Un Berlusconi gay
L’eterno femminino lo attira accanto a sé, lo spinge in avanti, più in alto. Due anni fa, quando era ancora indietro e sotto, disse che tutti noi abbiamo un 25 per cento di omosessualità, “anch’io, ma dopo un approfondito esame ho scoperto che la mia omosessualità è lesbica”. Oggi una cosa simile non gli verrebbe nemmeno in mente. Oggi anche lui, che pure è sex addicted, ha ricorrenti e ossessive fantasie sessuali e una lunga proboscide, è dove porta il “demonico incanto” di Monna Lisa.
Leggi L'epica da bar della politica tv attinge oggi il suo culmine nel confronto tra il Cav. e Santoro di Marianna Rizzini
L’eterno femminino lo attira accanto a sé, lo spinge in avanti, più in alto. Due anni fa, quando era ancora indietro e sotto, disse che tutti noi abbiamo un 25 per cento di omosessualità, “anch’io, ma dopo un approfondito esame ho scoperto che la mia omosessualità è lesbica”. Oggi una cosa simile non gli verrebbe nemmeno in mente. Oggi anche lui, che pure è sex addicted, ha ricorrenti e ossessive fantasie sessuali e una lunga proboscide, è dove porta il “demonico incanto” di Monna Lisa. Magari se sono tre, indossano la toga e lo condannano a versare fior di alimenti all’ex moglie, l’incanto si spezza, la donna regredisce a femminista e comunista da anni Sessanta, ma al di là di questo la donna è sempre il principio della seduzione assoluta: anche quando si parla di gay. Padre felice di cinque figli, nonno commosso di sette nipoti, il Cav. è anzi tutto uomo di famiglia, di famiglie. Nel suo pantheon personale conserva l’immagine del padre e della madre, le due persone da cui dice di aver imparato tutto: quando era in culla però, nessun nibbio gli mise la coda in bocca, non ha vissuto la fantasia in cui Sigmund Freud fissò la sintesi tra allattamento e fellatio e lesse l’immagine cifrata dell’omosessualità di Leonardo. Berlusconi infatti non ha nulla del gay, né represso né rimosso né inconsapevole. Anche se l’amico Alfonso Signorini gli dice sempre che non sa quello che perde e non dispera un giorno di convincerlo. E lui stesso nel dicembre 2010 se ne uscì con una frase strampalata, che non faceva ridere al punto da non poter escludere che vi affiorasse qualche vena di sincerità: “Per fortuna nessun gay è mai venuto a farmi una proposta, perché siccome non so dire di no, alla terza volta avrei chiesto di spiegarmi tecnicamente come si fa e ci sarei stato”.
Quando qualche giorno fa intervistato da Radio Rtl 102.5 ha annuito con il capo alla domanda sul riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto anche omosessuali e si è detto pronto a cambiare il codice civile nel caso in cui avesse la maggioranza in Parlamento, non è sembrato affatto uno scherzo. E nemmeno la disperata boutade di chi è ridotto a raschiare fondi di barile elettorali: i gay non lo voteranno oggi più di quanto lo abbiano votato ieri, mentre abbiamo visto tutti i volti corrugati, il masticare amaro dei Quagliariello, Sacconi, Giovanardi e Biancofiore. Qualcuno ha parlato di desiderio di vendetta nei confronti della gerarchia cattolica, della Cei, di Avvenire o Famiglia Cristiana che in passato gli dettero del depravato, del maiale e ricordato più volte che la memoria della chiesa è ben lunga. Ma proprio tenendo conto di questo, è più verosimile che il Cav. abbia agito d’impulso, senza fare troppi calcoli. Ha capito che anche su un terreno così scivoloso il centrodestra ha interesse a muoversi, a non restare a presidiare la trincea mentre tutto il mondo è in subbuglio. Negli Stati Uniti, dove pure un arcigno fondamentalismo cristiano può contare su lobby potenti e strutturate, la diga si è ormai rotta con impressionante rapidità, l’opinione pubblica in pochi anni è stata conquistata alle nozze omosessuali, e non c’è stato nazionale in cui non sia all’ordine del giorno, in genere con l’incoraggiamento di una maggioranza ben sondata dagli istituti demoscopici, il riconoscimento del matrimonio gay. In Spagna lo zapaterismo aveva puntato sull’allargamento della sfera dei diritti individuali come surrogato a un socialismo economico decisamente fuori tempo massimo: ha lasciato un’eredità che il governo di Mariano Rajoy non potrebbe cancellare nemmeno se lo volesse, e nessun conservatore spagnolo ha mai sfidato la movida sexy di Zapatero. In Francia François Hollande ha imboccato con grande ordinarietà la stessa strada: non potendo dare né lavoro né salario, fa il generoso in diritti fin dalla campagna elettorale: ma l’introduzione del matrimonio fra gay incontra una resistenza feroce nel paese profondo: manifestazioni e contromanifestazioni stanno squassando la Francia tutta. Il Cav. dunque è arrivato alla conclusione che lo scontro su un tema che pure tocca le radici della società sarebbe perso in partenza, che non potendo presentarsi come risolutamente moderni è pur sempre meglio cancellare l’immagine passatista. E’ una soluzione all’italiana. E’ come se nella sua pazzotica collezione di maschere, il Cav. avesse arruolato anche padre Florestano Pizzarro, il personaggio di Corrado Guzzanti che dice di essere affascinato dai progressi della scienza e poi ripete come un mantra “ma fatece lavorà”.
Gay a parte, Berlusconi torna a essere “fenomeno”, rutilante giostra del privato in una politica sobria ma anche molto noiosa, un uomo capace di sollevare un solenne scandalo tra i togati del tribunale e della Corte d’appello di Milano per aver definito “comuniste e femministe”, con una formula che tutti gli italiani avranno apprezzato, le tre “giudichesse” virago che lo hanno condannato a passare alla moglie “non cento, ma duecentomila euro al giorno, signora Gruber”.
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