Tre col cerino in mano

Premier insondabile, sondaggi indecifrabili. La fifa di LcdM e Casini

Salvatore Merlo

Il professore più che altro prende appunti, inarca le sopracciglia, fa qualche domanda diligente ma offre poche risposte ai suoi molto pragmatici interlocutori, che rimangono comprensibilmente delusi (anche se dissimulano). Dopo averlo incontrato a Palazzo Chigi, Pier Ferdinando Casini, Luca Cordero di Montezemolo e Andrea Riccardi sono tornati ai rispettivi impegni professionali con una sola, insufficiente, certezza: Mario Monti farà una conferenza stampa per presentare una sua agenda, un Memorandum delle “riforme che sono ancora da fare e di quelle che vanno invece consolidate”, una specie di programma che il premier vuole offrire al paese.

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    Il professore più che altro prende appunti, inarca le sopracciglia, fa qualche domanda diligente ma offre poche risposte ai suoi molto pragmatici interlocutori, che rimangono comprensibilmente delusi (anche se dissimulano). Dopo averlo incontrato a Palazzo Chigi, Pier Ferdinando Casini, Luca Cordero di Montezemolo e Andrea Riccardi sono tornati ai rispettivi impegni professionali con una sola, insufficiente, certezza: Mario Monti farà una conferenza stampa per presentare una sua agenda, un Memorandum delle “riforme che sono ancora da fare e di quelle che vanno invece consolidate”, una specie di programma che il premier vuole offrire al paese. Ma non basta. E infatti Montezemolo – il più indeciso – appena uscito da Palazzo Chigi telefona ai suoi collaboratori e annulla la conferenza stampa pomeridiana con la quale avrebbe voluto annunciare la discesa in campo della lista “ItaliaFutura”. Mentre Casini, che ha un altro carattere, risponde con ironia agli amici che gli chiedono notizie: prima fa spallucce, poi adatta i tratti del viso a una singolare smorfia, l’imitazione di un volto pietrificato, quasi inespressivo: “Monti è una sfinge”.

    Le premesse erano altre. Alle orecchie di Casini, Montezemolo e Riccardi, la convocazione di ieri a Palazzo Chigi (la prima in pieno giorno, sotto gli occhi di tutti) era suonata come un segnale definitivo: “Ha finalmente deciso”. Gli incontri precedenti si erano tenuti sempre nello studio di Riccardi a largo Chigi, e una volta soltanto dal professore: di notte. Di fatti tutti e tre, ieri, si sono presentati colmi di speranze, pronti a sottoporre a Monti un vasto catalogo di problematiche da risolvere, certi di trovare le risposte nel premier tecnico che vuole farsi politico. Il professore, sostiene qualcuno, “vuole impegnarsi ma deve ancora decidere esattamente ‘come’ impegnarsi”. Secondo i maligni sfoglia sondaggi, un po’ come il Cavaliere, e ha molta poca voglia di circoscrivere il suo altissimo profilo a percentuali elettorali forse modeste. Ma nessuna rilevazione lo conforta, nessuna è intellegibile, i risultati sono troppo distanti: da un magro 10 per cento a uno stellare 30 per cento. “Il problema è che nessun sondaggio è in questo momento affidabile”, dice Antonio Noto di Ipr Marketing: “C’è molta volatilità, nessuna coalizione è definita, mancano troppi tasselli, troppe le variabili”. Scenario indecifrabile per un professore insondabile, con una sola, ingrata, certezza: la lista Monti danneggia il Pd (che perderebbe sette punti) ma non Silvio Berlusconi (che ne perderebbe soltanto uno). Un brutto regalo per il Quirinale che lo ha promosso e protetto. Ne vale la pena?

    Ferma anche la raccolta delle firme
    Il silenzio del professore inquieta i suoi sostenitori, che tuttavia si sono accordati su una linea di massima: andiamo avanti comunque, qualsiasi cosa succeda, ormai è troppo tardi. La fondazione di Montezemolo, ItaliaFutura, non potendo raccogliere delle firme poiché non si sa nemmeno se esiste una lista, da ieri ha iniziato una raccolta online di “pre-firme”: la semplice disponibilità dei cittadini a firmare, in caso, a sostegno di una ipotetica lista elettorale per Monti. Come si intuisce l’incertezza è quasi assoluta, e nei piani intermedi l’amletismo di Monti ha prodotto – a tratti – panico. D’altra parte la promessa di voler “difendere la mia agenda”, l’unica concessa dall’impenetrabile prof., appare un po’ troppo evanescente, battagliera e letteraria, sì, ma pure generica per chi ha invece l’urgenza, forse prosaica ma certamente pragmatica, di raccogliere consensi, di compilare delle liste e di far stampare, in caso, dei manifesti elettorali sui quali imprimere in grassetto le parole “per Monti”. Casini, Montezemolo e Riccardi avrebbero voluto sapere se il professore intende prestare il suo nome a una sola lista o a più liste collegate, e avrebbero voluto sapere anche – e non è un dettaglio – se il professore intende fare la campagna elettorale, se insomma si potrà contare su di lui per girare l’Italia e presidiare i salotti televisivi. Niente. Solo un misterioso, e in un certo senso anche equivoco, silenzio. Nessuno lo ammette, ma un dubbio li avvolge tutti: “E se invece di offrirci il suo nome ci offrisse soltanto il titolo della sua agenda?”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.