Il mistero del passo indietro di Riccardi, il cattolico che non si candida
Perché Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio e storico della chiesa prestato al governo tecnico, non si candida con Mario Monti? Perché dopo aver lanciato lo scorso novembre, sul palco del teatro De Paolis a Roma, il gran rassemblement di centro insieme a Luca Cordero di Montezemolo, ad Andrea Olivero allora ancora presidente delle Acli, al presidente della provincia di Trento Lorenzo Dellai e al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, si è chiamato fuori?
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Perché Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio e storico della chiesa prestato al governo tecnico, non si candida con Mario Monti? Perché dopo aver lanciato lo scorso novembre, sul palco del teatro De Paolis a Roma, il gran rassemblement di centro insieme a Luca Cordero di Montezemolo, ad Andrea Olivero allora ancora presidente delle Acli, al presidente della provincia di Trento Lorenzo Dellai e al segretario della Cisl Raffaele Bonanni, si è chiamato fuori? Chi lo conosce bene prova a circoscrivere e a depotenziare la portata della domanda, dice che fin da subito era stato chiaro: “Vado, appoggio l’iniziativa, ma poi rimango un passo indietro. Torno a fare lo storico”. Un po’, insomma, come fece nell’ottobre del 2011, quando le associazioni cattoliche convocarono il primo raduno di Todi: “Vado, saluto e riparto – disse – Ho impegni all’estero”. E un po’, anche, come ha fatto recentemente durante la crisi della regione Lazio: la sinistra abbozza di volerlo candidare, lui prima nicchia, poi rifiuta. Ma subito il suo nome rispunta ancora, questa volta come aspirante sindaco di Roma al posto di Gianni Alemanno. Anche qui la solita partitura. Per un paio di settimane la candidatura sembra cosa fatta. Alla festa della Comunità di Sant’Egidio, il 21 settembre scorso, c’è tutta Roma pronta a incoronarlo leader: da Gianni Letta a Bruno Vespa, dal direttore generale della Rai Luigi Gubitosi fino allo stesso Alemanno, cui l’idea d’essere sostituito da Riccardi non dispiace perché gli permetterebbe di potersi dimettere in tempo per candidarsi alla Camera. Riccardi si dice “lusingato” che circoli il suo nome: “Fare il sindaco di Roma – dice – è una cosa bellissima. Se me lo chiedesse un segretario di partito, ne discuterei con lui e gli risponderei, sì o no”. Poi, però, l’ennesima retromarcia: “Non ritengo di potere accogliere l’offerta. Non posso interrompere il mandato ministeriale”.
Perché? Per quale motivo per settimane fa pensare di entrare nell’agone elettorale al fianco di Monti e poi, all’ultimo, il passo indietro e la porta spalancata per il suo fedelissimo Mario Marazziti? I todini hanno le idee chiare. La loro tesi è che Riccardi ha provato a portare tutte le associazioni cattoliche con Monti. Ma, visto il rifiuto incassato nelle ultime ore da molte di queste, si è defilato. Ricorda in questo senso il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, che “la sua assocazione non ha partecipato alla cosiddetta ‘Todi 2’, lo scorso ottobre, sostenendo allora di voler ‘evitare che l’ambizioso progetto sul piano culturale e propositivo che il Forum si è dato si trasformi o possa essere strumentalizzato come vetrina verso questa o quella ipotesi di candidatura invece che una rappresentazione chiara e compiuta dell’Italia che vorremmo’”. Ma, Coldiretti a parte, molti todini volevano davvero andare con Monti, seppure ad alcune condizioni. “Nella piattaforma firmata a ‘Todi 2’ – dicono – c’erano inseriti i valori ‘non negoziabili’ sui quali non possiamo transigere. Mentre nel manifesto per Montezemolo firmato da Riccardi tre giorni dopo quegli stessi valori sono stati espunti. Un affronto troppo grave. E alla fine Riccardi, quando si è accorto che la Cei spingeva per far scendere i cattolici dal carro di Monti, ha dovuto fare un passo indietro”. Uno smacco politico, dunque.
Beninteso, non tutti concordano con questa versione. Andrea Olivero, ex presidente della Acli e oggi autonomamente in lista con Monti, dice: “Riccardi ha semplicemente deciso di fare spazio a Marazziti, confermando in questo senso la presenza di un uomo di Sant’Egidio nella lista per Monti. Non ci sono stati dissidi interni né ripensamenti. La situazione è tranquilla. Molti giornali sbagliano lettura sulle vicende delle ultime ore. Monti non era previsto andasse alla cosiddetta ‘Todi 3’ – il raduno previsto per oggi ma annullato, ndr – Non gli è mai stato fatto un invito formale. Ovviamente i cattolici possono scegliere con chi stare ma mi sembra significativo che proprio ieri lo stesso Monti abbia annunciato di candidare nella sua lista Luigi Marino, leader di Confcooperative, personalità che nel Forum organizza gli incontri di Todi”.
In Vaticano c’è però chi invita a guardare più in profondità. A leggere la scelta di Riccardi in un’ottica ecclesiale. E cioè come scelta di continuare a contare nel mondo della chiesa italiana, come una sorta di “cooptante” del mondo cattolico da dietro le quinte. Un ruolo che bene interpretò a suo tempo il cardinale Domenico Tardini, che giocava tatticamente cercando di trattare con lo schieramento politico vincente di turno, e sconfessando in questo senso monsignor Giovan Battista Montini che invece sollecitava la presenza politica attiva e senza compromessi dei cattolici laici. Antiche diversità di vedute delle gerarchie, che a quanto pare pesano ancora, vent’anni dopo la fine dell’unità politica, nei destini politici dei cattolici. Persino in quello del gran cooptatore di Sant’Egidio, pare.
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