Un po' Dallas un po' Grillo, il ritorno del Cav. pop, televisivo e senza rete
Il Cav. che straripa dallo schermo e dice “La7 è contro di noi” mentre l’Agcom vara il regolamento per la par condicio e richiama al pluralismo. Il Cav. che parla come ai tempi dell’ormai leggendario “meno tasse per tutti”. Il Cav. che dice “tolgo l’Imu”, attaccando l’Europa. Il Cav. che mette in pratica la massima “per battere Beppe Grillo bisogna spararle più grosse di lui” (a Francesco Verderami, sul Corriere della Sera, tempo fa, disse che studiava attentamente i comizi dell’ex comico).
Il Cav. che straripa dallo schermo e dice “La7 è contro di noi” mentre l’Agcom vara il regolamento per la par condicio e richiama al pluralismo. Il Cav. che parla come ai tempi dell’ormai leggendario “meno tasse per tutti”. Il Cav. che dice “tolgo l’Imu”, attaccando l’Europa. Il Cav. che mette in pratica la massima “per battere Beppe Grillo bisogna spararle più grosse di lui” (a Francesco Verderami, sul Corriere della Sera, tempo fa, disse che studiava attentamente i comizi dell’ex comico). Il Cav. che si replica all’infinito, anche esteticamente, in un modulo in cui forma e contenuto coincidono. Ma questo Silvio Berlusconi funziona o no?
Carlo Freccero, da semiologo, ci vede soprattutto “qualcosa che somiglia al remake di Dallas” e che quindi fatalmente lo “annoia”, “ferma restando l’attesa del coup de théâtre dell’apparizione da Michele Santoro e Marco Travaglio a “Servizio Pubblico”, se la farà”. Il politologo ed editorialista del Corriere della Sera Angelo Panebianco dice che questo Berlusconi “non è credibile, tanto più che il suo rientro, disgiunto da qualunque collegamento con la società, con il mondo industriale e con la chiesa, è stato preparato da una grande confusione: non c’è credibilità nel far cadere un governo e nel dire, subito dopo, che va benissimo che il premier faccia il leader dei moderati. Ma la domanda è: Berlusconi alla fine si presenta? Io non l’ho ancora capito”. Anche se “intercetta sentimenti diffusi di gente indecisa tra lui e Grillo”, dice Panebianco, “questo non basta, ed è difficile che poi riesca a far quadrare il cerchio con la Lega. In ogni caso, mi pare un modo molto confuso di uscire di scena”.
Quanto faccia presa sul pubblico il Cav. che rispolvera se stesso con grancassa televisiva non si sa. Il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma, dice: “Magari c’è ancora un’Italia che crede alla favole”. Il direttore del Tempo, Mario Sechi, trova che “l’eterno ritorno del Cav.” possa funzionare “soltanto sui fedelissimi che non schiodano mai. Poi ci sono quelli che ci hanno creduto e non ci credono più. Neanche quelli li schiodi, e non sono pochi. Infine ci sono quelli che dicono: ‘Vabbè, ma chi voto?’. La sinistra non la voteranno mai. Avrebbero votato Renzi, ma non c’è. Guardano forse a Monti, ma bisogna vedere che fa in campagna elettorale. E allora dicono: ‘“Quasi quasi voto il Cav., almeno mi fa divertire”.
Ma il punto è: questo Cav. fa divertire? “Io piuttosto mi intristisco”, dice Sechi, “ma certo non sono rappresentativo. Però a un pezzo dell’elettorato quella roba piace: il Cav. che si fidanza con la napoletana, l’eterna giovinezza, un’operazione di marketing che spalanca le porte a un immaginario. Berlusconi andrà probabilmente a prendere il suo venti per cento, che in un quadro balcanizzato è tanto, e però io mi chiedo: qual è il Gerovital?”. Non dubita, Sechi, che Berlusconi corra davvero: “E’ un elemento di totale disordine, ora, ma essendo anche un balzo all’indietro di vent’anni può risultare rassicurante: il Cav. che fa il videomessaggio, la sinistra che dice ‘c’è il conflitto d’interessi’, la gente che pensa: ‘Meno male, nulla è cambiato’. Più va in tv più guadagna, Berlusconi. Poi ci sarà l’effetto saturazione. Ma la cosa interessante è un’altra: nel passato il Cav. era la tv, oggi è dentro la tv, con un messaggio completamente distonico rispetto alla contemporaneità: un Cinegiornale del Luce in mezzo a X Factor”. Il Cav. che martella su Europa e Imu, dice Sechi, “non calcola l’effetto-isolamento. Di questo passo cadrà in contraddizione: ma come, gli ci vollero quattro anni per entrare nel Ppe, dal ’94 al ’98, e ora che fa, ne esce con ignominia?”. “Il Cav. può anche prendere la clava, farsi i ricciolini come Beppe Grillo e mettere i boccoli a Bondi per farne un Casaleggio”, dice Sechi, “ma il problema resta: lui è stato votato da un’Italia moderata, che torna a casa la sera, che coltiva piccole ipocrisie, peccatucci ed evasioni. La famiglia italiana, insomma. Come fa a diventare una cosa che fa il verso agli “Antenati”? Il progetto del Cav. è puramente aritmetico, ma l’algebra politica non c’è. E nel centrodestra 0berlusconiano, se tutto va bene, sono rovinati”.
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