Pera se ne va, il Pdl se ne accorge appena, i popperiani li consola LCdM?

Stefano Di Michele

"E così, pure Pera “se n’è ghiuto” – con l’amarezza del liberale sconfitto, del popperiano deluso, dell’intellettuale di alta caratura che lascia nel giorno in cui s’avanza Minzolini. Il mondo voleva cambiare all’inizio, il filosofo della scienza (“rivoluzione liberale” – ecco: sempre lì, e tutti lì, dal Cav. in giù, hanno un dì cominciato a imbarcare acqua) – poi il mondo reale si è preso la rivincita, “dovevamo difendere Dell’Utri e Previti (…) invece si è andati oltre, molto oltre”.

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    "E così, pure Pera “se n’è ghiuto” – con l’amarezza del liberale sconfitto, del popperiano deluso, dell’intellettuale di alta caratura che lascia nel giorno in cui s’avanza Minzolini. Il mondo voleva cambiare all’inizio, il filosofo della scienza (“rivoluzione liberale” – ecco: sempre lì, e tutti lì, dal Cav. in giù, hanno un dì cominciato a imbarcare acqua) – poi il mondo reale si è preso la rivincita, “dovevamo difendere Dell’Utri e Previti (…) invece si è andati oltre, molto oltre”. Per l’uomo che ha affratellato la nazione a Popper, che per il suo libro riceveva lettere di consenso, con annessa benedizione, direttamente dal Santo Padre, “era per me una lettura affascinante” (onore che aveva a che spartire solamente con Bruno Vespa, cui dal Santo Padre giungevano telefonate in diretta), che ha toccato il vertice delle istituzioni (“il primo lucchese a diventare presidente del Senato”, come lodano e glorificano i giornali locali della sua Lucca), certo un amaro addio. Anche e soprattutto insalutato addio – essendo il Cav., nella triste contingenza, meno concentrato sulle benemerenze dell’epistemologia popperiana che sulle resistenze di Nick ’o Mericano, così che ieri di tutto parlavano e di ognuno si sparlava, tra quelli del pidielle, ma nessuno due parole due (di rimpianto, di saluto, di gratitudine) per il professor Pera spendeva.

    Il senatore – mentre tutto intorno nel partito volavano parole grosse e piatti e minacce – ha salutato a modo suo, con dolente mestizia e ardita rivendicazione, quasi quasi evocativa dell’invettiva finale di un Carmelo Bene: non siete voi che mi cacciate, sono io che vi condanno a restare. Dei famosi professori di Forza Italia (a parte il caso del professor Martino, che caso a parte è sempre stato, e ancora oggi troneggia in cima a una lista senatoriale), Pera è l’ultimo ad abbandonare la scena. “La società civile non ci è venuta dietro”, allarga le braccia l’ex presidente del Senato – altro safari andato a vuoto, pur tra i tanti che ancora adesso si stanno organizzando, per provare a catturare questa bestia mitologica della società civile. Dice, in un’intervista alla Stampa, che la borghesia ha ormai abbandonato il Cav., “gli è rimasto il popolo, al quale delle idee liberali non importa un bel nulla”. E dunque, non solo Pera “se n’è ghiuto”, ma pure la borghesia italiana (che di solito le idee liberali se le porta dietro nei doposci pure quando va a Cortina) “se n’è ghiuta” – e al momento “se n’è ghiuto” pure Nick. Ma era l’inevitabile finale di partita, questo.

    Le qualità dell’intellettuale non sono in discussione, il suo ardore combattentistico nemmeno – degnamente fronteggiò coppie di fatto e l’ideologia perversa del laicismo, multiculturalismo e antiamericanismo, sempre un grande dibattito invocando, “non un manifestino di intellettuali”, vade retro – ma la sua è la sorte che sempre, la politica, da destra a sinistra, agli intellettuali suoi riserva: quelli pensano di andare ad ammaestrare la bestia, la bestia per un po’ fa finta di tendere l’orecchio, poi c’è la fase di sopportazione, infine la zampata finale. Gioielli da esposizione all’inizio, bigiotteria fuori moda alla fine. Nella sua ultima missiva, Pera chiama in causa e apertamente sfotte i gusti del “Selezionatore Unico Nazionale” – magari con ragione, se pure, per ben apprezzare la faticosa e felice individuazione di “modelli epistemologici in grado di superare l’alternativa tra falsificazione e relativismo” (così sulla Treccani), il popolo rimasto, e che alle idee liberali ora e sempre pare allegramente disinteressarsi, forse non risulta del tutto ben attrezzato. La borghesia sì, invece: non vede l’ora, al momento, di affrontare la perigliosa questione faccia a faccia con Montezemolo. Il Cav. invece non vede l’ora di avere notizie di Nick. Così giustamente Pera se ne va: è gente ormai alla frutta.

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