Il buono e il cattivo
Conti, Rosina e l'importanza del sentimento quando si gioca a calcio
Non è semplice nascere figli d'arte. Scatta il paragone, implacabile, con quello che ha fatto tuo padre. Se sei Daniele Conti, allora trovi una tua strada, soprattutto lontano da Roma. Perché lì ti ammazzano, non solo con il paragone ma anche con l'ironia greve: giallorosso e figlio di Bruno, l'eroe del Mundial e dello scudetto. Come sopravvivere? Diventando Conti a tua volta, ma Daniele. Alessandro Rosina non ha vissuto la classica trafila dal settore giovanile alla prima squadra. Ma era come se l'avesse fatto, perché la gente granata – sempre pronta a innamorarsi di chi sa come si coccola un pallone – l'aveva subito adottato.
Non è semplice nascere figli d'arte. Scatta il paragone, implacabile, con quello che ha fatto tuo padre. Se sei Paolo Maldini, scrolli le spalle e te ne freghi, pur se tuo papà Cesare qualcosa ha combinato. Se sei Sandro Mazzola, ti aiutano la bravura personale e un padre più mito che storia dopo la tragedia di Superga (un mito, Valentino, che comunque ha schiacciato Ferruccio, il più piccolo dei figli). Se sei Daniele Conti, allora trovi una tua strada, soprattutto lontano da Roma. Perché lì ti ammazzano, non solo con il paragone ma anche con l'ironia greve: giallorosso e figlio di Bruno, l'eroe del Mundial e dello scudetto. Come sopravvivere? Diventando Conti a tua volta, ma Daniele. E creandoti una carriera degna come quella costruita a Cagliari, l'isola raggiunta nel 1999, a vent'anni appena, e mai abbandonata. Lo stesso mal di Sardegna che aveva impedito a Gigi Riva di partire, nonostante giocasse in una squadra in declino dopo uno scudetto unico e irripetibile: questione di sentimenti e non di soldi. La lezione che Daniele Conti ha appreso fino a diventare l'uomo con più presenze in rossoblù. Più di Mario Brugnera, un nome che fa ancor oggi sgorgare la lacrima tra i tifosi, a quasi 43 anni da quel titolo: 363 partite che hanno fatto dire al centrocampista: "La Nazionale? E' sempre stato il Cagliari". Perché rispetto a papà, Conti junior l'azzurro l'ha frequentato una sola volta, e per di più nell'Under 21. Questo nonostante un esordio a 17 anni con Carlos Bianchi nella Roma e dopo aver giocato cinque partite con Zdenek Zeman, con gol al Perugia alla prima da titolare, in quel 1999: tutti a pronosticare un futuro radioso, tutti a dimenticare il piccolo Conti una volta detto sì al Cagliari. Un sì più forte di alti e bassi che ciclicamente il presidente Massimo Cellino impone, fino a "suggerire" l'accantonamento del centrocampista tre anni fa, complice il tecnico Pierpaolo Bisoli. Salvo poi ricredersi, per mancanza di risultati e per pressione dei tifosi. Un sì prolungato da pochi giorni fino al 2014, con l'obiettivo di centrare l'ennesima salvezza e – dopo la rete decisiva di domenica al Genoa – di realizzarne un'altra alla Roma, ovviamente sua vittima preferita. Cinque, al momento. Fino al punto di far sbottare papà Bruno, dopo un mortificante 5-1: "A Daniè, allora dillo che ce l'hai con me".
Non poteva invece avercela Alessandro Rosina con il Torino. Lui non ha vissuto la classica trafila dal settore giovanile alla prima squadra. Ma era come se l'avesse fatto, perché la gente granata – sempre pronta a innamorarsi di chi sa come si coccola un pallone – l'aveva subito adottato. Arrivato nel 2005 dal Parma, lo accompagnava un soprannome importante: Rosinaldo, a testimoniare qualità tecniche rare. Premessa e promessa mantenute, con la promozione in serie A e le due successive salvezze, scalando le gerarchie interne fino alla fascia di capitano. Ma gli amori passionali sono i più difficili da gestire, e la gente granata si nutre di tali pulsioni. Così la caduta in B corrisponde a una netta presa di distanza: Rosina ripudiato e ceduto senza rimpianti allo Zenit, in Russia. Un rapporto tornato a rinnovarsi domenica, in una partita decisiva per la salvezza, con il fantasista a duellare sul fronte opposto, nel Siena. A tempo quasi scaduto il rigore del possibile e incredibile 3-3 per i toscani. Rosina va sul dischetto, sotto la curva Maratona. Ma, Conti insegna, il sentimento è fondamentale. Prende il sopravvento, tra preparazione del tiro e rincorsa: Gillet spiazzato, palla fuori. E dopo tre anni e mezzo, i tifosi granata tornano a esultare per Rosina.
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