Morire di paura

Annalena Benini

Se non siete mai stati sicuri di avere la peste bubbonica perché a un certo punto vi sentivate stanchi, l’articolo di Woody Allen sugli ipocondriaci non vi riguarda. Se non vi svegliate alle tre di notte con la certezza che state per morire, allora non siete nemmeno allarmisti. Allarmisti e ipocondriaci formano due diverse categorie di follia isterica, accomunate dal fatto che in entrambi i casi si finisce al pronto soccorso urlando: muoio. Woody Allen, che quando esce di casa per un cappuccino da Starbucks non resiste al desiderio di farsi un check-up volante, una lastra ai polmoni prêt-à-porter, un elettrocardiogramma veloce, rifiuta decisamente la definizione di ipocondriaco.

    Se non siete mai stati sicuri di avere la peste bubbonica perché a un certo punto vi sentivate stanchi, l’articolo di Woody Allen sugli ipocondriaci non vi riguarda. Se non vi svegliate alle tre di notte con la certezza che state per morire, allora non siete nemmeno allarmisti. Allarmisti e ipocondriaci formano due diverse categorie di follia isterica, accomunate dal fatto che in entrambi i casi si finisce al pronto soccorso urlando: muoio. Woody Allen, che quando esce di casa per un cappuccino da Starbucks non resiste al desiderio di farsi un check-up volante, una lastra ai polmoni prêt-à-porter, un elettrocardiogramma veloce, rifiuta decisamente la definizione di ipocondriaco. “Io non soffro di malattie immaginarie, le mie malattie sono reali”, ha scritto sul New York Times. Solo che, ogni volta, sente che sarà la volta buona. Una notte si è svegliato con una macchia sul collo e, sicuro che fosse un melanoma, ha trascinato con sé Soon-Yi al pronto soccorso, attraversando tutte le cinque fasi del dolore, finché qualcuno gli ha detto, con sopracciglio alzato: il suo succhiotto è benigno.

    Gli ipocondriaci (e gli allarmisti) vivono nel terrore, ma con un certo godimento dovuto alla ossessione, che per metà è sempre formata da amore, per le malattie e i loro sintomi: amano raccontarli lungamente al telefono, aggiungendo qua e là particolari spaventosi di vere malattie di qualcun altro; sono pericolosi perché allungano la fila dal medico e cercano di trascinare con sé nel vortice della paura tutti quelli che incontrano. Bisogna portare in tasca amuleti, quando l’ipocondriaco chiede: come stai? Qualunque sia la risposta, si verrà scrutati con sospetto e, al minimo lamento (mi fanno male i capelli), l’ipocondriaco vi chiederà se siete stati dal medico, perché non avete una bella faccia e una tizia che stava benissimo un giorno ha starnutito ed è morta sul colpo. L’allarmista, come l’ipocondriaco, è una specie di medico dilettante e non si convincerà mai che un’influenza sia soltanto un’influenza, diagnosticherà malattie rare e sceglierà sempre l’ipotesi peggiore. Una volta Woody Allen ha dichiarato morto uno che si era semplicemente addormentato su una sedia. “Mia moglie dice che sono solo sciocchezze e che alla fine è tutta una questione di geni. Mia madre e mio padre sono vissuti a lungo ma si sono rifiutati categoricamente di trasmettermi il loro Dna convinti che ricevere un’eredità spesso rovini i figli”.

    E’ la paura della morte, oltre all’attitudine a lamentarsi e a torturare il prossimo, che trasforma una persona sana in un ipocondriaco allarmista rompiscatole, convinto che un mal di testa da aspirina lo ucciderà in poche ore. “A volte penso che la morte potrebbe essere più tollerabile se avvenisse nel sonno, anche se la realtà è che nessun modo di morire è accettabile per me, con la possibile eccezione di essere preso a calci fino alla morte da un paio di cameriere da cocktail discinte”, scrive Allen. Peggio della morte c’è solo ascoltare un acceso dibattito fra i propri cari sulla possibilità di interrompere le cure, e sentire la moglie che dice: “Penso che dovremmo staccare la spina, o faremo tardi con la prenotazione per la cena”.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.