Il buono e il cattivo

La crisi (calcistica) è una possibilità. Pazzini lo ha capito, Weiss no

Sandro Bocchio

Le grandi crisi propongono grandi opportunità, basta saper organizzarsi. E Giampaolo Pazzini lo sta facendo. Zitto zitto ha già segnato dieci reti, il doppio di quanto raccolto nell'intero ultimo campionato. Figlio di un mercato minore, in estate ha lasciato l'Inter - insalutato ospite - per mutare un solo colore della maglia e non muoversi dalla città: dall'azzurro al rosso, dell'Inter al Milan. Due le reti che hanno punteggiato la giornata di Pazzini, due i cartellini gialli che hanno caratterizzato il pomeriggio di Vladimir Weiss.

    Le grandi crisi propongono grandi opportunità, basta saper organizzarsi. E Giampaolo Pazzini lo sta facendo. Zitto zitto ha già segnato dieci reti, il doppio di quanto raccolto nell'intero ultimo campionato. Figlio di un mercato minore, in estate ha lasciato l'Inter - insalutato ospite - per mutare un solo colore della maglia e non muoversi dalla città: dall'azzurro al rosso, dell'Inter al Milan. Una delle tante operazioni che hanno sempre caratterizzato la storia dei due club, in chiave bilanci di sanare e/o giocatori da piazzare. Accolti come salvatori e sganciati l'anno successivo, senza rimpianti. Non è un caso che Pazzini sia stato scambiato con Antonio Cassano, in una versione del Checkpoint Charlie in chiave pallonara. L'interista era considerato incompatibile con Diego Milito, il rossonero era considerato incompatibile con l'ambiente tutto. L'ultimo grande da tagliare, dopo aver sacrificato sull'altare del bilancio Zlatan Ibrahimovic e Thiago Silva. Un ingresso in tono minore, per Pazzini, comunque abituato a recitare il ruolo dell'attore non protagonista. Da giovane speranza ai tempi dell'Atalanta, ad attaccante "sopportato" a Firenze, specie dopo l'avvento di Alberto Gilardino. Da prima firma nella riedizione vincente della Sampdoria (in compagnia proprio di Cassano) a reietto nell'Inter, ancora confusa dalla complicata onda lunga del dopo-Mourinho. Una convivenza insostenibile cui il Milan offre una sponda inaspettata. Il compito è immane, in una squadra vedova di Ibrahimovic: si corre il rischio di essere schiacciati. Un rischio che Pazzini corre volentieri, anche perché la concorrenza interna non è delle più qualificate: Pato si eclissa secondo abitudine, Robinho e Bojan sono vittime dell'incostanza. Non che il centravanti segni tantissimo, ma non è un caso che al suo fianco cresca il talento di Stephan El Sharaawy, uscito dal cono d'ombra di Ibrahimovic e assistito da un compagno più incline al dialogo che al personalismo. Ma i gol arrivano comunque, soprattutto se di fronte c'è il Bologna: tre all'andata e due al ritorno, a comporre il cinquanta per cento dell'attuale bilancio stagionale. Con un messaggio al Milan: invece di cercare Mario Balotelli, guardate a chi avete già in casa. Anche perché sembra molto più urgente prendere qualcuno in difesa che non in altri reparti.

    Due le reti che hanno punteggiato la giornata di Pazzini, due i cartellini gialli che hanno caratterizzato il pomeriggio di Vladimir Weiss. Nulla di clamoroso, si potrebbe obiettare: le espulsioni per somma di ammonizioni sono tra le più frequenti. Ma è molto meno abituale incassarle entrambe per simulazione. Un'impresa che lo slovacco è riuscito a realizzare nel goffo tentativo di riaprire una partita che il Torino aveva già chiuso a Pescara. Due cadute gaglioffe, a voler ingannare l'arbitro nella maniera meno tollerabile e a sottolineare l'immaturità di un giocatore che si credeva baciato dal destino in una famiglia anagraficamente priva di fantasia: nipote di Vladimir, argento nel calcio con la Cecoslovacchia a Tokyo 1964, e figlio di un altro Vladimir, il padre allenatore che lo fa debuttare in Nazionale. Una carriera sbocciata a poco più di 18 anni nel Manchester City ma mai fiorita, dai prestiti in serie alla cessione estiva (e definitiva) al Pescara. Si può immaginare la delusione di chi cade dal paradiso della Premier League all'inferno della lotta salvezza in Italia. Ma - Pazzini insegna - le difficoltà sono occasioni. A patto di possedere la maturità necessaria.