Gli italiani guardano la tv, ergo sono poveri. Balle statistiche
Fuga dalla tv”. Titolo frequentissimo, in vari momenti dell’anno, soprattutto nelle inchieste dei gruppi editoriali senza televisioni. Svolgimento dell’inchiesta: nessuno più guarda la televisione, quella generalista poi proprio neanche per sbaglio. “Tutti davanti alla tv”. Postilla: perché c’è la crisi economica. Titolo frequentissimo nei giornali del 2 gennaio a commento dei risultati di ascolto di RaiUno e di Canale 5 la sera del 31 dicembre nei tradizionali programmi di fine anno, quelli con le canzoni e il conto alla rovescia. Il primo caso fa parte delle sfide per il mercato editoriale, il secondo delle balle statistiche (di ispirazione pauperista) che quest’anno partono con allarmante anticipo.
"Fuga dalla tv”. Titolo frequentissimo, in vari momenti dell’anno, soprattutto nelle inchieste dei gruppi editoriali senza televisioni. Svolgimento dell’inchiesta: nessuno più guarda la televisione, quella generalista poi proprio neanche per sbaglio. “Tutti davanti alla tv”. Postilla: perché c’è la crisi economica. Titolo frequentissimo nei giornali del 2 gennaio a commento dei risultati di ascolto di RaiUno e di Canale 5 la sera del 31 dicembre nei tradizionali programmi di fine anno, quelli con le canzoni e il conto alla rovescia. Il primo caso fa parte delle sfide per il mercato editoriale, il secondo delle balle statistiche (di ispirazione pauperista) che quest’anno partono con allarmante anticipo.
L’Auditel si presta, perché dà una buona approssimazione, e in tempi brevi, di un dato altrimenti difficilissimo da reperire: ci dice quanta gente sta in casa davanti alla televisione in ogni data ora. E se stanno a casa, argomenta cartesianamente il commentatore, non sono usciti. Da lì a incrociare il dato Auditel della sera di Capodanno con il pil e stabilire che gli alti ascolti derivano dall’impoverimento è un attimo. Sarà vero? Boh, magari sì, ma ci sono altrettanti argomenti per il “no”. E ce ne sono ancora di più per consigliare più semplicemente prudenza nell’uso delle statistiche e di quella cosa pericolosissima, ma in altri paesi serissima, che sono i dati.
Vediamo gli argomenti per il “no” partendo dall’“argomento snobistico”. I veri ricchi, quelli dell’old money, festeggiano e ricevono in casa. E quindi se gli italiani sono rimasti a casa la sera del 31 (nelle stesse proporzioni in cui ciò avvenne, tra l’altro, nel fatale 1994), invece di andare in qualche locale pubblico, potrebbe essere che sono diventati più ricchi e al contempo più eleganti nel tratto. “Argomento Eataly”: fare la spesa è più divertente di ordinare in un ristorante, e poi, dicono i dati, la produzione nazionale di cose buone è sempre più vasta e tutelata. Il consumatore sempre più avveduto e le vendite di prodotti di alta qualità crescono da anni e a fine 2012 sono state maggiori del 2011. La statistica è con noi! “Argomento tecnico”, nel senso della domotica: le case sono sempre più comode e accoglienti, l’automazione dilaga in cucina e il robot ci scodella un risotto mentre chiacchieriamo con gli amici. “Argomento Imu”: con quello che ho pagato di Imu (lo dicono i dati) me la sfrutto questa casa! “Argomento vacanze intelligenti”: gli italiani hanno capito che partire per mete esotiche o per la montagna tutti assieme ha poco senso. E quindi scaglionano. Partono un po’ a Natale, un po’ a gennaio o febbraio magari perché con la crisi hanno ferie obbligate. “Argomento Nas”: vatti a fidare dei ristoranti, specialmente quando sono affollati e il personale è sottoposto a turni stressanti (mentre cuoco e cameriere ti maledicono e magari passano a rappresaglie perché vorrebbero stare coi loro cari a vedere la tv). “Argomento Fantozzi”: cenone, prezzo fisso, musica e animazione. Mette tristezza solo l’idea. “Argomento esco dopo”: si cena in casa, si supera la mezzanotte e poi chi ce la fa va a ballare. “Argomento Zapatero”: con il progresso verso nuove forme di famiglie, i partner e i genitore 1 e genitore 2 non hanno più bisogno di confondersi nei ristoranti e perciò festeggiano felicemente e consapevolmente in casa. “Argomento professional”: Carlo Conti e Barbara D’Urso sono dei fenomeni. E basta. “Argomento moda”: i ristoranti sono out, partire a Capodanno è da sfigati. “Argomento Carosone”: Mo’ vene Natale , m’accatto o’ giurnale e me vado a cuccà… ah no, questo era l’argomento, trasportato dal Natale al Capodanno e dai giornali alla tv, usato nella tesi che è andata per la maggiore. Ma Carosone era più fine e parlava dell’attesa di un’amata che non arrivò, non della crisi.
Il Foglio sportivo - in corpore sano