
Ginocchia d'oro
Di sicuro sono le pagine più costose mai lette finora. 3,7 milioni di dollari diviso per 64 pagine, con disegnini di cuori trafitti e dolciumi, fanno circa 57 mila dollari cadauna. Per questo le abbiamo molto gustate, ancora prima di sapere che l’avvocato di Lena Dunham avrebbe fatto causa (com’era prevedibile) al sito Gawker che le aveva messe online lo scorso lunedì.
Di sicuro sono le pagine più costose mai lette finora. 3,7 milioni di dollari diviso per 64 pagine, con disegnini di cuori trafitti e dolciumi, fanno circa 57 mila dollari cadauna. Per questo le abbiamo molto gustate, ancora prima di sapere che l’avvocato di Lena Dunham avrebbe fatto causa (com’era prevedibile) al sito Gawker che le aveva messe online lo scorso lunedì. Ora le ha tolte, lasciando però le citazioni (anche queste a rischio, in quanto proprietà della Random House che ha staccato l’assegno) e i commenti non proprio lusinghieri sull’autrice. L’accusa: aver messo in piazza i fatti propri spacciandoli come consigli utili a cavarsela tra diete (in inglese diet, “a four letter word”, vale a dire una parolaccia), sesso che mai somiglia a quel che abbiamo favoleggiato, rivalità con l’intero universo femminile: mamme, sorelle, amiche, rivali in amore.
Bastava scaricarle con prontezza per ritrovarsi nel computer la scaletta del libro, che si intitolerà “Not That Kind of Girl”. Assieme alla confessione “come sono diventata scrittrice” (nonché attrice, regista, e sceneggiatrice della serie “Girls”, che tornerà sulla Hbo il 13 gennaio con la seconda stagione). Tutta colpa di “Having It All: Love, Success, Sex, Money Even If You’re Starting With Nothing” e della sua copertina, che mostrava Helen Gurley Brown seduta davanti a una scrivania, con i capelli perfettamente acconciati, l’aria sorridente di una che ce l’ha fatta nella vita. Nulla di più corrispondente al vero: Helen, nata nell’Arkansas, aveva lavorato come copywriter negli anni di “Mad Men”, era stata per tre decenni direttore di Cosmopolitan, cambiando i connotati alla rivista e facendola diventare obbigatoria per ogni ragazza che volesse prendersi “il meglio di tutto”, e nel 1962 aveva scritto “Sex and the Single Girl”.
Lena Dunham allora aveva 19 anni, i capelli orribilmente ossigenati, un fidanzato gay e un principio di Fupa, che sta per Fat Over Pussy Area (noi diremmo “pancetta”, ma chi ha visto “Girls” sa che Lena non sta indietro quando bisogna nominare le cose con crudeltà). Da Helen Gurley Brown, morta novantenne lo scorso agosto, non ha imparato la lezione trionfale – per questo la serie a parecchie spettatrici orfane di “Sex and the City” sembra eccessivamente punitiva e malinconica – ma la cocciutaggine e la capacità di resistere alle umiliazioni o alle figuracce. Anche autoinflitte: nessuno, con le ginocchia a tronchetto che Lena si ritrova, avrebbe il coraggio di presentarsi alla prima newyorchese di “This is 40” (l’ultimo film girato da Judd Apatow che di “Girls” è produttore) con un abito rosso che le lascia scoperte. Probabilmente un editor di buon senso prima di mandare il libro in stampa leverà di mezzo le pagine dove Lena Dunham tiene il suo diario alimentare (molto più ricco delle mille calorie giornaliere che secondo Helen Gurley Brown potevano bastare).
Sarebbe però un peccato perdere per strada quelle sul “rispetto di sé”, inteso come rimedio a tutte le sventure che possono capitare a una ragazza (segue elenco esilarante di conversazioni con maschi che agli appuntamenti di lavoro raccontano i propri problemi coniugali e dettagliano le proprie preferenze sessuali). O quelle sull’inutilità degli amori platonici, “idea buona soltanto per gente che vive odiandosi”. Fa tenerezza invece sapere che la ragazza, ossessionata dalla morte e in terapia da quando aveva sette anni, ha colto al volo l’occasione per girare un filmino dove mette in scena il proprio funerale.


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