Crisi con ostaggi nel deserto
Gli algerini blocccano il Sas inglese per fare un' operazione stile “Beslan”
Come scritto ieri sul Foglio, è il generale a capo dei servizi segreti interni in Algeria – la Direction de Securité intérieur – a comandare la brutale operazione in stile “Beslan” delle forze speciali per liberare l’impianto petrolifero Bp di In Amenas da un gruppo di terroristi che ha preso in ostaggio centinaia di persone. Bachir Tartag, detto “il Bombardiere” per gli standard di ferocia imposti ai soldati durante la guerra civile contro gli islamisti, ha ordinato l’offensiva per timore che paesi stranieri potessero reclamare l’iniziativa e la gestione della crisi. Secondo fonti del Foglio, il Bombardiere due giorni fa ha fatto fermare in attesa all’aeroporto militare di Algeri un contingente di forze speciali inglesi – il leggendario Sas – specializzate nelle azioni di recupero ostaggi.
Leggi La sua Afrique
Come scritto ieri sul Foglio, è il generale a capo dei servizi segreti interni in Algeria – la Direction de Securité intérieur – a comandare la brutale operazione in stile “Beslan” delle forze speciali per liberare l’impianto petrolifero Bp di In Amenas da un gruppo di terroristi che ha preso in ostaggio centinaia di persone. Bachir Tartag, detto “il Bombardiere” per gli standard di ferocia imposti ai soldati durante la guerra civile contro gli islamisti, ha ordinato l’offensiva per timore che paesi stranieri potessero reclamare l’iniziativa e la gestione della crisi. Secondo fonti del Foglio, il Bombardiere due giorni fa ha fatto fermare in attesa all’aeroporto militare di Algeri un contingente di forze speciali inglesi – il leggendario Sas – specializzate nelle azioni di recupero ostaggi. La Gran Bretagna ha legami immediati con questa crisi in mezzo al deserto africano, il sito è di proprietà dell’inglese Bp, la sicurezza sul posto era gestita dal gruppo inglese Stirling, la prima vittima nei minuti iniziali dell’attacco è stata inglese, e per questo ha subito offerto aiuto al governo algerino, ma ha ricevuto un rifiuto. Il comandante del contingente Sas e due funzionari britannici sono arrivati sul posto assieme agli algerini, come osservatori. Fonti del Times di Londra confermano in una riga striminzita: “Il Sas britannico è in standby per lanciare un’operazione di salvataggio degli ostaggi in Algeria”, che vuol dire che è rimasto sospeso in attesa di un ordine di muoversi che non è mai arrivato. In una dichiarazione al Parlamento, il primo ministro inglese, David Cameron, ha accusato il governo algerino di avere lanciato in segreto un’operazione “ferro e fuoco” nonostante l’offerta del Sas e nonostante la richiesta di essere avvisato di qualsiasi azione che potesse mettere vite britanniche a rischio. Il Sas è considerato il gruppo con più esperienza al mondo in questo campo d’intervento.
La Norvegia ha mandato le sue forze speciali verso l’impianto BP, “senza curarsi di avere un accordo con gli algerini”, provoca il tabloid inglese Daily Mail. Gli americani ieri hanno fatto atterrare un aereo vicino all’impianto, “per prelevare gli americani morti o feriti”, è stata la spiegazione, ma non è possibile sapere chi è sceso a terra all’arrivo. Assieme agli osservatori inglesi, ci sarebbe anche un team dell’Fbi americano – notizia non necessariamente collegata: due giorni fa il capo dell’Fbi, Robert Mueller, era a Tripoli, in Libia, quindi non distante, per le indagini sulla morte dell’ambasciatore Chris Stevens a Bengasi. Il presidente americano, Barack Obama, riceve aggiornamenti continui sulla crisi, e il dipartimento di stato assicura che le forze antiterrorismo dei due paesi sono in contatto, ma l’Amministrazione ha chiesto formalmente una “spiegazione” al governo algerino e conferma di essere stata avvisata come Londra soltanto a operazione in corso. Il presidente francese François Hollande si è invece astenuto da qualsiasi critica, forse perché Parigi ha bisogno di passare con i jet Rafale nello spazio aereo dell’Algeria per arrivare in Mali – dove la guerra è arrivata all’ottavo giorno – o forse perché è stato avvertito in anticipo con la telefonata alle 13,30 di giovedì del presidente Abdulaziz Bouteflika (fonte: i giornali francesi). Le forze speciali algerine si ispirano al modello d’intervento dei loro vecchi istruttori russi, un modello visto in azione durante gli assedi della scuola di Beslan o del teatro Dubrovka, presi da squadre suicide dei terroristi ceceni: nessun negoziato, i media tenuti lontano, la priorità massima sull’uccisione dei terroristi e poi sul recupero degli ostaggi. In entrambi i casi il finale fu cruento.
Frenati dalla pressione internazionale
Sebbene il governo algerino avesse annunciato nella notte di giovedì la fine dell’operazione, ieri le forze speciali hanno assaltato per il secondo giorno altri sequestratori rimasti ancora dentro l’impianto – la notizia è arrivata in mattinata dal governo di Londra, il che conferma la presenza di osservatori britannici. Ancora 60 ostaggi stranieri mancano all’appello – giovedì il numero totale era di 41, ieri è stato aggiornato a 132, ennesimo cambio delle cifre in mezzo a una crisi decifrata con fatica e senza testimoni. Diciotto terroristi sono stati uccisi, tra loro egiziani, tunisini, algerini, un francese e forse un norvegese. Il bilancio ufficiale non è stato ancora diffuso. Ieri sera l’agenzia di stato algerina ha detto che “le forze speciali stanno tentando di evitare altre vittime” – segno che la forte pressione internazionale sul governo algerino sta funzionando.
Leggi La sua Afrique
Il Foglio sportivo - in corpore sano