Sulla vicenda Hollande-Depardieu-Ayrault-Deneuve-Putin, in breve
La stimabilissima redazione del Foglio mi ha chiesto, l’altroieri, di commentare la vicenda Hollande-Depardieu-Ayrault-Deneuve-Putin-Glucksmann, e io mi sono preso un giorno di tempo perché non ne sapevo praticamente niente e sono andato a cercare e ho ricavato quello che segue (e che, probabilmente, sanno già tutti) e cioè che Hollande ha messo una tassa sui redditi dei francesi che superano il milione di euro, che sarebbero stati soggetti alla tassazione (temporanea, per due anni, per aiutare l’economia in crisi) al 75 per cento, e che Depardieu allora ha deciso di trasferirsi in Belgio.
La stimabilissima redazione del Foglio mi ha chiesto, l’altroieri, di commentare la vicenda Hollande-Depardieu-Ayrault-Deneuve-Putin-Glucksmann, e io mi sono preso un giorno di tempo perché non ne sapevo praticamente niente e sono andato a cercare e ho ricavato quello che segue (e che, probabilmente, sanno già tutti) e cioè che Hollande ha messo una tassa sui redditi dei francesi che superano il milione di euro, che sarebbero stati soggetti alla tassazione (temporanea, per due anni, per aiutare l’economia in crisi) al 75 per cento, e che Depardieu allora ha deciso di trasferirsi in Belgio, e che il primo ministro di Hollande, Jean-Marc Ayrault, ha detto che la decisione di Depardieu era meschina (minable), e che Depardieu ha risposto: “Meschina? Ho capito bene? Meschina?”, e poi ha detto che lui, in 42 anni di lavoro, ha pagato 145 milioni di tasse, e che non ha nessun bisogno di giustificare i motivi della sua decisione, che sono molteplici e privati (intimes), e ha restituito il passaporto e la tessera sanitaria, e che Putin ha avvisato Depardieu che se voleva la cittadinanza russa, era una cosa fatta, e che in Russia si paga il 13 per cento di tasse, tutti, indipendentemente dal reddito, e che Depardieu è andato in Russia a ritirare il passaporto, e ha abbracciato Putin e ha indossato una bellissima camicia russa ricamata, di quelle senza collo (rubaska), e che Catherine Deneuve ha scritto una lettera al quotidiano Libération e ha detto che la parola “meschina” non è una parola degna di un uomo di stato, e che il filosofo André Glucksmann ha dichiarato di aver vergogna per Depardieu, che è entrato in stretti rapporti con un uomo come Putin, responsabile, tra le altre cose, del disastro ceceno, e allora a me è venuta in mente una cosa che ho sentito qualche mese fa in un documentario di Francesco Conversano e Nene Grignaffini che si intitola “Narratori di pianura e da bar”.
In questo documentario c’era lo scrittore romagnolo Cristiano Cavina che parlava con il proprio parroco, e gli chiedeva: “Come va con i parrocchiani?”, e il parroco diceva: “Con i parrocchiani va benissimo, anche per via che io con loro ho una tecnica che si racchiude in questo aneddoto”, e ha raccontato un aneddoto che c’era un uomo con due figli, e il primo figlio a un certo momento andava da lui e gli diceva: “Guarda, io mio fratello non lo sopporto più”, e il padre gli diceva: “Hai ragione”, e dopo andava dal padre il secondo fratello e gli diceva: “Guarda, io, mio fratello, fa questo, fa quello, è un disastro”, e il padre gli diceva: “Hai ragione”, e dopo c’era lì, dietro, sua moglie, e gli diceva: “Ma come, prima hai dato ragione a quell’altro, adesso dài ragione a questo?”, e il padre si voltava, la guardava, le diceva: “Hai ragione anche te”.
Ecco, per quello che può servire, questo è quello che penso della vicenda Hollande-Depardieu-Ayrault-Deneuve-Putin-Glucksmann. Buongiorno.
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