Operazione Serval
Parigi ora chiede aiuto ai paesi arabi, il Qatar deve scegliere con chi stare
Ieri, nel quinto giorno delle operazioni militari della Francia contro la guerriglia in Mali, il presidente François Hollande è atterrato nella base francese di Abu Dhabi, negli Emirati arabi uniti, la più grande a disposizione di Parigi nel medio oriente. La visita è slegata da quanto sta succedendo e gli aerei della base per ora non sono coinvolti, ma naturalmente il presidente ha parlato della guerra, promettendo che la fine è vicina: “Non abbiamo la vocazione a stare in Mali per sempre”, e però subito dopo annunciando obbiettivi ambiziosi e a lungo termine.
Ieri, nel quinto giorno delle operazioni militari della Francia contro la guerriglia in Mali, il presidente François Hollande è atterrato nella base francese di Abu Dhabi, negli Emirati arabi uniti, la più grande a disposizione di Parigi nel medio oriente. La visita è slegata da quanto sta succedendo e gli aerei della base per ora non sono coinvolti, ma naturalmente il presidente ha parlato della guerra, promettendo che la fine è vicina: “Non abbiamo la vocazione a stare in Mali per sempre”, e però subito dopo annunciando obbiettivi ambiziosi e a lungo termine: “Le truppe francesi lasceranno il Mali quando ci sarà un’autorità legittima, un processo elettorale e la minaccia dei ribelli sarà finita”. Il numero dei soldati sta passando da 550 a 2.500, ha detto Hollande, mentre dai paesi africani vicini si aspetta l’arrivo di una forza di 3.300 uomini, non prima di “una buona settimana”. Alla domanda su cosa intendesse fare dei ribelli, ha risposto: “Ucciderli, se è possibile catturarli”. Anche gli americani prevedono che i francesi saranno impegnati in una campagna lunga, e ieri il segretario alla Difesa uscente, Leon Panetta, ha assicurato che i soldati americani non interverranno.
Nell’emirato assieme al presidente francese c’era anche il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, che cerca l’appoggio dei paesi arabi nella campagna contro gli estremisti africani: “Noi, non solo la Francia ma tutte le nazioni, dobbiamo combattere il terrorismo. Tutti devono impegnarsi, siamo convinti che anche gli Emirati andranno in questa direzione”, ha detto, annunciando che i paesi finanziatori s’incontreranno entro la fine del mese in Etiopia, ad Addis Abeba.
L’appello ai paesi arabi riporta inevitabilmente alla luce i sospetti e i rapporti confidenziali sul Qatar circolati nel 2012. Il 6 giugno il settimanale satirico francese Canard Enchaîné – talvolta autore di buoni scoop – ha pubblicato un articolo che ora risalta fuori ed è terribilmente imbarazzante: “Notre ami du Qatar finance les islamistes du Mali”, il nostro amico in Qatar, ovvero lo sceicco secondo la definizione di un ufficiale dello stato maggiore francese, finanzia gli islamisti nel nord del Mali. Il pezzo firmato da Claude Angeli cita numerosi rapporti dei servizi segreti francesi (Dgse) e dell’intelligence militare (Drm), che segnalano gli aiuti finanziari al movimento islamista Ansar Eddine, ad al Qaida nel Maghreb e al gruppo degli scissionisti di al Qaida, il Mujao, senza dire a quanto ammontano. In precedenza era uscita un’altra indiscrezione non confermata su un aereo del Qatar carico di armi, soldi e droga da vendere, atterrato a Gao, una delle capitali del pezzo di Mali in mano ai guerriglieri.
Al tempo la stampa algerina aveva rilanciato con entusiasmo lo scoop, che calza alla perfezione con il risentimento dell’Algeria contro il Qatar. Il governo di Algeri accusa Doha di fomentare la violenza nei paesi arabi per destabilizzare la regione e per guadagnare influenza, come è già successo in Libia e come sta accadendo in Siria – l’Algeria si è invece opposta all’intervento contro Gheddafi e ha votato a favore di Bashar el Assad alla Lega araba quando è venuto il momento. Il Qatar è considerato la centrale di un complotto per rovesciare la situazione in Algeria. Inoltre tra i due paesi arabi c’è una questione sullo sfruttamento dei promettenti bacini petroliferi nel nord del Mali, gli algerini accusano il Qatar di avere puntato gli occhi sull’area.
La relazione speciale con l’emiro
I rapporti – quelli conosciuti in pubblico, almeno – sul sostegno del Qatar agli islamisti del Mali sono da prendere con cautela, sono politicizzati, vaghi e senza prove, ma ora che Fabius chiede aiuto ai paesi arabi come risponderà Doha – che in Libia si spese tanto al fianco dei ribelli libici e della Nato? La relazione speciale tra la Francia e il Qatar, che era anche personale quando all’Eliseo c’era Nicolas Sarkozy, grande amico dello sceicco, reggerà a questa campagna contro i gruppi islamisti in Mali?
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