussolini’, l’influenza di uno che cavalca una tigre forse molto valida. Dittatore, dicono. E’ vero il contrario. Le regole erano già lì: cari signori, non bisogna assolutamente comportarsi come i nostri nemici naturali. Niente tv, niente interviste. Lui, Grillo, è sempre lui. Lo vedi da come si muove, dalla forza che ci mette – dico: quest’uomo ha attraversato a nuoto lo Stretto di Messina. E non penso che abbia perso molti consensi, come si spera”.

    Il Grillo “attore di crudeltà” non convince l’attore Franco Branciaroli: “Più che altro qui siamo al teatro di rivista. E però ai cacciati dico anche che se io domani fondo una setta in cui bisogna adorare il bisolfato di rame, e se i miei adepti accettano l’assunto, poi non è che io divento fascista se li butto fuori quando smettono di rispettarlo, motivo per cui non ci si può lamentare più di tanto, secondo me. Senza Grillo questa moltitudine non esisterebbe. E quindi nell’ottica di Grillo, che è un’ottica parareligiosa, ha ragione Grillo. E’ come quando negli anni Settanta si andava tutti felici a morire sulle spiagge indiane in mezzo ai cobra: non ci si può aspettare che un’entità che arriva alle soglie del Parlamento attraverso la via elettronica e impalpabile indicata dal guru si adatti alle regole della nazione democratica, scritte su carta. Grillo, il comico su battuta che mostrava un talento alla Oscar Wilde per il calembour, ora appare nervoso, in fibrillazione: si avvicina il giorno in cui dovrà gestire il potere, lui assieme al suo santone, una specie di Toni Negri dai capelli lunghi che risponde al nome di Casaleggio”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.