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Obama mette una pezza alle operazioni militari francesi in Mali e Somalia

Daniele Raineri

L’Amministrazione Obama si unisce alla campagna di guerra francese in Mali, però senza combattere, e sabato ha anche partecipato al disastroso raid ordinato dal governo di François Hollande per liberare un ostaggio in Somalia. Alla fine della settimana scorsa Parigi aveva chiesto a Washington un pacchetto di aiuti militari: droni di sorveglianza non armati, velivoli spia e aerei cisterna per rifornire in volo i caccia francesi durante i bombardamenti, le immagini in arrivo dai satelliti e anche la condivisione delle intercettazioni di telefoni, radio e computer dei guerriglieri al suolo.

    L’Amministrazione Obama si unisce alla campagna di guerra francese in Mali, però senza combattere, e sabato ha anche partecipato al disastroso raid ordinato dal governo di François Hollande per liberare un ostaggio in Somalia.
    Alla fine della settimana scorsa Parigi aveva chiesto a Washington un pacchetto di aiuti militari: droni di sorveglianza non armati, velivoli spia e aerei cisterna per rifornire in volo i caccia francesi durante i bombardamenti, le immagini in arrivo dai satelliti e anche la condivisione delle intercettazioni di telefoni, radio e computer dei guerriglieri al suolo. Ieri ufficiali americani hanno detto che l’accordo militare tra Casa Bianca e francesi c’è, e se sta arrivando in ritardo tecnico sull’inizio delle operazioni è soltanto perché il Pentagono è impegnato su fronti multipli e ha dovuto fare l’inventario di cosa può spostare davvero in Africa. L’idea di intervenire in quella zona era già stata discussa alla Casa Bianca. Il capo della Cia appena nominato, John Brennan, è stato consigliere per l’antiterrorismo del presidente Obama e l’anno scorso fece pressione sull’Amministrazione perché i droni americani – armati – colpissero i capi estremisti in Mali.

    Ieri mattina, poche ore dopo le parole del ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, “l’intervento della Francia è riuscito a bloccare l’avanzata dei ribelli che avrebbe avuto conseguenze sconvolgenti, non durerà a lungo, è questione di settimane”, il ministro della Difesa, Jean-Yves Le Drian, è stato costretto a smentire. “I guerriglieri hanno aggirato la linea del fronte e hanno conquistato la città di Diabaly, i soldati del Mali non sono riusciti a respingerli”, ha detto, e sono ora più vicini alla capitale Bamako di quanto non lo fossero venerdì scorso.
    Per il quarto giorno consecutivo i caccia francesi hanno colpito con ondate successive di bombardamenti almeno tre delle quattro città nel nord del Mali controllate dai guerriglieri, compresa la più grande, Gao, che funzionano come un’immensa retrovia. Si tratta di un territorio vasto più della Francia, dove il governo di Parigi non può davvero reggere una campagna militare in autonomia e ha bisogno di occhi, orecchie e sorveglianza elettronica a larghissimo raggio – quindi dell’aiuto americano.
    I francesi hanno così bisogno di questo tipo d’intelligence che si erano già rivolti persino a imprese private, in previsione di questa campagna militare del Mali che credevano sarebbe cominciata fra nove mesi. A settembre il Commandement des opérations spéciales ha ingaggiato una compagnia privata del Lussemburgo, la Cae Aviation, specializzata nella ricognizione aerea, che opera con una flotta di Cessna equipaggiati con telecamere infrarossi che permettono di controllare da grandi altitudini il deserto e le città. A ottobre Parigi ha spostato due droni modello Male Harfang dall’Afghanistan e li ha trasferiti in una base dell’intelligence militare nel vicino Niger. Anche in questo caso ha chiesto aiuto ai privati: i droni spostati in Africa non potevano trasmettere dati perché non riuscivano ad agganciare la banda K, che è quella collegata ai satelliti militari Syracuse che servono la parte di mondo più a est (come l’Afghanistan); il governo francese ha fatto allora un contratto con privati per agganciare i droni a satelliti commerciali. Da ieri si aggiungono – ufficialmente – gli americani, che possono mettere al servizio dei militari francesi l’esperienza accumulata in questo tipo di missioni in Iraq, Pakistan, Afghanistan e Yemen. La Cia ha una base di droni già operativa a Guelmim, nel sud del Marocco.

    I francesi in Mali chiedono anche grandi aerei da trasporto – subito concessi dalla Gran Bretagna, che ne ha mandati due e che secondo il Times di Londra manderà altri droni, al fianco di quelli americani. L’Algeria dà appoggio diplomatico e concede lo spazio aereo, e intanto chiude anche la frontiera per evitare che i guerriglieri possano svalicare nel sud del paese.
    Almeno un aereo americano ha partecipato al raid in Somalia per liberare l’agente segreto francese “Dennis Allex”, rapito nel 2009 a Mogadiscio. L’operazione è finita in disastro – l’ostaggio è dato per morto, assieme a due commando francesi e otto civili – ma Obama ha dovuto notificare la sua decisione di agire nel paese africano invocando i poteri di guerra presidenziali in una lettera al Congresso.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)