I latitanti
Oddio! Dove sono finiti i cattolici impegnati? Nell’agenda dove annoto le vicende politiche ma soprattutto – attualmente – quelle elettorali, da qualche tempo non ne trovo traccia. Un silenzio inquietante. Fino a poco tempo fa erano rumorosi, si facevano sentire, li sospingeva l’assillo di affermare la necessità che alla religione – che per loro, si intende, è solo la cattolica – sia assicurato un confacente peso nello “spazio pubblico” della società e della politica.
Oddio! Dove sono finiti i cattolici impegnati? Nell’agenda dove annoto le vicende politiche ma soprattutto – attualmente – quelle elettorali, da qualche tempo non ne trovo traccia. Un silenzio inquietante. Fino a poco tempo fa erano rumorosi, si facevano sentire, li sospingeva l’assillo di affermare la necessità che alla religione – che per loro, si intende, è solo la cattolica – sia assicurato un confacente peso nello “spazio pubblico” della società e della politica. Temevano che il relativismo rampante potesse emarginare quella loro religione riducendola a faccenda privata, fuocherello che scalda solo la coscienza. Un anno e mezzo fa, a Todi, si riunirono esponenti di una galassia cattolica quanto mai variopinta e sembrò che ne potesse scaturire qualcosa di grosso: ci fu chi evocò lo spirito della Balena bianca – la Dc – altri si contentarono dell’offerta di un grande rilancio di iniziative. In seguito qualcuno avanzò l’ipotesi di un Grande centro aperto a tutti i volenterosi ma con sulla barra mani e spiriti inequivocabilmente credenti. Il disegno apparve presto come irrealizzabile, ma non mancarono adepti tenaci e fiduciosi. Nell’ottobre dell’anno scorso lo spirito di Todi si riaffacciò, avemmo però il dubbio che avesse perso un po’ del suo primitivo slancio. La salita al governo di Monti ha mutato i termini della questione: il Vaticano (o parte dei suoi potentati) guardò con favore all’esperimento del professore dall’aplomb bocconiano e lontano dal pecoreccio corrente, e l’ambizione di incuneare nel panorama politico un nuovo soggetto (col)legato all’istituzione ecclesiale non parve più praticabile: meglio fiancheggiare un governo nel quale trovavano rilievo personalità del mondo dei credenti militanti.
Monti, pronto a esibire atteggiamenti molto europei, quando si recò in visita di omaggio al Pontefice non fece spreco della genuflessioncella d’uso. I laici vi videro un segno di sobria laicità ma i cattolici potevano contentarsi. Insomma, il professore sembrò segnare un nuovo equilibrio tra le diverse e opposte esigenze di laicisti e clericali. Poi venne la faccenda dell’Imu da far pagare alle istituzioni cattoliche non strettamente dedite al culto, e lì le acque cominciarono a intorbidarsi. Costrettovi dalle denunce provenienti dall’Europa, il governo fece per un po’ la faccia dura ma alla fine, complice forse anche un certo ammorbidimento di Bruxelles, si tirò indietro, con visibile soddisfazione vaticana. La soddisfazione crebbe quando il governo fece opposizione alla direttiva della Corte europea dei diritti dell’uomo che aveva condannato lo stato italiano per la famosa legge 40, quella che vieta alle coppie fertili portatrici di patologie genetiche l’accesso alle tecniche di fecondazione in vitro con diagnosi preimpianto. Il divieto, secondo quella Corte, viola l’articolo 8 della Carta europea dei diritti dell’uomo. Stavolta era in questione non una banale faccenda di tasse, ma la problematica dei “valori non negoziabili”. Possiamo dire che a questo punto iniziò una lenta ma decisa sterzata di Monti verso posizioni più vicine alle esigenze cattoliche? Non riuscirei a fornire una ricostruzione puntuale degli eventi, ma forse da qui prende l’abbrivio l’“endorsement” finalmente concesso da autorità vaticane al tecnico che si apprestava a “salire” in politica.
Obama e i matrimoni gay
A quel punto, forse, va anche attribuito l’abbandono del tentativo di ricostruzione di un soggetto politico cattolico. Per un po’ si è parlato di una “Todi 3” che mettesse il definitivo suggello all’iniziativa, ma l’appuntamento è stato disdetto. Oggi ci ritroviamo a dover constatare l’assenza di cattolici organizzati nell’agone elettorale. Era sembrato inadeguato, a tutelare le loro esigenze, l’Ulivo. Fluttuò nell’aria, per un qualche tempo, lo spettro di un Terzo polo da loro ispirato e guidato. L’appello di Todi ha prodotto un nulla di fatto. Forse per la prima volta in Italia, la questione cattolica non appare urgente e comunque riconoscibile. Restano però in piedi problemi e temi sui quali il Vaticano, la chiesa, non possono transigere e per i quali si dovrà trovare una forma di difesa e regolamentazione. Parliamo, ovviamente, dei temi etici, dei valori non negoziabili. In primo luogo, al momento, ci pare si presenti minaccioso e pericoloso il tema dei diritti dei gay, a partire dal diritto al matrimonio o quanto meno a un riconoscimento giuridico dei diritti della coppia omosessuale.
Ho parlato, in colonnine precedenti, di alcuni fatti che hanno riproposto in Italia la scottante problematica. Ma come ignorare che essa sta esplodendo in dimensioni globali? In Francia, la piazza si mobilita contro la legge sui matrimoni omosessuali che Hollande intende proporre al Parlamento. Nella Russia di Putin si vorrebbe stabilire, per legge, che l’omosessualità non è “comportamento normale”. Ma spiazza tutti, impensata e imprevista, la solenne dichiarazione del presidente Obama, nel discorso di insediamento per il suo secondo mandato, a favore dei diritti dei gay. Meno solenne, ma anch’egli significativo, Monti “vede il cardinale Bagnasco – scrive la stampa, testualmente – poi boccia i matrimoni gay”.
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