Agenda 2013

Monti benedice la sua lista per l'Italia e sfida Bersani e berlusconiani

Salvatore Merlo

Mario Monti sarà, anche formalmente, il capo della coalizione: “La mia persona c’è e si impegna”. E dunque anche il suo nome apparirà sulle schede elettorali: “Un rassemblement a vocazione maggioritaria” (guai per Pier Luigi Bersani), ha spiegato il premier uscente, composto da partiti, movimenti, associazioni e società civile, tutti riuniti sotto la sigla (provvisoria) “Agenda Monti per l’Italia”. Al termine di una lunghissima riunione romana con le forze che lo sosterranno, il professore bocconiano si è presentato – nota bene: da solo – in conferenza stampa e a modo suo, freddo ma improvvisamente ironico, essenziale ma non arido, ha chiarito i contorni della “salita in campo”: ci sarà una lista unica al Senato, e una costellazione di liste federate a Montecitorio.

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    Mario Monti sarà, anche formalmente, il capo della coalizione: “La mia persona c’è e si impegna”. E dunque anche il suo nome apparirà sulle schede elettorali: “Un rassemblement a vocazione maggioritaria” (guai per Pier Luigi Bersani), ha spiegato il premier uscente, composto da partiti, movimenti, associazioni e società civile, tutti riuniti sotto la sigla (provvisoria) “Agenda Monti per l’Italia”. Al termine di una lunghissima riunione romana con le forze che lo sosterranno, il professore bocconiano si è presentato – nota bene: da solo – in conferenza stampa e a modo suo, freddo ma improvvisamente ironico, essenziale ma non arido, ha chiarito i contorni della “salita in campo”: ci sarà una lista unica al Senato, e una costellazione di liste federate a Montecitorio.
    Il professore è un accentratore per diffidenza e ieri se ne accorto benissimo Pier Ferdinando Casini nel corso delle quattro ore di riunione nella sede di un istitituo ecclesiastico nei pressi di Trastevere. “Monti non cede ma concede, ascolta ma poi decide solo lui”, dice chi ha preso parte a questo vertice tanto lungo quanto affollato. Non c’era solo Casini, ma anche i ministri Andrea Riccardi e Corrado Passera, l’ex presidente delle Acli Andrea Olivero, i montezemoliani Andrea Romano e Carlo Calenda, poi Linda Lanzillotta e Benedetto Della Vedova (per Fli) e il presidente della provincia di Trento Lorenzo Dellai. La divisione in più liste – opzione contro la quale si è battuto Passera – non è stata un successo di Casini, come sarebbe lecito pensare, ma una scelta di Monti: era l’unico modo per segnalare i forti elementi di novità che caratterizzano la sua offerta politica che – ha specificato il professore, quasi rispondendo agli ultimi editoriali critici del Corriere della Sera – “non nasce per allearsi con questo o quel partito” perché io “non aspiro a riempire nicchie. Al contrario ci presentiamo in modo netto e con un’appartenenza ben identificabile”.
    Parole non casuali, ma riferite a quanti, in ambienti consanguinei (Rcs ma non solo), negli ultimi giorni gli avevano attribuito il disegno di voler semplicemente fare da partner (o costola) parlamentare del centrosinistra di Bersani, il probabile vincitore delle prossime elezioni. Il premier ha invece detto che il suo schieramento vuole essere un elemento di “rinnovamento nella politica” e “dovrà avere una vocazione maggioritaria”. Frase, questa, che si riferisce alla capacità di essere alternativi e concorrenziali nei confronti delle offerte politiche esistenti. Soprattuto del Pd. Pare, ed è verosimile, che la conferenza stampa non sia piaciuta né a Massimo D’Alema né al segretario Bersani.

    La solitudine di un diffidente accentratore
    Da solo in conferenza stampa, dunque. Nessun’altra voce, nessun’altra faccia: solo Mario Monti, in piedi di fronte alle telecamere e alle domande dei giornalisti. L’accentratore per diffidenza, ieri lo ha messo in chiaro con tutti i leaderini riuniti assieme a lui a Trastevere: al comando c’è un solo uomo, io. Circola una battuta: “Un’agenda per ghermirli, un’agenda per domarli e a Monti incaternarli”. Tra tutti, il meno abituato a prendere ordini è Casini, che però ha già rinunciato a gran parte della propria autonomia di manovra . E così il professore ieri lo ha comunicato con l’immagine, la solitudine quasi berlusconiana, ma anche con le parole: “Vigilerò sulla formazione di queste liste. Ci saranno standard e criteri di selezione esigenti”. Un concetto che in conferenza stampa Monti ha voluto ripetere due volte: “Ripeto, regole di governance molto esigenti”. La vera lista “Monti” sarà una lista civica, che il premier compilerà personalmente indicando ciascuno dei candidati: sarà su questa lista che, secondo i sondaggi, si concentrerà la parte maggioritaria di quel 20 per cento che al momento viene attribuito all’intera coalizione. I numeri, un po’, impensieriscono i parlamentari dell’Udc: secondo Ipr Marketing, con la divisione in varie liste il partito di Casini precipita dal 6 al 3 per cento circa dei consensi. Ma le liste saranno molte di più delle tre (Udc, Monti, Fli) al momento certe. “Abbiamo avuto, e presto avremo, molte adesioni”, ha rivelato Monti in conferenza stampa. Si riferiva a pezzi del Partito democratico (Pietro Ichino ha già aderito), ma anche del Pdl dove Franco Frattini e Mario Mauro preparano una lista “Partito popolare europeo d’Italia”. L’orizzonte e la famiglia politica sono dunque quelli: “Riferimento non servile, ma protagonistico, nei confronti dell’Europa”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.