Vedi alla voce Berlusconi, il nonsenso e il senso comune italiano
Abbiamo a tal punto abusato del nome Berlusconi in questi ultimi vent’anni, che devo fare forza a me stesso per pronunciarlo. Il nome Berlusconi è il “buco nero” del discorso politico italiano (e anche europeo). Una volta che si cede alla tentazione di usarlo, si smette di pensare credendo, invece, di spiegare tutto. Quell’uomo è l’evidenza, ma anche l’assurdo. E’ il senso comune italiano, ma anche il nonsenso italiano: due cose di cui la politica ha bisogno e si nutre.
Abbiamo a tal punto abusato del nome Berlusconi in questi ultimi vent’anni, che devo fare forza a me stesso per pronunciarlo. Il nome Berlusconi è il “buco nero” del discorso politico italiano (e anche europeo). Una volta che si cede alla tentazione di usarlo, si smette di pensare credendo, invece, di spiegare tutto. Quell’uomo è l’evidenza, ma anche l’assurdo. E’ il senso comune italiano, ma anche il nonsenso italiano: due cose di cui la politica ha bisogno e si nutre.
Non importa chi e che cosa lui è, importa la funzione che ha svolto e il vuoto che ha riempito, trasformando poi in un nuovo vuoto i suoi partiti o non-partiti, che nascono da lui, vengono evocati da lui, spariscono da un giorno all’altro se lui non c’è. Gli scandali piccoli e meno piccoli di cui è stato protagonista con singolare inventiva, non hanno mai scandalizzato i suoi molti elettori: che sono gli elettori, puramente e semplicemente, ai quali la sinistra non piace, che non si fidano degli uomini e delle parole della sinistra, che sono indifferenti alla sua cultura di professori in cattedra e di comici in scena che senza Berlusconi non saprebbero cosa dire.
Purtroppo la sinistra parla ancora di “popolo della sinistra”. Ma se un popolo esiste, non è il popolo di una parte politica, è la totalità degli italiani che dalla politica sono fuori, anche se votano alle primarie di Renzi contro Bersani. Chi si esprime politicamente solo votando è fuori della politica, anche se si sente partecipe e ne parla tutti i giorni.
Con il declino dei partiti, questo popolo o elettorato non è più sensibile alle culture politiche tradizionali. Voterà per ragioni contorte e secondo schieramenti inaspettati. Molti che accusano Monti di averli affamati sono tuttavia disposti a votarlo. Molti che sono stufi di Berlusconi lo voteranno se si candiderà come l’anti-Monti, l’anti-Bersani e l’anti-Vendola, l’anti-Di Pietro e l’anti-Grillo. L’essere contro una tale quantità di cose potrà avvantaggiarlo. Quando qualche giorno fa Berlusconi ha detto che se Monti si candida lui lo voterà e se non si candida allora ci penserà di nuovo lui a candidarsi, ha dimostrato di essere l’essenza della politica e dell’antipolitica, il nonsenso e il senso comune, l’essere contro e l’essere d’accordo, il non volerne sapere e l’essere pronto a combattere.
Naturalmente stiamo parlando di elezioni, le sante elezioni democratiche che sono il momento più decisivo, eccitante e irrilevante della vita politica italiana. Qui da noi l’importante non è riuscire a vincere le elezioni, l’importante è riuscire a governare l’Italia, liberandola dalle sue umilianti afflizioni: burocrazia, corruzione, ipertrofia politica, inefficienza, incapacità di dare lavoro e di dare senso alla vita sociale. Già, dare senso alla vita sociale. Ha un senso la vita sociale italiana? Non ce l’ha più da tempo. Il senso di quello che siamo e facciamo non lo produciamo noi, non c’è o è merce d’importazione. Non siamo “un grande paese”, come dice la nostra doverosa retorica pubblica. Siamo un piccolo paese diviso fra grandi paure e piccole furbizie: le prime ci paralizzano, le seconde ci rendono freneticamente attivi.
Oggi Berlusconi ha paura della politica, è riluttante perché ha di fronte una politica non domestica, ma europea e globale, una cosa che lui non ha mai capito bene, che non gli interessa, che lo spaventa. Odia i partiti (non è riuscito a farne uno), detesta le tasse, teme i giudici e ha paura che i tedeschi vogliano farci vivere disciplinati a modo loro. Non è sensibile ai doveri. Persegue tutti i piaceri che il suo potere gli permette. Se non avesse tutto il potere e il denaro che ha, il suo stile di vita antilegale e antinormativo potrebbe essere scambiato per uno stile di sinistra. Ma un trasgressivo che comanda non è rassicurante. Alcuni intellettuali anarco-libertari e immoralisti lo approvano e definiscono benpensante, ipocrita e bigotto chi lo critica.
Berlusconi è riuscito a questo. E’ tutto questo. Ditemi se non è un vero italiano, sempre antico e ancora nuovo.
Il Foglio sportivo - in corpore sano