No all'eutanasia, dice il rapporto Sicard, e Hollande annuncia il contrario

Nicoletta Tiliacos

Il rapporto sul fine vita in Francia è stato ieri consegnato a François Hollande dal presidente onorario del Comitato di bioetica, Didier Sicard, a capo della commissione incaricata di valutare l’introduzione di “un’assistenza medicalizzata per concludere dignitosamente la vita”, come promesso nel programma elettorale di Hollande. L’attuale legge Leonetti sulle disposizioni anticipate di trattamento e il rifiuto dell’accanimento terapeutico, vieta infatti eutanasia e suicidio assistito.

    Il rapporto sul fine vita in Francia è stato ieri consegnato a François Hollande dal presidente onorario del Comitato di bioetica, Didier Sicard, a capo della commissione incaricata di valutare l’introduzione di “un’assistenza medicalizzata per concludere dignitosamente la vita”, come promesso nel programma elettorale di Hollande. L’attuale legge Leonetti sulle disposizioni anticipate di trattamento e il rifiuto dell’accanimento terapeutico, vieta infatti eutanasia e suicidio assistito. Le centoquaranta pagine del “rapporto  Sicard” parlano di “applicazione insufficiente, dopo 13 anni, della legge che ha lo scopo di garantire le cure palliative; di quella relativa ai diritti del malato (legge Kouchner), dopo 10 anni; infine della legge Leonetti, dopo 7 anni”. Si riscontra poi una “profonda insoddisfazione dei cittadini”, soprattutto per quanto riguarda il difficile accesso alle cure palliative, mentre è sorprendentemente diffusa l’ignoranza di quanto prescritto dalla legge Leonetti, “priva di visibilità, mal applicata se non inapplicata”. Ne consegue “l’esigenza di applicare risolutamente le leggi attuali, piuttosto che di immaginarne continuamente di nuove”, e la messa in guardia contro “l’utopia di risolvere con una legge la grande complessità delle situazioni di fine vita”.

    La commissione Sicard, insomma, “non raccomanda di adottare nuove disposizioni legislative urgenti sulle situazioni di fine vita”. Specifica soltanto che, nelle fasi terminali, se una persona chiede l’interruzione dei trattamenti, sarebbe “crudele ‘lasciar morire’ o ‘lasciar vivere’ senza dare la possibilità di un gesto compiuto da un medico che acceleri il sopraggiungere della morte” (si parla di sedazione terminale). Il rapporto si schiera contro la pratica eutanasica, “atto medico che, per la sua radicalità… interrompe improvvisamente e prematuramente la vita”, e che “sviluppa una sua propria dinamica resistente a ogni controllo efficace, che tende necessariamente a diffondersi”. L’eutanasia, secondo la commissione, “interiorizza le rappresentazioni sociali negative di un certo numero di situazioni di vecchiaia, di malattia e di handicap”, e quindi rischia di allontanare la medicina dal “dovere universale di umanità delle cure e di accompagnamento”.

    Preso atto del rapporto Sicard, Hollande ha annunciato che procederà in modo esattamente contrario a quanto vi è consigliato: entro giugno, ha detto, si procederà alla presentazione di un progetto di legge che riguarderà l’introduzione dell’eutanasia, su richiesta del paziente, “della famiglia o dei medici curanti”. Nel rapporto questa eventualità è contemplata con preoccupazione: “Se il legislatore si prendesse la responsabilità di una depenalizzazione dell’eutanasia, la commissione intende mettere in guardia a proposito dell’importanza simbolica del cambiamento di questo divieto perché: l’eutanasia impegna profondamente l’idea che una società si fa del ruolo e dei valori della medicina; ogni spostamento di un divieto crea necessariamente delle nuove situazioni limite, provocando una domanda infinita di nuove leggi; tutta la medicina comporta una parte di azione ai confini della vita senza che sia necessario legiferare ogni volta”. Fino all’ultimo avvertimento: “Sarebbe illusorio pensare che l’avvenire dell’umanità si riassuma nell’affermazione senza limite di una libertà individuale, dimenticando che la persona umana non vive e non si inventa che nel legame con altri e dipendendo da altri. Un vero accompagnamento alla fine della vita non ha senso che nel quadro di una società solidale che non si sostituisce alla persona ma le testimonia ascolto e rispetto alla fine della sua esistenza”.