Il Natale spaesato dei grillini che chiedono lumi sul candidato premier

Marianna Rizzini

“Hanno una paura fottuta dei cittadini normali”, urla Beppe Grillo durante le tappe del suo “massacro-tour”, giro in camper di comizi pro raccolta firme: cinque città al giorno, arringa reiterata, toni duri contro Mario Monti che “si è autosfiduciato” senza “passare dalle Camere” (Grillo legge Marco Travaglio) e contro chi sta con Monti “per il partito unico” delle banche. “Siamo l’ultimo treno” prima “di Alba Dorata”, dice l’ex comico in una sala di Crotone piena di uomini con cappellini da baseball, tutti plaudenti ed evidentemente disinteressati alla questione “democrazia interna” nel M5s, epurazioni e “fuori dalle palle” compresi.

    “Hanno una paura fottuta dei cittadini normali”, urla Beppe Grillo durante le tappe del suo “massacro-tour”, giro in camper di comizi pro raccolta firme: cinque città al giorno, arringa reiterata, toni duri contro Mario Monti che “si è autosfiduciato” senza “passare dalle Camere” (Grillo legge Marco Travaglio) e contro chi sta con Monti “per il partito unico” delle banche. “Siamo l’ultimo treno” prima “di Alba Dorata”, dice l’ex comico in una sala di Crotone piena di uomini con cappellini da baseball, tutti plaudenti ed evidentemente disinteressati alla questione “democrazia interna” nel M5s, epurazioni e “fuori dalle palle” compresi. Usa molto i suoi grandi classici, Grillo – no finanziamento pubblico, candidati scelti dal basso (pazienza se le sue parlamentarie sono state un flop, con circa ventimila votanti on-line) – e quasi sorvola sul ritorno di Silvio Berlusconi, ora competitore diretto sul piano del grido populistico lungo la linea Imu-Europa (il Cav., durante il comizio calabro, viene definito “cofano di Maggiolone giallo”, ma solo quando uno del pubblico glielo nomina). Si sforza di dare l’idea di un Movimento assediato, Grillo, in cui tutto andrebbe bene se da fuori i diavoli (i politici nel loro complesso) non mettessero i bastoni tra le ruote. Ma lo smarrimento ha già fatto capolino nel M5s.

    Gli attivisti, infatti, oltre a continuare a interrogarsi, in alcuni casi al limite della scissione, sulle ultime epurazioni in Emilia-Romagna (Federica Salsi, Giovanni Favia, Raffaella Pirini), non sanno ancora chi sarà il loro candidato premier (“ma che è? Un segreto di stato?”, chiede un grillino romano). Grillo si definisce capo politico, ma dice di non potersi né volersi candidare, anche per via di qualche pendenza legale (“non potrei neanche tra cento anni”, è la formula). Ci sarà un portavoce, dice. Ma chi? Nei forum si fanno ipotesi di corto respiro (candidati locali che si propongono a vicenda, in una gara di cortesia tra illustri sconosciuti). Qualcuno, provocatoriamente, propone gli scomunicati. Altri si incartano nel non-statuto: “Come si fa a candidare uno bravo se chi è già consigliere regionale o comunale è fuori gioco?”. Un attivista che si firma “dirmagnifico” scrive: “… Beppe non si candida, nessun altro si fa avanti, stiamo facendo ridere i polli, siamo perduti”, mentre un collega di conversazione si affanna a sperare che Beppe si metta “in giacca”, temendo che i prescelti alle parlamentarie non riescano a “respingere gli attacchi del nemico” (ovvero i soliti “ladri che devono andarsene affanculo”).

    L’inquietudine serpeggia sottotraccia, via Facebook, in mezzo agli auguri di Natale tra attivisti, nonostante Grillo si comporti come uno che considera le recenti beghe interne acqua passata, e nonostante parli d’altro: del sindaco di Parma (“lo sapete perché nessuno nomina più Pizzarotti? perché va benissimoooo”), dei consoli che “ostacolano” i grillini all’estero sulla raccolta firme, della legge di stabilità “scritta da pazzi” e simile a un geroglifico egizio. E però anche i grillini parlano d’altro, sulla scia dell’apparizione di Giovanni Favia a “Servizio Pubblico”, giovedì sera – e tanti, come i cittadini che hanno confermato il consigliere regionale emiliano sul territorio con percentuali altissime, non capiscono “il perché” del suo allontanamento. Favia intanto scrive: “Io non sono cambiato, mentre oggi il Movimento ha smarrito alcuni dei suoi tratti fondanti”.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.