Da Kabul ad Algeri

Ecco il generale scelto da Obama per presidiare il nuovo fronte in Africa

Daniele Raineri

Il meno esposto sotto la luce dei media, quindi il sopravvissuto. Il generale americano David Rodriguez faceva parte di un trio ben definito insieme con il generale David Petraeus e con il generale Stanley McChrystal. Tutti e tre erano specialisti di “counterinsurgency”, la dottrina militare che ha permesso all’America di districarsi con successo dalla guerra in Iraq e che poi ha dato risultati deludenti quando è stata applicata in Afghanistan.

    Il meno esposto sotto la luce dei media, quindi il sopravvissuto. Il generale americano David Rodriguez faceva parte di un trio ben definito insieme con il generale David Petraeus e con il generale Stanley McChrystal. Tutti e tre erano specialisti di “counterinsurgency”, la dottrina militare che ha permesso all’America di districarsi con successo dalla guerra in Iraq e che poi ha dato risultati deludenti quando è stata applicata in Afghanistan. Ai più celebri è andata male: Petraeus è stato spostato a dirigere la Cia e poi è finito bruciato da uno scandalo personale a novembre, McChrystal ora insegna all’Università di Yale dopo che nel giugno 2010 il presidente Barack Obama lo cacciò dal comando in Afghanistan per colpa di un articolo-killer della rivista Rolling Stone e ha appena pubblicato un memoir compunto in cui tenta di aggiustare la figuraccia. Resta “il timido-con-i-media Rodriguez”, come diceva di lui un ritratto apparso su Newsweek nel 2010.
    Tre mesi fa Obama ha messo il generale nell’ombra a capo di Africom, il comando del Pentagono creato nel 2007 per occuparsi degli interessi militari americani in Africa – con la significativa esclusione dell’Egitto, affidato al Centcom, il Comando centrale, e l’altrettanto significativa inclusione dello Yemen, forse perché è così vicino al Corno d’Africa.

    La nomina di Rodriguez al comando africano è arrivata dopo il disastro di Bengasi – l’attacco estremista dell’11 settembre alla sede diplomatica in Libia che è costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens e ad altri tre americani – ma attende ancora di essere ratificata dal Senato per diventare effettiva. E intanto, in questi mesi di intermezzo, l’Africa ha proseguito di slancio sulla stessa pessima traiettoria. In Mali è in corso una campagna francese d’emergenza contro i gruppi della guerriglia. La Libia non riesce a uscire davvero dalla fase della guerra rivoluzionaria, a cui Washington ha dato il suo contributo importantissimo, e il governo di Tripoli sta per imporre un coprifuoco a Bengasi nel tentativo di domare le milizie fuori controllo. In Algeria l’attacco all’impianto metanifero Bp e la presa di centinaia di ostaggi ha creato una crisi internazionale con pochi precedenti. In Somalia resistono gli Shabaab, ancora pericolosi come hanno dimostrato negli ultimi dieci giorni uccidendo tre militari francesi. In Nigeria opera la setta islamica Boko Haram, che attacca cristiani e governo. Nel bacino del Congo continuano i rovesci di fronte tra fazioni ribelli e governi locali. La lista delle crisi potrebbe continuare, ma il concetto è chiaro: quando è venuto al mondo Africom sembrava un comando militare marginale, con pochi soldati e mezzi a disposizione, destinato a dedicarsi soprattutto a esercitazioni e a missioni umanitarie, ma ora che Rodriguez sta per ereditarlo “sembra sempre più il fronte centrale della guerra al terrore” (la definizione è ancora una volta di Newsweek, questa volta di martedì scorso).

    Il “terreno umano”
    Rodriguez è stato a lungo il pianificatore delle operazioni americane in Afghanistan. Due le caratteristiche mostrate in questi anni che gli saranno utili nel nuovo lavoro. E’ un militare che preferisce coinvolgere i locali, chiedere il loro parere, delegare l’azione. In Afghanistan consultava spesso gli ufficiali afghani anche se è una pratica non prevista dalla procedura standard perché riconosceva loro una comprensione superiore di quello che chiama “il terreno umano”, la mutevolezza della popolazione che “a noi, con la nostra superiorità tecnologica, può sfuggire”. Delegare è l’aspetto chiave di Africom, che nella maggioranza dei casi non può entrare direttamente in azione, ma necessita della mediazione dei governi locali. La seconda caratteristica di Rodriguez è la volontà meticolosa di decifrare il teatro d’operazione. Per aiutare i suoi collaboratori quando era a Kabul ha creato un database conosciuto come “Afghan Wiki”: inserisci la provincia o il distretto e sullo schermo appare la lista con dettagli personali di tutti quelli che contano, comandanti talebani, ufficiali dell’esercito afghano, funzionari locali, con la descrizione della complessa ragnatela di alleanze e inimicizie.

    Ieri il Pentagono ha dichiarato che l’attacco in Algeria è anche opera di Aqim, che è la sigla di al Qaida nel Maghreb islamico, imparentata direttamente con l’organizzazione creata da Osama bin Laden e – scrive Foreign Policy – ora i militari americani si stanno chiedendo se Washington non avrebbe molte più ragioni dei francesi per intervenire in quell’area.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)