Il Pd senza valigia

Claudio Cerasa

A pochi giorni dall’arrivo in Aula del Memorandum di Mario Monti, i vertici del Pd continuano a osservare con diffidenza l’opzione “Monti in campo” e continuano a scommettere che alla fine il presidente del Consiglio non si azzarderà a guidare una lista, non darà l’ok a chi gli chiede il placet per indicare il suo nome come “capo della forza politica” di una coalizione (formula prevista dal porcellum) e non correrà dunque il rischio di mettere in discussione il suo profilo bipartisan da super riserva della Repubblica.

    A pochi giorni dall’arrivo in Aula del Memorandum di Mario Monti, i vertici del Pd continuano a osservare con diffidenza l’opzione “Monti in campo” e continuano a scommettere che alla fine il presidente del Consiglio non si azzarderà a guidare una lista, non darà l’ok a chi gli chiede il placet per indicare il suo nome come “capo della forza politica” di una coalizione (formula prevista dal porcellum) e non correrà dunque il rischio di mettere in discussione il suo profilo bipartisan da super riserva della Repubblica (e chissà se è solo un caso che in queste ore alcuni importanti esponenti del Pd abbiano fatto arrivare a Palazzo Chigi il messaggio che nel 2013 per il Quirinale nulla è scontato perché in corsa per il dopo Napolitano ci sono ancora nomi pesanti come Romano Prodi e Massimo D’Alema). Forte di questa convinzione, il segretario del Pd – che si augura che Monti non scenda in campo anche per evitare di ritrovarsi di fronte a un avversario che secondo alcuni sondaggi potrebbe strappargli tra il cinque e il sei per cento dei consensi – ha avuto buon gioco a ripetere che i rapporti con il capo del governo, nonostante tutto, non sono cambiati e in fondo restano più che cordiali. Ma se Bersani guarda a Monti con l’occhio benevolo e fiducioso di chi pensa che il presidente del Consiglio alla fine non si candiderà, c’è chi in queste ore sta osservando le mosse del Prof. con uno sguardo diverso. I soggetti in questione sono i così detti montiani Pd che a differenza di Bersani si augurano che Monti alla fine decida di schierarsi direttamente con il nuovo Centro. Tra i montiani Pd da un lato c’è chi (come Pietro Ichino, Enrico Morando, Walter Veltroni) tifa per la discesa in campo di Monti non per transitare all’interno di quello schieramento ma per avere la certezza che nel 2013 ci possa essere un Centro forte con cui il Pd possa allearsi e costruire un patto di legislatura che permetta al centrosinistra di allontanarsi dalle posizioni oltranziste dei Nichi Vendola e delle Susanna Camusso. Dall’altro lato, invece, si trovano i soliti popolari del Pd eternamente pronti a lasciare il partito per dar vita a un nuovo grande Centro guidato da Monti. Un fronte, questo, che nelle ultime ore, però, ha registrato una trasformazione piuttosto significativa.

    La trasformazione è presto detta: fino a qualche tempo fa i popolari guidati da Giuseppe Fioroni – quelli che insomma hanno passato l’ultimo anno di vita a stringere rapporti con il mondo dei Raffaele Bonanni, Andrea Riccardi, Luca Cordero di Montezemolo, Pier Ferdinando Casini, Lorenzo Dellai – avevano messo nel conto che in caso di formazione di una grande lista Monti il loro passaggio all’interno di questo soggetto politico sarebbe stato praticamente scontato, e sarebbe stato il frutto naturale di un ragionamento politico elementare: il Pd non è più il Pd, è diventato troppo simile al Pds e se davvero vogliamo rifare un Partito democratico lo spazio giusto da presidiare è quello del Centro. E così, fino a qualche settimana fa, tra Montecitorio e Palazzo Madama giravano persino i nomi dei democratici che avevano trovato un accordo con il mondo neocentrista: per il Lazio Lucio D’Ubaldo, per l’Umbria Gianpiero Bocci, per l’Abruzzo Tommaso Ginoble, per la Campania Luciana Pedoto, per il Veneto Rodolfo Viola, per la Lombardia Antonio Rusconi, per la Sicilia Benedetto Adragna, per l’Emilia Romagna Gianluca Benamati (con l’aggiunta del senatore Marco Follini e di Mauro Ceruti, relatore nel 2008 della Carta dei valori del Pd). Questo, appunto, fino a qualche giorno fa: quando Fioroni, dopo aver riunito la sua corrente, ha spiegato ai suoi uomini più fidati che la Lista Monti rischia di essere un “guazzabuglio peggiore del Pd” e che quindi ogni ipotesi di scissione non è più da considerare. “Il punto – racconta al Foglio un esponente Pd vicino a Fioroni – è che per come si stanno mettendo le cose il pericolo è che Monti alla fine scelga di non candidarsi e di stare lì a osservare le elezioni da una comoda postazione nascosta a bordo campo, e il rischio è che insomma questo grande centro si trasformi in un clamoroso flop elettorale”. Fioroni ieri pomeriggio ha riunito le sue truppe, ha delineato i nuovi piani, ha spiegato perché non intende rinunciare alla posizione privilegiata di “guardiano del confine del Pd” e pur essendo favorevole alla discesa in campo di Monti ha dato l’impressione di essere pessimista rispetto alla nascita di un “rivoluzionario soggetto montiano”. Nonostante ciò alcuni fioroniani doc (come D’Ubaldo, che tre giorni fa ha annunciato il suo addio al Pd) hanno scelto una strada diversa per il loro futuro politico e hanno già deciso di volersi comunque contare quando Monti porterà alle Camere il suo Memorandum. Lo faranno tra venerdì e sabato; lo faranno esattamente come tutti gli altri montiani del Pd (da Ichino a Veltroni) pronti a certificare la loro vicinanza più all’agenda del professore che all’agenda di Bersani; e lo faranno però con un atto simbolico e – novità – senza avere più le vecchie valigie in mano.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.